Approfondimenti

La guerra a Gaza si sposta verso sud, il flop dei sovranisti a Firenze e le altre notizie della giornata

Gaza durante il cessate il fuoco

Il racconto della giornata di domenica 3 dicembre 2023 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Il nord della striscia è ormai quasi completamente sotto il controllo israeliano e i carri armati israeliani si stanno spostando verso sud. “L’eliminazione dei combustibili fossili sarebbe un ritorno alle caverne”: sono parole del presidente della Cop28, la conferenza internazionale sul clima, in corso in questi giorni a Dubai. Confermato a Firenze il flop annunciato del convegno dei sovranisti europei guidato dal leader della Lega Matteo Salvini. Padova si prepara ad accogliere migliaia di persone per il funerale di Giulia Cecchettin, e suo padre Gino mette giù il discorso che vuol fare in chiesa, mentre le indagini su Filippo Turetta proseguono veloci. Il generale Roberto Vannacci assumerà nei prossimi giorni l’incarico di capo di stato maggiore del comando delle forze operative terrestri.

La guerra a Gaza si sposta verso sud

La guerra a Gaza si sposta a sud. Mentre il nord della striscia è ormai quasi completamente sotto il controllo israeliano, i carri armati israeliani si stanno spostando verso sud, in particolare nell’area di Khan Younis, dove sono già in corso raid e combattimenti. Centinaia di migliaia di persone che dall’inizio della guerra sono state fatte sfollate in quest’area, ora sono costrette a scappare di nuovo, verso l’interno della striscia, costringendo la popolazione a vivere in spazi sempre più piccoli, con sempre più carenza di cibo, acqua e medicinali.
I morti nella striscia sono saliti a oltre 15.500 e più di 41mila feriti. Oggi è stato nuovamente colpito con un pesante raid israeliano anche il campo profughi di Jabalia, nel nord della striscia. Un corrispondente di Al Jazeera ha detto che “la portata della distruzione è indescrivibile” e che un intero blocco residenziale è stato raso al suolo con molte persone all’interno. Intanto i ribelli Houthi dello Yemen, alleati dell’Iran, hanno rivendicato attacchi a una nave americana e diversi mercantili nel Mar Rosso in risposta alla guerra a Gaza. Sentiamo Laura Silvia Battaglia, giornalista esperta di Yemen:

Gli Stati Uniti intanto dicono di continuare a lavorare con i mediatori e le parti in causa per il rilascio degli ostaggi. Ma nel suo ultimo discorso, il premier israeliano Netanyahu ha detto che gli ostaggi israeliani a Gaza “sono prigionieri dal Diavolo” e poi, riferendosi al leader di Hamas Yihya Sinwar, ha aggiunto “Come si fa a negoziare col Diavolo?”. Dichiarazioni che fanno pensare ad una chiusura totale, almeno per il momento, per la ripresa dei negoziati. Ne abbiamo parlato con Eric Salerno, giornalista esperto dell’area:


 

Le parole dell’emiro Al Jaber scuotono la Cop28

“L’eliminazione dei combustibili fossili sarebbe un ritorno alle caverne”: sono parole del presidente della Cop28, la conferenza internazionale sul clima, in corso in questi giorni a Dubai. Secondo l’emiro Al Jaber “nessuna scienza dimostra che un’uscita dai combustibili fossili è necessaria per limitare il riscaldamento globale a un grado e mezzo sopra i livelli pre-industriali”. Queste frasi, riportate oggi dal Guardian, Al Jaber le ha pronunciate circa dieci giorni fa in un confronto online con l’ex inviata Onu per il cambiamento climatico Mary Robinson. “Sono affermazioni preoccupanti e sull’orlo del negazionismo” ha replicato oggi il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. I conflitti d’interesse di Al Jaber con le compagnie petrolifere sono segnalati da tempo dai movimenti per il clima. Serena Giacomin è presidente dell’Italian Climate Network:


 

Il flop dei sovranisti a Firenze

Confermato a Firenze il flop annunciato del convegno dei sovranisti europei. A fare gli onori di casa il segretario della Lega, Matteo Salvini, che snobbato dai principali alleati, Marine Le Pen e l’olandese Geert Wilders, ha cercato più che altro di ritagliarsi un po’ di visibilità rispetto a Giorgia Meloni. In risposta alla convention delle destre estreme, in città oggi ci sono state le contro-manifestazioni organizzate dalla rete democratica e antifascista fiorentina.

(di Alessandro Braga)

Apre la giornata con l’attacco a Tajani, che sbaglia strada a non voler cercare un’alternativa all’inciucio con la sinistra. La chiude con l’esortazione a riprendersi l’Europa, in una difficile battaglia del Davide sovranista contro il gigante Golia di banchieri e burocrati. Ma sono gli unici due squilli di una giornata che per Salvini ha rappresentato un flop, peraltro ampiamente annunciato. Le defezioni dei due ospiti più importanti, Marine Le Pen e Geert Wilders avevano di fatto già azzoppato la giornata dell’orgoglio sovranista voluta dal leader leghista. Nella sala superblindata 2mila persone, tutte su invito, in pratica le truppe cammellate salviniane.
Sul palco una dozzina di esponenti dei diversi partiti sovranisti europei hanno snocciolato i soliti slogan triti e ritriti della peggior destra: la lotta all’immigrazione, quella alle auto elettriche (nuovo must dell’ultradestra), la rifondazione di un’Europa dei popoli contro quella delle banche. Nello stesso momento sfilava per le vie della città la Firenze democratica, nel pomeriggio quella antifascista, per ribadire il proprio No a vecchi e nuovi fascismi. Se l’obiettivo di Salvini era unire come in Italia il centrodestra per andare al governo anche in Europa, non sembra esserci riuscito. Popolari e Conservatori europei continuano a definire indigeribili i compagni di viaggio della Lega. E la strategia iperpopulista e sovranista del segretario leghista potrà portarlo al massimo a racimolare qualche punto percentuale in più nelle urne del prossimo giugno, utile al massimo per alzare un pochino la voce nei confronti dell’alleata/nemica Meloni.

Le indagini sul femminicidio di Giulia Cecchettin

L’interrogatorio di nove ore, davanti al pm di Venezia, di Filippo Turetta, in carcere per il femminicidio di Giulia Cecchettin, viene definito esaustivo e non ne sono stati programmati altri, anche se non è escluso che gli inquirenti possano avere, poi, la necessità di risentirlo. Oggi Turetta ha incontrato per la prima volta i genitori in carcere a Montorio dove si trova recluso dalla scorsa settimana.

(di Lorenza Ghidini)

Mentre Padova si prepara ad accogliere migliaia di persone per il funerale di Giulia Cecchettin, e suo padre Gino mette giù il discorso che vuol fare in chiesa, le indagini su Filippo Turetta proseguono veloci. Gli inquirenti confrontano le sue dichiarazioni con le risultanze scientifiche, per capire se dice la verità. Il ragazzo ha raccontato di un delitto commesso d’impulso, la sua difesa punta evidentemente a evitare che gli venga contestata la premeditazione. Gli elementi dell’indagine però dicono altro: i coltelli che aveva con sè, lo scotch usato per chiuderle la bocca, i sacchi neri da buttare sul cadavere per nasconderlo. La legge dice che perché ci sia premeditazione è necessario che passi un certo lasso di tempo tra l’ideazione e l’esecuzione del delitto. Quanto, lo decide il giudice, il processo di giocherà su questo e sulla probabile perizia psichiatrica. 
Filippo Turetta ha ucciso Giulia Cecchettin con 20 coltellate, con ‘inaudita ferocia’ scrive il gip, lasciandola morire dissanguata a causa del colpo mortale, quello all’arteria del collo. L’autopsia ha rilevato ferite anche sulle mani: Giulia ha tentato di difendersi dal ragazzo che fino a poche settimane prima sentiva di dover proteggere, da gesti autolesionisti che avrebbe potuto commettere nella disperazione dell’abbandono. “Non accettavo che lei non fosse più mia” ha detto Turetta ai magistrati. Ma invece che farsi del male le ha chiesto un ultimo appuntamento, dove è andato coi coltelli, lo scotch, i sacchi neri.

Il nuovo incarico per il generale Vannacci

(di Luigi Ambrosio)

Si vorrebbe quasi pensare che lo abbiano promosso per neutralizzarlo. Ora Vannacci se ne starà alla sua scrivania di Capo di Stato Maggiore senza ruoli operativi ma con soli incarichi di ufficio, e così magari non gli verrà la tentazione di mollare la divisa e provare l’avventura politica. Mettiamola così.
Certo che è un bel salto da quando Crosetto, il ministro della Difesa, la scorsa estate affermava che le parole di Vannacci fossero farneticazioni personali a oggi, quando a Er Generale, come è stato subito ribattezzato a Roma, è stato affidato un nuovo incarico di grande pompa, anche se il ministero della Difesa e lo stesso Vannacci precisano che non si tratta di una vera promozione. Le decine di migliaia di copie vendute del suo libro pieno di visioni omofobe e reazionarie sono state un indubbio successo che ha convinto la maggioranza di governo a evitare di mettersi contro di lui, anche perché dal punto di vista ideologico le sue parole sono decisamente affini a quel mondo politico e, dettaglio non secondario, a molti suoi elettori ed elettrici. Meglio tenerselo buono. Parlarne bene magari. E lasciarlo dove sta. Vogliamo i generali, sì, a parte che non si trasformino in potenziali concorrenti.

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    1) A Gaza le disgrazie non arrivano mai sole. Nella striscia arriva la tempesta Byron: centinaia di migliaia di persone a rischio mentre pioggia e vento distruggono tende e rifugi. (Sami Abu Omar) 2) Siria, l’incognita della convivenza. Il futuro del paese dipenderà anche da come le diverse comunità etniche religiose riusciranno a vivere insieme. Reportage dalla zona Alawita della Siria. (Emanuele Valenti) 3) Stati Uniti, dopo 28 anni la candidata democratica diventa sindaca di Miami. Per Donald Trump, che ripete che il paese non è mai stato così bene, è un altro campanello d’allarme. (Roberto Festa) 4) Regno Unito, il labourista Starmer ha appena iniziato la sua battaglia contro l’immigrazione. Il primo ministro britannico ora vuole modificare la convenzione europea sui diritti umani. (Elena Siniscalco) 5) Operazione Overlord. I militanti di estrema destra inglesi che vogliono fermare le barche dei migranti che partono dalla Francia verso il Regno Unito. (Veronica Gennari) 6) Un mondo sempre più ricco e sempre più diseguale. Secondo il World Inequality report lo 0,001 controllano una ricchezza tre volte superiore a quella di metà dell'umanità. (Alice Franchi)

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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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