Approfondimenti

Il disastro di Montecitorio sul Def, la confusione del governo sull’immigrazione e le altre notizie della giornata

Camera DEF ANSA

Il racconto della giornata di giovedì 27 aprile 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. La bocciatura del Def alla Camera è una figuraccia per Giorgia Meloni sul terreno dell’economia, il motivo principale della sua trasferta odierna a Londra. Troppi parlamentari della maggioranza assenti o un primo segnale per Meloni? La commissione Affari Costituzionali della Camera, intanto, sta esaminando il cosiddetto decreto Cutro col dibattito concentrato sulla protezione speciale, che sarà più difficile da ottenere e non potrà più essere convertita in un permesso di lavoro. È arrivata la parola fine sulla trattativa Stato-Mafia. La Cassazione ha messo la parola fine alla trattativa Stato-Mafia, confermando le assoluzioni per gli ex ufficiali dei carabinieri del Ros Mori, Subranni e De Donno. L’esercito russo si sta preparando alla controffensiva ucraina, come dimostrano alcune immagini satellitari diffuse nelle ultime ore. In Sudan, invece, crescono i timori in vista della fine della tregua di 72 ore, prevista per la mezzanotte di oggi.

La figuraccia del Governo sullo scostamento di bilancio

(di Anna Bredice)

Per ora più che quello sullo Stretto, il ponte più riuscito pare essere quello di parecchi parlamentari della maggioranza che sono partiti per il 25 aprile, allungando le vacanze di ponte in ponte fino al Primo Maggio. Almeno questa è la prima lettura parecchio irritata di molti parlamentari che si sono visti bocciare sotto gli occhi la risoluzione sullo scostamento di bilancio. Non una cosa di poco conto: è una delle misure più importanti su cui conta Giorgia Meloni per portare avanti le sue promesse elettorali, al punto che con quello scostamento appena bocciato avrebbe dovuto finanziare il decreto sul lavoro il primo maggio. Le opposizioni sono scattate in un applauso in aula quando si sono rese conto della bocciatura. Per il governo ora è tutto da rifare, con un Consiglio dei Ministri già nel pomeriggio per riapprovare un nuovo scostamento che deve essere di misura inferiore, anche solo di un euro, dicono, per correre di nuovo, tutto in due giorni, tra Camera dei Deputati e Senato e rivotare scostamento e Def. Una figuraccia, sia nel caso si tratti di incapacità, improvvisazione, come lo stesso ministro dell’Economia Giorgetti arrabbiatissimo si è lasciato sfuggire uscendo dall’aula, “i deputati non si rendono conto”, ha detto, o che si tratti di qualche segnale arrivato dalla Lega o da Forza Italia. In ogni caso appare una maggioranza un po’ allo sbando, con Meloni che da Londra fa sapere di essere infuriata e i deputati che si accusano l’un l’altro di non aver capito nulla. Quando alle 16.30 va al voto la risoluzione sullo scostamento di bilancio ottiene 195 voti a favore, ma ne servono 201, ovvero la maggioranza assoluta per un provvedimento importante come questo. Mancano tanti deputati, alcuni sono in missione, ma quelli ingiustificati sono 27 su 45. Molti, soprattutto tra le file della Lega, 11 assenti e di Forza Italia, nove. Qualcuno ipotizza un malumore rispetto alle misure da finanziare con lo scostamento e cioè il cuneo fiscale. Il risultato è ora la corsa a non perdere il momento simbolico, e cioè un Consiglio dei Ministri per tagliare il reddito di cittadinanza a favore di un’altra misura, proprio durante la Festa dei Lavoratori e poi per ridurre il cuneo fiscale, in misura insufficiente per i sindacati, che in sostanza verranno convocati a cose fatte, il giorno prima, di domenica.

L’imbarazzo di Meloni a Londra

(di Michele Migone)

Per Giorgia Meloni è un vero schiaffo. E fa più male perché la notizia del disastro di Montecitorio la raggiunge mentre è a Londra in una visita ufficiale di due giorni. Una missione per trovare una sponda nel governo conservatore di Rishi Sunak, ma soprattutto per rassicurare gli investitori della City sulla stabilità, l’autorevolezza e la capacità del suo governo. Per lei, la bocciatura del Def è una figuraccia, un grave passo falso proprio sul terreno dell’economia, il motivo principale della sua trasferta londinese. Tanto imbarazzante che al termine dell’incontro con il primo ministro britannico, le rituali dichiarazioni alla stampa saltano e i due escono senza dire una parola da Downing Street per dirigersi a Westminster. Giorgia Meloni vedrà domani i rappresentanti delle aziende britanniche e gli investitori della City. Dovrà spiegare che quello di oggi è stato solo un incidente di percorso, ma gli interlocutori che avrà davanti sanno molto bene quanto l’accaduto sia il segnale di una vera difficoltà a tenere insieme una maggioranza sempre più difficile da governare. Che non sia per dolo, ma solo per insipienza, la clamorosa bocciatura del Def fa emergere con tutta evidenza come la classe politica di questa destra sia inadeguata al ruolo. E anche colei che la guida: la leader di Fratelli d’Italia. Lo schiaffo è stato forte e ha messo in secondo piano l’altro obiettivo del viaggio a Londra di Giorgia Meloni: la firma di un memorandum sulla difesa e suoi migranti. Un’intesa che mette a sistema iniziative congiunte su sicurezza e migranti. Nulla di straordinario, ma un segnale che fa intuire come il governo italiano si senta più vicino alla Londra della Brexit che alla Bruxelles dell’Unione Europea.

La confusione del governo sull’immigrazione

Alla Camera la commissione Affari Costituzionali sta esaminando il cosiddetto decreto Cutro. Il dibattito sul provvedimento resta concentrato sulla protezione speciale, che sarà più difficile da ottenere e non potrà più essere convertita in un permesso di lavoro. In tema di immigrazione oggi c’è stato un incontro tra il Ministro dell’Interno Piantedosi e le Regioni, dopo che quelle guidate dal centrosinistra non hanno aderito allo stato d’emergenza proclamato due settimane fa. Durante la riunione Piantedosi ha detto di volere un’accoglienza diffusa, senza aprire strutture di grandi dimensioni: parole apprezzate dalle regioni di centrosinistra, che ora sembrano più vicine a trovare un accordo col governo. Il decreto di cui parlavamo, però, va in direzione opposta a quello che ha detto il ministro e il Parlamento si prepara ad approvarlo senza modifiche. Valeria Carlini è portavoce del Consiglio Italiano per i rifugiati:

Dal Mediterraneo intanto continuano ad arrivare notizie di naufragi e richieste di soccorso. Nelle ultime ore la ong Open Arms ha recuperato il corpo di un uomo ed è intervenuta in aiuto di persone in difficoltà su tre barche diverse. Sulla situazione in quel tratto di mare e sulla strategia delle autorità italiane ed europee sentiamo Darius Beigui, capitano della nave umanitaria Iuventa:


 

La Cassazione mette la parola fine sulla trattativa Stato-Mafia

È arrivata la parola fine sulla trattativa Stato-Mafia. L’ha scritta la Cassazione che oggi ha demolito l’impianto accusatorio. La Corte ha confermato le assoluzioni per gli ex ufficiali dei carabinieri del Ros Mori, Subranni e De Donno, con formula piena, per non avere commesso il fatto. In appello erano stati assolti solo “perchè il fatto non costituisce reato”. Assolto definitivamente anche Marcello Dell’Utri. Mentre è andata prescritta la condanna del boss Leoluca Bagarella.
Quella di oggi segna la “fine del processo e anche di un’epoca”, dice ai nostri microfoni Enrico Deaglio, giornalista e scrittore esperto di mafia:


 

La Russia si prepara alla controffensiva ucraina

L’esercito russo si sta preparando alla controffensiva ucraina. Lo dimostrano alcune immagini satellitari che mostrano da un lato la fortificazione delle difese intorno a Mariupol e alle aree conquistate nell’ultimo anno e dall’altro lo svuotamento di un’importante base militare in Crimea.
Nelle ultime ore mosca ha anche intensificato la sua pressione su Bakhmut, colpendo la città oltre trecento volte.
In vista della controffensiva, poi, il pentagono ha fatto sapere che la Nato ha consegnato più del 98% dei veicoli militari promessi. Il Cremlino, commentando in più momenti i rifornimenti occidentali, ha detto che sebbene non sia interessato ad un’escalation nucleare, non bisogna mettere alla prova la pazienza di Mosca.

I timori in Sudan in vista della fine della tregua

Crescono i timori in Sudan in vista della fine della tregua di 72 ore, prevista per la mezzanotte di oggi. Il cessate il fuoco – che è stato rispettato solo parzialmente – potrebbe essere prolungato, ma manca per il momento l’accordo con i paramilitari. La popolazione civile teme che allo scadere della tregua sarà ancora più difficile uscire di casa per procurarsi cibo e acqua, mentre gli ospedali ancora operativi hanno ormai raggiunto il pieno della loro capacità e la carenza di personale e medicinali è sempre più preoccupante.
Nelle ultime ore si sono intensificati anche i combattimenti nel Darfour, che fino ad ora era stato toccato solo parzialmente dal conflitto. Qui anche i civili hanno iniziato ad armarsi e si teme che la situazione possa degenerare in un conflitto etnico.
Intanto continuano le operazioni le evacuazioni delle ambasciate straniere. All’inizio della settimana anche gli italiani e le ong hanno lasciato il paese. Tra queste c’è l’Ovci. Elisabetta Piantalunga è la direttrice generale dell’ong:

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