Approfondimenti

La proposta del governo sulle delocalizzazioni, le commemorazioni della strage di piazza Fontana e le altre notizie della giornata

Piazza Fontana 2021 ANSA

Il racconto della giornata di domenica 12 dicembre 2021 con le notizie principali del giornale radio delle 19.30. Dopo 3 mesi di silenzio il governo sta facendo circolare sui media una proposta di legge sulle delocalizzazioni, forse un emendamento alla manovra. A Milano oggi le commemorazioni della strage di piazza Fontana, a 52 anni dalla bomba neofascista che inaugurò la strategia della tensione e uccise 17 persone. A Ravanusa, nell’agrigentino, si cercano sei persone ancora disperse sotto le macerie da ieri sera, quando un’esplosione ha distrutto quattro palazzine. Nella settimana che inizia domani sono previsti due appuntamenti importanti per la scuola e l’immunizzazione: vaccino obbligatorio per professori e personale Ata e vaccinazione dei bambini tra i 5 e gli 11 anni. La morte del 26enne tunisino Wissem Ben Abel Latif a Roma, ora oggetto di indagini da parte della Procura di Roma, ha riacceso le luci sull’orrore dei Centri di Permanenza e Rimpatrio in Italia. Infine, l’andamento della pandemia di COVID-19 in Italia.

Le commemorazioni della strage di piazza Fontana

A Milano oggi le commemorazioni della strage di piazza Fontana, a 52 anni dalla bomba neofascista che inaugurò la strategia della tensione e uccise 17 persone. Pochi giorni dopo la 18° vittima, il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, accusato ingiustamente per l’attentato.

(di Lorenza Ghidini)

Si è concluso col ritorno in Piazza Fontana il corteo di movimenti, centri sociali, collettivi studenteschi, Rifondazione comunista, sindacati di base: circa 2mila persone di tutte le età, un percorso per il centro storico presidiato da polizia e carabinieri in versione più che serena (non erano nemmeno tanti gli agenti oggi, una passeggiata di salute potremmo chiamarla rispetto ai sabati dei cortei No Green Pass che ormai si sono esauriti da qualche settimana). Il corteo si è snodato per le vie dello shopping guidato dal camion che suonava “Contessa” e “Stalingrado” a manetta, ma ha dovuto deviare davanti a un gigantesco pullman sponsorizzato Ferragnez. Più movimentata stavolta era stata la manifestazione ufficiale, col sindaco Sala, gli altri anni molto applaudito, che è stato contestato. Ha parlato a braccio e gli è scappato di definire l’omicidio Pinelli uno strascico della strage. Poi ricordando i lavoratori morti nella banca 52 anni fa ha parlato di lavoro e ha definito l’imminente sciopero di Cgil e Uil “probabilmente sbagliato”, con fischi dalla piazza. Un militante Cgil ha alzato la voce più degli altri e Sala lo ha come sfidato ad andare al microfono per dire la sua, ma il servizio d’ordine ha preferito allontanarlo. Richiesto da noi di un commento, il segretario della camera del lavoro di Milano Massimo Bonini ha dribblato con ironia ricordando che il sindaco non è nuovo alle gaffe. E a proposito di Cgil, visto il recente assalto a Roma da parte di Forza nuova, questo è stato lo spunto più citato, anche dal presidente Anpi Pagliarulo per esempio, per esortare alla vigilanza verso i rigurgiti neofascisti.

Il governo prova a muoversi contro le delocalizzazioni

Dopo 3 mesi di silenzio, il governo sta facendo circolare sui media una proposta di legge sulle delocalizzazioni. Che potrebbe diventare forse un emendamento alla manovra, più difficilmente un decreto. Il punto ancora da chiarire nella maggioranza sembra riguardare l’entità delle penalità alle imprese che non rispettano i dettami della legge, in settimana potrebbe intervenire direttamente Draghi.
Il ripetersi di delocalizzazioni di questi ultimi giorni costringe il governo a dare un segnale, rispolverando la mediazione al ribasso nel cassetto da agosto. Al ribasso perché sarebbe applicata solo ad aziende con oltre 250 dipendenti che ne licenzino almeno 50. Quindi non applicabile a molti degli ultimi casi come la Saga Coffee di Bologna o la Iazaki di Torino. L’unica reale novità sarebbe il preavviso scritto – per evitare annunci via sms o Whatsapp o fughe repentine – 90 giorni prima dell’avvio della procedura, allungando così i tempi. Poi l’impresa dovrebbe adoperarsi a ricorrere ad ammortizzatori sociali o trovare un compratore. Se non lo farà avrà un surplus di contributi da versare, quella multa su cui litigano i partiti e che oscillerebbe tra 2mila e 6mila euro a dipendente, una cifra irrisoria per fondi che con dalle chiusure risparmiano miliardi. “Non puntiamo a impedire la delocalizzazione, ma evitare che avvengano nottetempo con un Whatsapp, aveva detto ieri Orlando. “Nessun laccio alle imprese ma gestire le procedure” gli ha fatto eco la sottosegretaria Todde, detto dai due che dovrebbero avere la posizione più a sinistra nella maggioranza. “Non ci interessano licenziamenti gentili o tempi più lunghi, ma una legge che tenga le produzioni sul territorio” ribatte Manuela Musolla della Fiom, coinvolta nei 600 licenziamenti alla Speedline di Venezia che boccia la bozza “molto lontana dalla realtà”. Mentre la proposta elaborata da un gruppo di giuristi e operai della GKN giace ignorata in Parlamento.

La destra pensa davvero di portare Berlusconi al Quirinale?

La festa di Fratelli d’Italia negli ultimi giorni è stata il centro del dibattito sull’elezione del Presidente della Repubblica. La leader del partito di estrema destra Giorgia Meloni ha voluto chiudere col botto: vogliamo un patriota al Quirinale, e quella persona può essere Silvio Berlusconi, non è solo un candidato di bandiera. Non è un mistero che Berlusconi lo voglia fortemente. Prova ne è la sua attiva campagna acquisti per arrivare ai deputati che gli mancherebbero se la destra votasse davvero compatta. Ma la destra pensa davvero di portare il cavaliere alla presidenza o è solo strategia? Abbiamo girato la domanda al politologo esperto di destra Marco Tarchi:


 

Al via la vaccinazione dei bambini in tutta Italia

(di Andrea Monti)

“Credo che oggi la scuola sia l’ambiente più sicuro che c’è”. La frase è stata pronunciata oggi dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che l’ha spiegata citando i tassi di vaccinazione fra gli insegnanti (ha detto che siamo oltre il 92%) e tra i ragazzi (secondo gli ultimi dati ufficiali quasi il 75% di quelli tra 12 e 19 anni ha fatto almeno una dose). Nella settimana che inizia domani sono previsti due appuntamenti importanti. Da mercoledì l’iniezione diventerà obbligatoria per professori e personale Ata delle scuole. Da giovedì si comincerà a immunizzare anche i bambini tra 5 e 11 anni, ma in modo volontario, quindi solo se i genitori diranno sì. Le prenotazioni per questa fascia d’età sono iniziate, ma non in tutta Italia: Emilia-Romagna, Lazio e Liguria partiranno domani, il Friuli Venezia Giulia martedì. In Piemonte e Toscana si può fissare l’appuntamento già da due giorni: nella prima regione gli ultimi dati disponibili parlano di 8mila adesioni, nella seconda siamo a circa 10mila e il presidente Eugenio Giani si è detto “felice” per l’andamento: “Temevamo una remora psicologica dei genitori – ha spiegato – invece il calendario delle iniezioni è già denso”. In Lombardia ci si può prenotare da oggi e alle 18 la Regione parlava di circa 23mila adesioni. L’allargamento della campagna arriva in una fase in cui l’incidenza dei contagi tra i bambini dagli 0 ai 9 anni ha superato 250 casi ogni 100mila abitanti, contro una media di 176 se invece si considera tutta la popolazione. Da tre settimane il dato cresce in tutte le fasce d’età, ma in quella tra 0 e 19 anni l’aumento è iniziato già ottobre e non si è mai interrotto.

Il botta e risposta di Cisl e Cgil sullo sciopero generale

Sullo sciopero generale di Uil e Cgil del 16 dicembre botta e risposta televisivo a distanza tra i segretari della Cisl Luigi Sbarra e della Cgil Maurizio Landini. “Sbagliato esasperare il conflitto, il governo ci ha ascoltato e la manovra è espansiva”, ha detto Sbarra. “È espansiva per i più ricchi” la replica di Landini. Ricordiamo che Radio Popolare seguirà in diretta lo sciopero di giovedì con uno Speciale dalle 9 alle 12.30. In studio Sandro Gilioli, Lorenza Ghidini e Massimo Bacchetta, in collegamento i nostri inviati da tutte le città in cui ci saranno i cortei, oltre a ospiti, commentatori e naturalmente anche il microfono aperto alle ascoltatrici e agli ascoltatori.

Strage a Ravanusa, si indaga per disastro e omicidio colposo

A Ravanusa, nell’agrigentino, si cercano sei persone ancora disperse sotto le macerie da ieri sera, quando un’esplosione ha distrutto quattro palazzine. I morti accertati sono tre. Due persone sono state salvate e ci sono 100 sfollati. L’ipotesi più probabile è che la strage sia stata causata da una grossa perdita da una tubatura del metano. Il procuratore di Agrigento ha aperto un’inchiesta per disastro e omicidio colposo. Da capire cosa avrebbe provocato la perdita, se la rete di distribuzione era a norma e se era stata fatta la manutenzione necessaria. Un consigliere comunale ha detto di sapere che negli scorsi giorni, prima dell’esplosione, diversi cittadini della zona si erano lamentati parlando di puzza di gas.

La Procura di Roma apre un fascicolo per la morte di Abdel Latif

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per la morte Abdel Latif, morto a soli 26 anni, lo scorso 28 novembre, nel reparto psichiatrico dell’Ospedale San Camillo di Roma. Arrivato in Italia dalla Tunisia, si trovava nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Ponte Galeria dal 13 ottobre. Era legato da 3 giorni ad un letto, dopo il ricovero per una presunta condizione di disagio psichico. I suoi compagni denunciano che era stato picchiato dalla polizia dopo aver fatto uscire alcuni video col cellulare per denunciare le condizioni di vita nei CPR, dove vengono rinchiusi migranti in attesa dell’eventuale rimpatrio. Ci sono molti punti da chiarire, dice il garante nazionale dei detenuti e quello del Lazio, Stefano Anastasia.

L’orrore dei Centri di Permanenza e Rimpatrio in Italia

(di Guglielmo Vespignani)

Luoghi non pensati, dove la permanenza in essi segue le sorti di un ‘effetto collaterale’, che si vorrebbe evitare. Il garante nazionale delle persone private della libertà aveva definito così i Centri di Permanenza e Rimpatrio nell’ultimo rapporto pubblicato sulle visite effettuate tra il 2019 e il 2020. E la morte di Wissem Ben Abel Latif a Roma ha riacceso le luci sull’orrore dei CPR in Italia.
Strutture fatiscenti, gabbie pollaio, malagestione sanitaria, suicidi. Ed anche recenti inchieste giudiziarie hanno fatto emergere una fotografia spaventosa di come lo Stato opera e di come tratta con persone che spesso non hanno niente, e che sono nelle sue mani.
A metà maggio la morte di Mussa Balde, 23 anni, suicidatosi in isolamento al CPR di Torino dopo essere stato dimesso dall’ospedale di Bodighera. Era la sesta morte di migranti ospitati nei centri in Italia dal 2019: prima di lui due ragazzi a Gradisca d’Isonzo, uno a Caltanissetta, uno a Brindisi e un altro ancora all’Ospedaletto del CPR di Torino.
Sulle condizioni di questo centro, l’anticipazione della perizia della Procura di Torino, eseguita nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo di Balde, che vede tra gli indagati il medico e il direttore della struttura, riporta gravi inadempienze gestionali, sopratutto sul piano sanitario.
Proprio l’aspetto più delicato del rapporto con chi viene rinchiuso nei CPR è quello più carente. La denuncia dell’associazione studi giuridici sull’immigrazione nel Libro Nero del CPR di Torino, che segnalava come nella struttura non era entrato neanche un medico nei primi dieci mesi di pandemia, inquadra perfettamente il contesto nel quale, negli ultimi mesi, si è assistito a decine di tentativi di suicidio, di cui sei in un solo giorno, il 23 novembre scorso.
“Simulazioni” le definisce il sindacato di polizia siulp, che parla di 110 suicidi messi in scena da parte dei migranti per far sì di ottenere il ricovero e una possibile liberazione. Ma è anche il comportamento di alcuni agenti di polizia ad essere sottoposto ad indagine a Torino: cinque di loro, tre agenti semplici e due graduati, sono infatti finiti nello stesso fascicolo del medico e del direttore.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

Oggi in Italia sono stati comunicati circa 19mila contagi da coronavirus con 66 morti. La percentuale di persone positive su quelle che hanno fatto il tampone è del 3,8%, stabile rispetto a ieri, mentre continuano ad aumentare i pazienti ricoverati e arrivano i primi dati sull’adesione alla campagna vaccinale per i bambini tra 5 e 11 anni. Le iniezioni in questa fascia d’età cominceranno tra pochi giorni.

L’indirizzo di casa di Mario Draghi è stato pubblicato su una chat Telegram legata al movimento contro il Green Pass, insieme all’invito a presentarsi fuori dall’abitazione del Presidente del Consiglio “ogni sera alle 21”. “Condividete qui numeri di telefono e indirizzi dei criminali”, si legge in uno dei messaggi, con l’istigazione a prendere di mira politici e virologi.

Nel Regno unito oggi sono stati accertati 1.239 casi della variante Omicron, quasi il doppio di quelli registrati ieri, quando era stato toccato il livello massimo. Un rappresentante del governo ha parlato di un “numero crescente di persone che entrano nei pronto soccorso” dopo essere state infettate dalla variante. Nel paese da domani potranno prenotare la terza dose di vaccino tutte le persone sopra i 30 anni, per cui la nuova iniezione sarà disponibile una volta passati tre mesi dalla seconda puntura. Poco fa è stato annunciato che stasera il premier Boris Johnson terrà un discorso in diretta tv in cui parlerà della situazione del COVID, ma non dovrebbe annunciare nuove restrizioni. Poco prima si era saputo che le autorità del paese hanno innalzato il livello di allerta per il coronavirus proprio per via dell’aumento dei casi della variante Omicron.

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    Lo stato dell’economia italiana. Il caso Italia è «un esempio per l’Europa», come ha scritto sul Financial Times una penna amica del governo Meloni un paio di settimane fa? Oppure – come sostiene invece Liberation (prima pagina 17 novembre ) – il governo Meloni è solo un miraggio economico? Pubblica ha ospitato l’economista Francesco Saraceno, il quale ha "spulciato" voce per voce le principali variabili dell'economia italiana: dal Pil ai prezzi, dall’occupazione ai salari, passando per la produttività, la gestione del debito pubblico e del fisco.

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