Approfondimenti

La popolazione di Gaza ridotta allo stremo, l’attacco del governo al diritto di sciopero e le altre notizie della giornata

Landini ANSA

Il racconto della giornata di lunedì 13 novembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Le strutture sanitarie di Gaza City sono in questi giorni al centro degli scontri tra Hamas ed esercito israeliano e la situazione è sempre più disperata, con decine di persone decedute a causa della mancanza di elettricità. Il governo Meloni vuole rivedere tutta la normativa in materia ambientale e per questo ha messo in piedi una commissione i cui membri stanno sollevando qualche dubbio tra le opposizioni. E in queste stesse ore il governo ha sferrato un altro attacco al diritto allo sciopero sancito dalla Costituzione. Per la strage di Piazza della Loggia è stato rinviato a giudizio Roberto Zorzi, accusato di essere uno degli esecutori materiali dell’attentato a Brescia.

La popolazione di Gaza sempre più abbandonata a sé stessa

“L’ospedale Al-Shifa, il principale ospedale nella Striscia di Gaza, sta diventando un cimitero”.
Le parole sono dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e danno tutto il senso del dramma senza fine che sta vivendo la popolazione civile di Gaza. Le strutture sanitarie di Gaza City sono in questi giorni al centro degli scontri tra Hamas ed esercito israeliano, convinto che il gruppo palestinese abbia i suoi centri di comando proprio sotto alcuni ospedali, a partire da quello di Al-Shifa. Questa sera le autorità locali palestinesi hanno anche dato l’ultimo bilancio delle vittime: 11.240, di cui 6.630 bambini.

(di Emanuele Valenti)

La situazione dell’ospedale Al-Shifa – per quello che possiamo capire e per le notizie che ci arrivano – ci fa capire il grado di sofferenza della popolazione civile di Gaza. Negli ultimi tre giorni sarebbero morti, per la mancanza di corrente, 32 pazienti, compresi 3 neonati prematuri. Altri 36 neonati non possono stare più nelle incubatrici. “Non avrei mai pensato di trovarmi in una situazione del genere, con tutti questi piccoli davanti a me in pericolo di vita”, ha raccontato al telefono, all’agenzia Reuters, il direttore del reparto di pediatria.
L’ospedale non funziona, ma dentro ci sono centinaia di persone. I militari israeliani – dicono i medici all’interno – sarebbero praticamente all’ingresso. All’interno e in cortile decine e decine di cadaveri a terra. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha provato oggi a raggiungere un altro ospedale ormai inattivo, Al Quds, sempre a Gaza City, per evacuarlo. Gli scambi a fuoco e i bombardamenti hanno bloccato il suo convoglio.
Anche le Nazioni Unite hanno detto che tra 48 ore, per la mancanza di carburante, non potranno più assistere la popolazione di Gaza. L’UNRWA, Agenzia ONU per i Rifugiati Palestinesi, ha perso più di 100 dipendenti in questa guerra. E nelle sue strutture ci sono 780mila persone.
I militari israeliani hanno detto di aver offerto carburante per i neonati degli ospedali. I palestinesi hanno risposto che non possono nemmeno uscire per recuperarlo.

Situazione drammatica in tutti gli ospedali della Striscia. Sentiamo il racconto del Dottor Hamad, direttore dell’ospedale Al-Awda di Jabalia, proprio sotto il confine con Israele:

 

Sale ancora la tensione tra Israele ed Hezbollah

(di Emanuele Valenti)

Pochi minuti fa sono suonate nuovamente le sirene a Tel Aviv e in altre zone di Israele. Intenso scambio a fuoco anche al confine nord, tra esercito israeliano ed Hezbollah libanesi. Gli ultimi sviluppi non sembrano indicare una fine rapida del conflitto.
Poco fa Netanyahu ha mandato un messaggio ai soldati israeliani: questa è una guerra fino alla fine, fino alla fine di Hamas, altrimenti tornerà. Il suo ministro degli esteri, Cohen, commentando le pressioni internazionali per una tregua, ha forse dato un orizzonte temporale: abbiamo ancora 2/3 settimane.
In realtà le pressioni internazionali sono soprattutto quelle delle agenzie umanitarie. Oggi i ministri degli esteri dell’Unione Europea hanno chiesto pause umanitarie, non un cessate il fuoco. E hanno anche condannato Hamas per l’uso degli ospedali come scudi umani. In linea con gli Stati Uniti.
Anche l’aumento degli scambi a fuoco al nord, tra esercito israeliano ed Hezbollah libanesi, conferma come le cose non si stiano assolutamente calmando. Hezbollah ha già perso 70 miliziani. Oggi c’è stata anche una nuova vittima israeliana. Netanyahu ha detto che Israele risponderà con tutta la sua forza a ogni attacco, ma ha precisato come al momento la priorità sia la distruzione di Hamas. La notte scorsa gli Stati Uniti avevano colpito postazioni di milizie pro-iraniane in Siria. Sul fronte umanitario, invece, la Turchia sta per allestire un ospedale da campo al valico di Rafah, sul lato egiziano.

L’attacco senza precedenti al diritto di sciopero sancito dalla Costituzione

(di Anna Bredice)

Devono fare molta paura al governo cinque giornate di sciopero, manifestazioni e presidi in 58 piazze contro una manovra che disattende tutte le promesse elettorali e imbavaglia anche la maggioranza in Parlamento. Il rischio è di mostrare il Re nudo. I pochi risultati dal punto di vista sociale e una piazza che può unire un sindacato forte e un’opposizione, che contro la legge di bilancio della destra sta ritrovando il dialogo, hanno portato ad un attacco senza precedenti al diritto di sciopero sancito dalla Costituzione. Cgil e Uil hanno confermato la loro protesta ma arriveranno allo sciopero di venerdì con un atto di delegittimazione portato avanti soprattutto da Matteo Salvini, con una commissione di garanzia che, nominata per statuto dai presidenti di Camera e Senato, quindi dalla maggioranza, si è posta in maniera evidente per tempi e modi come ripetitore delle proteste di un ministro. Salvini ha usato come pretesto il settore dei trasporti di cui è responsabile per sferrare l’attacco alla Cgil, usando quel repertorio populista e demagogico che vede gli scioperi il venerdì come l’allungamento del weekend dei lavoratori e non come una rinuncia ad un giorno di stipendio per una battaglia sindacale. Salvini attacca il sindacato, che è riuscito nei mesi scorsi a portare in piazza San Giovanni migliaia di persone, per coprire i fallimenti suoi, quelli di una manovra che ha disatteso le sue promesse a cominciare proprio dalle pensioni, un punto importante nelle battaglie dei sindacati confederali, a cominciare dalla Cgil. Giorgia Meloni non ha detto nemmeno una parola a difesa del diritto di sciopero – all’opposizione lo avrebbe fatto – ma anche per la Presidente del Consiglio la Cgil di Landini rappresenta una minaccia perché amplifica il dissenso sociale che lei sta tentando di coprire con la riforma del premier forte. L’obiettivo è indebolire la Cigl, quella Cgil che dopo 27 anni aveva invitato al suo congresso un presidente del Consiglio, per la prima volta un governo di destra.

Le mani del governo sull’ambiente con una commissione che solleva qualche dubbio

(di Cecilia Di Lieto)

Una commissione di 32 membri che dovrà mettere mano alle norme su rifiuti, mare, natura, aree protette, caccia, foreste, territorio, idrogeologia, inquinamento, bacini, valutazioni d’impatto ecc. ecc. La bozza di legge delega, dopo l’approvazione del Parlamento dovrebbe portare ai decreti delegati sulle varie materie. Il tutto in forma coerente con l’articolo 9 della Costituzione dell’11 febbraio 2022, quello che parla di ambiente, biodiversità e tutela degli animali, e con i principi eurounitari e internazionali. Si tratta di mettere mano a 40 anni di conquiste ambientali del paese.
Zanella e Bonelli dell’opposizione sollevano forti dubbi sulla composizione della Commissione fatta di docenti universitari, ingegneri, avvocati a volte coinvolti in interessi di aziende costruttrici e petroliere, ma anche di politici di Lega e Forza Italia non eletti. Un ultimo particolare: l’articolo 8 del decreto prevede che la bozza di legge sia pronta entro il 31 gennaio 2024, un vero tour de force oppure la bozza, magari, è già pronta?

Roberto Zorzi rinviato a giudizio per la strage di Piazza della Loggia

Per la strage di Piazza della Loggia è stato rinviato a giudizio Roberto Zorzi: l’accusa è di essere uno degli esecutori materiali, cioè coloro che misero la bomba nella piazza del centro di Brescia durante una manifestazione sindacale il 28 maggio 1974. Con lui, Marco Toffaloni, allora 16enne. La bomba – piazzata in un cestino dei rifiuti – uccise 11 persone e più di cento rimasero ferite.
Zorzi oggi ha 70 anni, è cittadino americano, vive negli Stati Uniti ed è titolare di un allevamento di dobermann chiamato ‘Il littorio’.
Zorzi e Toffaloni negli anni 70 gravitavano nell’orbita di Ordine nuovo, movimento neofascista , ed erano secondo gli inquirenti agli ordini del leader veneto Carlo Maria Maggi, condannato in via definitiva all’ergastolo per la strage insieme all’informatore dei servizi segreti Maurizio Tramonte. Il processo a Zorzi comincerà a febbraio 2024, l’anno del 50esimo anniversario della strage.

Record di incassi al cinema per il film di Paola Cortellesi

(di Barbara Sorrentini)

Dal 26 ottobre al 12 novembre più di undici milioni di incasso. Tutti ne parlano, tutti ne scrivono e ancora molta gente non è riuscita ad entrare al cinema. È il film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, che con questo titolo, per dirlo con una battuta, sembra avere accelerato la corsa al cinema. Certo c’è ancora domani, ma anche dopodomani e probabilmente ancora per molte settimane. Come ci si spiega che in diciotto giorni questo film in bianco e nero, ambientato nel 1946, abbia ottenuto un risultato cosi sorprendente? Primo posto al box office dal giorno dell’uscita, più alto incasso per un film italiano di tutto il 2023 e dall’inizio della pandemia. Se continua così supererà anche “Barbie”, tuttora al primo posto assoluto per il 2023. Tra l’altro sono due film girati da due registe donne e che mettono al centro della storia l’empowerment femminile. Probabilmente è proprio qui la risposta a tanto successo, il tema della violenza in casa, di un bisogno di emancipazione che è ancora molto attuale. Con uno sguardo leggero si alternano situazioni drammatiche, discriminatorie, di prepotenza e di dominio dell’uomo sulla donna. È facile identificarsi, ritrovare o conoscere le battaglie fatte dalle nostre nonne e poi conquistate dalle nostre madri. “C’è ancora domani” è un film per le nuove generazioni di ragazze, sicuramente più emancipate di quelle di allora, ma ancora con tanta strada da fare. Perché nulla è più dato per scontato.

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    1) “Il mondo non deve lasciarsi ingannare: a Gaza il genocidio non è finito”. Il nuovo rapporto di Amnesty International ci chiede di non voltare la faccia dall’altra parte. (Riccardo Noury - Amnesty Italia) 2) Negligenza e corruzione. Cosa c’è dietro l’incendio del complesso residenziale di Hong Kong costato la vita a decine di persone. (Ilaria Maria Sala, giornalista e scrittrice) 3) Stati Uniti, l’attacco di Washington potrà avere effetti a lungo termine sulle politiche migratorie dell’amministrazione Trump e sulla vita di migliaia di migranti. (Roberto Festa) 4) Francia, dall’estate 2026 torna il servizio militare volontario. Il presidente Macron ha annunciato oggi quello che sembra più che altro un segnale politico e strategico. (Francesco Giorgini) 5) Spagna, una marea di studenti e professori in piazza a Madrid contro i tagli alle università pubbliche. La regione della capitale, guidata dalla destra, è quella che spende meno per gli studenti in tutto il paese. (Giulio Maria Piantedosi) 6) World Music. Entre Ilhas, l’album che celebra diversità e affinità musicali degli arcipelaghi della Macaronesia. (Marcello Lorrai)

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    A Gaza il genocidio non è finito

    A oltre un mese dall’annuncio del cessate il fuoco nella striscia di Gaza, le autorità israeliane stanno ancora commettendo il crimine di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Un nuovo rapporto di Amnesty International, che contiene un’analisi giuridica del genocidio in atto e testimonianze di abitanti della Striscia di Gaza e di personale medico e umanitario, evidenzia come Israele stia continuando a sottoporre deliberatamente la popolazione della Striscia a condizioni di vita volte a provocare la sua distruzione fisica, senza alcun segnale di un cambiamento nelle loro intenzioni. Martina Stefanoni ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Stuart Murdoch: "Il mio primo romanzo non è una biografia, ma racconta la mia storia e la storia della mia malattia"

    Il leader dei Belle & Sebastian racconta "L'impero di nessuno", il suo libro d'esordio, ai microfoni di Volume. Un libro che lui stesso definisce di autofiction: "La maggior parte delle cose che accadono a Stephen, il protagonista, sono successe anche a me". 10 anni fa, Murdoch aveva scritto una canzone con il medesimo titolo: "Il romanzo tocca gli stessi temi: Stephen ha un'amica del cuore, Carrie, entrambi hanno la stessa malattia e si sostengono e ispirano a vicenda". La malattia è l'encefalomielite mialgica: "Mentre scrivevo immaginavo il mio pubblico, e il mio pubblico era il gruppo di supporto per l’encefalomielite che frequentavo negli anni Novanta. Immaginavo di scrivere per loro, e questo mi ha aiutato a trovare il tono giusto". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Stuart Murdoch.

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    Nel cinquantenario della morte di Šostakovič il Teatro alla Scala inaugura la Stagione con il suo capolavoro Una lady Macbeth del distretto di Mcensk, tratto dal racconto di Nikolaj Leskov in cui una giovane sposa con la complicità dell’amante uccide il marito e il tirannico suocero, ma viene scoperta e finisce per suicidarsi in Siberia, tradita da tutti. Dopo il debutto a San Pietroburgo, l’opera, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo di una trilogia sulla condizione della donna in Russia, ebbe enorme successo in patria e all’estero. Stalin assistette a una rappresentazione a Mosca nel 1936; due giorni dopo apparve sulla Pravda la celebre stroncatura dal titolo “Caos invece di musica” con cui il regime metteva all’indice l’opera e il compositore. Anni dopo Šostakovič preparò una nuova versione che andò in scena a Mosca nel 1963 con il titolo Katarina Izmajlova, dopo che il sovrintendente Ghiringhelli aveva invano cercato di ottenerne la prima per la Scala. Oggi il Teatro presenta la versione del 1934 con la direzione del M° Chailly e il debutto del regista Vasily Barkhatov. Ascolta Riccardo Chailly nella presentazione dell’opera.

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