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Le precarie condizioni degli sfollati a Rafah, il Ddl contro le ecoproteste e le altre notizie della giornata

Rafah ANSA

Il racconto della giornata di giovedì 18 gennaio 2024 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Netanyahu ha detto oggi che la guerra a Gaza continuerà ancora per qualche mese, mentre la tensione in Medio Oriente resta altissima. La Nato ha ufficialmente lanciato una nuova esercitazione, Steadfast Defender 2024, la più massiccia da decenni a questa parte. La Camera ha approvato in via definitiva il Ddl contro le ecoproteste, che prevede sanzioni più severe per chi imbratta o deturpa beni culturali e paesaggistici. Le regionali per la destra sono un gioco ad incastri dove tutti vorrebbero prendersi qualcosa, ma a fare i giochi è la Presidente del Consiglio.

Netanyahu non ha intenzione di fermarsi e continua a colpire anche Rafah

La guerra a Gaza continuerà. Lo ha ribadito poco fa in conferenza stampa da Tel Aviv il premier israeliano Benjamin Netanyahu, specificando che l’esercito continuerà a combattere fino alla vittoria totale per la quale – ha detto – mancano pochi mesi. “Solo la pressione militare porterà alla liberazione degli ostaggi”, ha aggiunto Netanyahu, in risposta alle diverse manifestazioni delle famiglie che ci sono state nelle ultime settimane. Il premier ha anche detto di aver informato gli Stati Uniti che si oppone alla creazione di uno Stato palestinese come parte di qualsiasi scenario del dopoguerra. “Il primo ministro deve essere capace di dire no ai nostri amici”, ha concluso.
Nella striscia di Gaza i morti in poco più di 100 giorni sono quasi 25mila, 170 solo nelle ultime 24 ore. I raid israeliani hanno colpito ancora la città di Rafah, dove circa 1 milione e 200mila persone stanno cercando rifugio. Secondo l’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi in tre mesi la popolazione a Rafah è quadruplicata:

(di Martina Stefanoni)

Rafah è diventata una città ricoperta di teli di plastica. Negli ultimi tre mesi e mezzo, in questa città nel sud della striscia di Gaza, vicino al confine con l’Egitto, la popolazione è quadruplicata. Intere famiglie in fuga prima dal nord, poi dal centro e dalle altre città del sud della striscia, si sono radunate qui in cerca di riparo. Guardando le immagini satellitari della città – partendo da ottobre fino ad ora – si vede il progressivo ampliarsi delle tendopoli, sempre più lontane dai rifugi già esistenti dell’Onu, sempre più estese. Un mare di tende di plastica dove la popolazione fa i conti tutti i giorni con la mancanza di elettricità e di acqua pulita. Mancano i medicinali, manca il cibo, e le persone sono costrette a fare code di ore e ore solo per poter andare in bagno. Gli sfollati a Rafah raccontano che ci sono talmente tante persone che anche solo camminare è difficile, non c’è spazio. Gli spazi vuoti tra gli edifici rimasti in piedi vengono convertiti in rifugi, tirando un telo di plastica tra un palazzo e l’altro e riparandosi a decine sotto di esso. L’ospedale della città è stracolmo e i feriti sanno che andarci è ormai inutile. Il freddo, poi, si fa sentire, e le tende fatte in casa non sono in grado di proteggere uomini donne e bambini dalle condizioni atmosferiche. Gli aiuti umanitari sono pochi, e anche quando ci sono, i funzionari umanitari dicono che la consegna è impedita da ispezioni approfondite da parte delle autorità israeliane e che i camion che li trasportano più di una volta sono finiti sotto il fuoco israeliano.

Intanto aumentano le tensioni in tutta la regione. Per la quinta volta in una settimana, gli Stati Uniti hanno attaccato oggi i missili antinave Houthi nello Yemen e il presidente Joe Biden ha detto che continueranno per tutto il tempo necessario. A sua volta, il leader della milizia yemenita ha detto oggi che uno scontro diretto con gli Stati Uniti non farà altro che rafforzare il gruppo e ha promesso che continuerà ad attaccare le navi nel Mar Rosso.
In questo contesto nei giorni scorsi l’Unione Europea aveva annunciato l’intenzione di creare una missione europea nel Mar Rosso. Oggi il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, rispondendo al question time al Senato, ha detto che Italia, Francia e Germania stanno lavorando alla missione, che comprenderà anche paesi extra UE.

90mila soldati per l’esercitazione Nato Steadfast Defender 2024

La Nato ha ufficialmente lanciato una nuova esercitazione: la Steadfast Defender 2024. “È l’esercitazione più massiccia da decenni a questa parte”, ha detto il Comandante supremo per l’Europa, il generale Christopher Cavoli. 
La missione inizierà la prossima settimana e durerà fino a maggio, parteciperanno 90mila soldati; l’iniziativa suona come un avvertimento alla Russia di Vladimir Putin. 
“L’alleanza dimostrerà la sua abilità di difendere l’area transatlantica con un trasferimento di truppe dal Nord America, in uno scenario di risposta a una minaccia militare”, ha infatti spiegato il generale Nato.

Via libera alla Camera al Ddl contro le ecoproteste

La Camera ha approvato in via definitiva il Ddl contro le ecoproteste, che prevede sanzioni più severe per chi imbratta o deturpa beni culturali e paesaggistici. Il provvedimento, fortemente voluto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dopo alcuni casi emblematici di proteste ambientaliste contro edifici storici o opere d’arte, era già stato approvato dal Senato lo scorso luglio. Le nuove multe vanno dai 10mila ai 60mila euro, è previsto anche il carcere fino a 5 anni.
Polemiche le opposizione: il movimento 5stelle denuncia la repressione del dissenso e della protesta da parte del governo; di reazione spropositata parla Fratoianni di sinistra italiana, un “provvedimento inutile” lo definisce invece Pd.
Intanto a Bologna sono stati condannati a sei mesi i tre ambientalisti di Ultima Generazione che vennero arrestati a Bologna, lo scorso 2 novembre, per aver bloccato la Tangenziale per circa un’ora. La condanna è per i reati di violenza privata e interruzione di pubblico servizio. Assolti invece dalle accuse di danneggiamento, manifestazione non autorizzata e inottemperanza al foglio di via. La Procura questa mattina aveva chiesto un anno ciascuno.
Gli ambientalisti sottolineano che la giudice ha concesso agli imputati sia le attenuanti generiche sia quelle per alti motivi di ordine morale e sociale della loro protesta.

Il gioco a incastri della destra per le regionali

(di Anna Bredice)

Si è lamentato di una presunta giustizia ad orologeria, ma alla fine Matteo Salvini ha chinato il capo ed ha accettato per le regionali in Sardegna il nome del sindaco di Cagliari Truzzu, che sul braccio ha un tatuaggio con scritto Trux che ricorda nella assonanza il nome Dux. Così ha voluto Giorgia Meloni e quindi la Lega accetta di lasciare al suo destino Solinas, su cui da qualche tempo la Procura indagava per corruzione. Le regionali per la destra sono un gioco ad incastri dove tutti vorrebbero prendersi qualcosa, ma a fare i giochi è la Presidente del Consiglio il cui staff, si è saputo oggi, ha iniziato a contattare quello della segretaria del Pd Elly Schlein per un confronto in Tv, il che forse potrebbe voler dire che entrambe si candideranno alle europee. Al momento non c’è nessuna ufficialità. Ma prima e dopo le europee ci sono anche le amministrative e ora la Lega dice pubblicamente di essere in credito e pretende di scegliere i candidati. È il caso della Basilicata, ad esempio, che è contesa sia da Salvini che da Forza Italia, che attualmente ha il governatore in carica. Forza Italia vorrebbe anche il candidato in Piemonte e Salvini rincorre un po’ perché non può perdere troppo sue roccaforti, in attesa di capire anche come andrà a finire la partita del Veneto. Anche in questo caso, Meloni non cede sul terzo mandato, che è l’unica garanzia per Salvini che Zaia possa restare al suo posto come presidente del Veneto. Nel prossimo consiglio dei ministri non c’è il tema del terzo mandato neppure per i sindaci dei comuni sotto i quindicimila abitanti.

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    Referendum 8 e 9 giugno, lavoro e cittadinanza. Una quarantina di personalità della ricerca e dell’università hanno lanciato un appello al voto per i cinque referendum. I quesiti chiedono di: «Vivere da cittadini», riducendo da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto per ottenere la cittadinanza italiana ai maggiorenni stranieri; «Vivere vite meno precarie», riducendo la possibilità di usare contratti di lavoro a tempo determinato; «Lavorare senza licenziamenti illegittimi», riducendo le possibilità di licenziamenti senza giusta causa; «Lavorare senza discriminazioni», riducendo le possibilità di licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; «Lavorare senza infortuni», riducendo i rischi di incidenti e morti sul lavoro. Ospiti di Pubblica, per parlare di partecipazione, due firmatari/e: Filippo Barbera, sociologo dell’università di Torino e Donatella Della Porta, scienziata politica alla Scuola Normale Superiore di Firenze. Diverse le domande. E’ arrivato il momento di abbassare la soglia del 50% di partecipazione per rendere valido il referendum? Perchè fallisce la partecipazione? Quanto c’entra la complessità del quesito, la credibilità dei proponenti? «Non possiamo arrenderci all’assenteismo, ad una democrazia a bassa intensità», ha detto il presidente Mattarella per il 25 aprile. Il capo dello stato ha lasciato, però, inesplorate le ragioni profonde dell’astensione, ragioni che risiedono anche nell’impoverimento sociale, oltre che economico, del lavoro. Ha scritto la studiosa, dirigente dell’Istat, Linda Laura Sabbadini: «Il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere: è la base della coesione sociale di un paese».

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