Un cauto ottimismo. Dalle parti del candidato Nello Musumeci si respira aria di vittoria, anche se bisogna attendere questa mattina, per una particolarità esistente solo in Sicilia, e cioè lo scrutinio dei voti solo dopo dieci ore dalla chiusura dei seggi, a partire dalle otto.
Ma se gli exit poll verranno confermati dalle proiezioni reali, il centrodestra tornerà a governare l’isola, anche se sono tutte la vedere le percentuali interne alla coalizione: se la Lega aumenterà i suoi consensi togliendoli a Berlusconi, ad esempio.
Per ora non sembra, Forza Italia è stabile intorno al 16%, Lega e Fratelli di Italia tra il 5 e l’8%.
I Cinque stelle con Giancarlo Cancelleri potrebbero arrivare secondi, con un risultato però di tutto rispetto, in confronto a quello del 2012.
Un altro dato politico importante è ciò che accade nel Centrosinistra, risultato previsto in parte dai sondaggi, ma dagli effetti dirompenti: Il Partito democratico non ce la fa a scalare la vetta, arriva terzo e, da quello che emerge, il contributo del partito di Alfano non sembrerebbe per nulla rilevante.
Renzi perde, e anche la sua idea di coalizione spostata più a centro. Non si avvera comunque l’incubo di un testa a testa con Claudio Fava, con il rischio di scendere al quarto posto.
Ma tra il Pd e la sinistra, senza nemmeno ancora un dato reale, sono iniziate già le accuse reciproche.
Il sottosegretario Faraone punta il dito sul presidente dell Senato Grasso per il suo no a candidarsi per il Pd, offerta fatta nei mesi scorsi, rifiutata, per poi lasciare il gruppo dei democratici a pochi mesi dal voto nazionale. Faraone attribuisce a Grasso in qualche modo la responsabilità della sconfitta, così come fanno altri esponenti dei democratici, tra cui Lorenzo Guerini che parla di mancata generosità da parte della sinistra.
Ma Guerini lancia già per conto di Renzi la prossima sfida: costruire un’alleanza contro la destra e i populismi, una coalizione quindi da creare con i partiti di sinistra che ci stanno, anche se per oggi ci sono solo veleni.
Immediate da parte di tutti i partiti le valutazioni con uno sguardo al voto nazionale, considerando che le elezioni in Sicilia sono le ultime prima dello scioglimento delle Camere.
I Cinque stelle, stando agli exit poll, non riescono a conquistare il governo della Regione, in parte è una sconfitta per Di Maio, presente da mesi sul suolo siciliano insieme a Di Battista e a Beppe Grillo. Immaginava già la sua corsa da Palermo verso Palazzo Chigi.
Ma il dato dei Cinque stelle tra il 33 e il 37 per cento è rilevante, considerato che non si tratta di una coalizione, ma di voti solo per il Movimento ed è un risultato più alto di quello del Pd e della sinistra messi insieme.
Dalla Sicilia si impongono quindi due forze politiche dai tratti populisti: la destra, malgrado gli sforzi di Berlusconi di farne una coalizione moderata e il Movimento cinque stelle. E da qui i leader dovranno partire per pensare alle alleanze per il voto più importante, quello del prossimo anno.
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Violenza: riprendersi il potere sulla propria vita
Nel giorno mondiale contro la violenza sulle donne, raccontiamo con Cristina Carelli, presidente di D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, i centri antiviolenza, oltre 110 in Italia con differenze però tra Nord e Sud, con quasi 4mila operatrici in stragrande maggioranza volontarie e quasi 30mila donne “ascoltate” all’anno. “Siamo realtà aperte e sempre presenti, le donne arrivano da noi spesso senza appuntamento e si rivolgono a noi quasi sempre liberamente - spiega Carelli - perché il presupposto del nostro intervento è la libertà di scelta della donna, lo sottolineiamo perché è in corso un tentativo di trasformarci in realtà di servizio e per imporre alle donne dei percorsi standardizzati, più istituzionali e di sistema, e non costruiti per ciascuna partendo dal consenso e dalla libera scelta di ogni donna”. Sottofinanziamento, soluzioni solo punitive, negazione della dimensione politica e culturale della prevenzione, la frontiera è sempre la società. Se sono le famiglie a decidere cosa è giusto o meno per l’educazione sessuale, stiamo riproponendo il problema. “Chiediamo al governo di essere coerente: bisogna lavorare sul fronte della cultura e della prevenzione”. La violenza non è solo un atto individuale, ma è resa possibile da scelte politiche e culturali che limitano la libertà delle donne, scrive Di.Re nella campagna “Tutto nella norma” che potete trovare sul sito: direcontrolaviolenza.it
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