Approfondimenti

Perché a Draghi piace il reddito di cittadinanza?

Draghi ANSA

Qualche giorno fa il presidente del consiglio Mario Draghi ha detto di condividere “appieno il principio alla base della reddito di cittadinanza, anche se pensa che debba essere ridisegnato e modificato”. Ai microfoni di Radio Popolare Alessandro Braga ha intervistato Massimo Amato, professore di Storia economica, del pensiero economico e dei sistemi monetari e finanziari all’università Bocconi di Milano. L’intervista si può riascoltare nel podcast della puntata di Prisma di lunedì 9 agosto.

Il presidente del Consiglio che ha detto di condividere appieno il concetto di reddito di cittadinanza. È una novità per uno come Draghi?

No, non lo è affatto. È una dichiarazione piuttosto neutra. Una società capitalistica
complessa come la nostra non può fare a meno di forme d’integrazione reddituale.
Le motivazioni possono essere diverse. È chiaro che, da destra, l’idea è che bisogna dar qualcosa a chi è escluso dai meccanismi di produzione della ricchezza sia per assicurarsi la pace sociale sia per assicurare livelli di domanda adeguati a garantire il funzionamento della macchina.

Matteo Renzi ha detto: “I giovani devono imparare a sudare e conquistarsi le cose”.
Cosa ne pensa?

Renzi non ha detto che i giovani devono soffrire. Ha detto: “Se si soffre si vince, se si vince si hanno dei diritti e solo dopo aver perso si può chiedere aiuto”.
La sua idea è quella che il ciclo di ondate tecnologiche nella quale ci troviamo creerà nuove opportunità e che quindi è necessario che i giovani non siano disincentivati ad entrare nel mondo del lavoro. Proprio perché sta parlando di un’ondata tecnologica, però, avrebbe dovuto ricordare il rischio che le innovazioni portino a un saldo occupazionale netto negativo. In altre parole, che i lavori tolti di mezzo dall’innovazione non siano compensati dai nuovi lavori che creerà. Non possiamo diventare tutti programmatori di piattaforme. Il senso stesso dell’innovazione tecnologica in quest’epoca è quello di risparmiare lavoro. In questo senso Draghi è più in contatto con la realtà di quanto lo siano le riflessioni a mezz’aria di Matteo Renzi.

Arriviamo da un periodo che ha stravolto le nostre abitudini personali e lavorative.
È necessario ripensare alle basi su cui si fonda la nostra società?

Non c’è alcun dubbio. Siamo in una situazione di emergenza, ma supponendo che, in tempi non si sa quanto rapidi, quest’emergenza venga riassorbita riemergerà un trend di progressiva espulsione del lavoro dai meccanismi produttivi. Questa è una caratteristica del sistema capitalistico. È possibile che la produzione riparta, ma che l’occupazione non lo faccia. Negli ultimi anni le grandi riprese sono andate di pari passo con l’espulsione della forza lavoro dai sistemi produttivi.
È necessario rinunciare alla convinzione che un solo strumento possa risolvere il problema. Le bacchette magiche non esistono. Bisogna pensare che l’efficienza e l’equità si ottengono soltanto attraverso un ventaglio di strumenti.

Oggi pomeriggio ci sarà un incontro tra governo e sindacati per ragionare sulla riforma degli ammortizzatori sociali. Come e quanto può incidere questa riforma?

Si tratta di attutire gli effetti negativi di un processo che ha la sua ragion d’essere.
Se si smetteranno di produrre macchine a combustione evidentemente i componenti delle vetture cambieranno e ci saranno dei comparti produttivi condannati a sparire.
È indispensabile quindi riassorbire la disoccupazione settoriale, garantire forme di reinserimento nel lavoro e ammortizzare le fasi di passaggio.
La questione del saldo di occupazione netto negativo resta comunque centrale.
Stiamo andando verso una società che non darà lavoro a tutti. Da questo punto di vista non bastano gli ammortizzatori sociali. Bisogna pensare a temi come la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, l’introduzione di un salario minimo e forse a un reddito di base completamente staccato dagli incentivi al lavoro.

Possiamo ragionare su un reddito di base non necessariamente legato a un reinventarsi nel mondo del lavoro?

Si. Quando Mario draghi dice: “Sono d’accordo con il principio, ma dobbiamo ridisegnarlo” la sua posizione include una critica al reddito di cittadinanza così com’è stato concepito fin’ora. Si chiama reddito di cittadinanza, ma di fatto è uno strumento di politiche attive del lavoro. Questa concezione porta con se una contraddizione: un gran numero dei percettori del reddito di cittadinanza sono strutturalmente esclusi dal mondo del lavoro e non persone che non vogliono lavorare.

Il reddito di base, lo si dovrebbe dare indipendentemente dalla capacità lavorativa.  Charles Peguy, all’inizio del secolo scorso diceva: “La città inizia quando l’ultimo dei miseri è stato incluso”. Il vero reddito di cittadinanza è un reddito d’inclusione che non può essere subordinato a atteggiamenti e disposizioni nei confronti del lavoro.
Il reddito d’inclusione è semplicemente la restaurazione di una base di partenza.
Da li in poi possiamo pensare a politiche attive del lavoro, forme di reinserimento e  ammortizzatori sociali, ma il reddito di base è, per definizione, staccato dalla produttività.

“Chi non lavora non mangia” non è un principio vecchio come il mondo, ma come il mondo borghese. Bisognerebbe capire che siamo in una società che ha tutti i mezzi per ridurre il peso della disoccupazione strutturale senza dover optare per soluzioni eticamente inaccettabili.

Sappiamo che non si può tornare alla normalità precedente. Su quali principi possiamo ipotizzare di fondare la nuova normalità?

Molti pensano ancora che la situazione che stiamo vivendo è eccezionale e che, una volta rientrata l’emergenza, torneremo alla vita di prima. Io sono convinto che si debba costruire una nuova normalità. Bisognerebbe mettere assieme proposte di salario minimo o riduzione di orario lavorativo a parità di salario con proposte di reddito di base, in modo tale da non interferire con l’equilibrio del mercato del lavoro.
Sarebbe necessario evitare, usando un espressione orrenda, il dilemma del divano: “vale la pena che io lavori quando ho un reddito di base che mi consente di vivere?”

Accoppiare bene politiche di salario minimo con forme di reddito di base potrebbe essere la prima linea. Un’altra linea potrebbe essere quella di pensare, come suggeriva Giorgio Lunghini, a delle forme di remunerazione, eventualmente anche ad hoc, per quelli che possiamo chiamare  lavori di cura, ovvero quei lavori che non influiscono sul sistema produttivo, ma che hanno a che fare con la società. Ovviamente è necessario distinguere i lavori a cui pensava Lunghini dai lavori socialmente utili del pacchetto Treu, perché li si va in direzione “workhouse”. Anche una riformulazione non punitiva delle politiche attive del lavoro potrebbe aiutare moltissimo.

Il pacchetto è la logica nella quale dovremmo muoverci. Nulla risolve tutto da solo, bisogna pensare a un numero di leve da poter utilizzare. Se vogliamo andare verso una nuova normalità, dobbiamo avere una visione d’insieme. Per parlare di reddito di base dobbiamo inserirlo in una visione complessiva di nuova normalità dei rapporti fra capitale e lavoro.

  • Autore articolo
    Alessandro Braga
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio martedì 02/12 12:31

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 02-12-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve martedì 02/12 10:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 02-12-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di martedì 02/12/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 02-12-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di martedì 02/12/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 02-12-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Musica leggerissima di martedì 02/12/2025

    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

    Musica leggerissima - 02-12-2025

  • PlayStop

    Una mostra dedicata alla memoria di Roberto Franceschi

    Venerdì 5 dicembre, alle 16.30, alla Casa della Memoria di Milano, ci sarà una visita guidata dedicata alle abbonate e agli abbonati di Radio Popolare alla mostra “Ombra di tutti”, un’opera ispirata al “Maglio”, il monumento dedicato a Roberto Franceschi, il giovane ucciso dalla polizia il 23 gennaio 1973. Con noi ci saranno l’artista Patrizio Raso e Cristina Franceschi, sorella di Roberto, che ha promosso il progetto con la Fondazione Roberto Franceschi onlus. Dopo la visita guidata si terrà un incontro con le associazioni dei familiari delle vittime delle stragi di piazza Fontana e della stazione di Bologna. Ogni abbonato/a può essere accompagnato/a da una persona non abbonata. Per prenotarsi: prenotazioni@radiopopolare.it. Testo e intervista all’artista di Tiziana Ricci.

    Clip - 02-12-2025

  • PlayStop

    Considera l’armadillo di martedì 02/12/2025

    Noi e altri animali È la trasmissione che da settembre del 2014 si interroga su i mille intrecci di una coabitazione sul pianeta attraverso letteratura, musica, scienza, costume, linguaggio, arte e storia. Ogni giorno con l’ospite di turno si approfondisce un argomento e si amplia il Bestiario che stiamo compilando. In onda da lunedì a venerdì dalle 12.45 alle 13.15. A cura di Cecilia Di Lieto.

    Considera l’armadillo - 02-12-2025

  • PlayStop

    Cult di martedì 02/12/2025

    Oggi a Cult, il quotidiano culturale di Radio Popolare: Arianna Scommegna protagonista di vari appuntamenti in teatro in Dicembre; Lucia FRanchi, condirettrice di Kilowatt, sul progetto di Residenze Digitali 25; al Piccolo Teatro Studio Alessandro Bandini con "Per sempre", da un epistolario di Giovanni Testori; la rubrica ExtraCult a cura di Chawki Senouci...

    Cult - 02-12-2025

  • PlayStop

    Di Cesare: “Sul fascismo c’è una mancanza di vigilanza culturale ed etica”

    Una casa editrice di estrema destra si iscrive alla Fiera nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri, Più liberi”, organizzata dall’Associazione editori italiani. Alcuni intellettuali si chiedono se sia opportuno ospitare pensieri razzisti o apologie del nazismo e come spiega la filosofa e scrittrice Donatella Di Cesare, esperta internazionale di "negazionismo" (l'ultimo suo libro per Einaudi si intitola “Tecnofascismo”): “Non discutiamo la libertà di pensiero e di pubblicazione per una casa editrice, ma l’idea della Fiera intitolata Più libri, Più Liberi a cui chiediamo se è giusto offrire questa vetrina ulteriore, così emblematica e significativa, dove verranno esposti autori e tematiche che in altri paesi europei come la Germania non sono tollerate”. “In Italia c’è una soglia molto bassa di attenzione, forse perché i temi storici non vengono approfonditi e siamo ancora nella vulgata del rigurgito del passato che ritorna o di temi folcloristici da non prendere seriamente e secondo me è un elemento critico e una mancanza di vigilanza culturale ed etica”. Ascolta l'intervista di Claudio Jampaglia e Cinzia Poli.

    Clip - 02-12-2025

  • PlayStop

    Pubblica di martedì 02/12/2025

    C’è un tesoro in Italia, ambito da sempre, ed è il tesoro delle Assicurazioni Generali. Chi comanda a Trieste, comanda su un pezzo importante del paese. Per 70 anni il tesoro delle Generali è stato controllato da Mediobanca, che una volta era il salotto del capitalismo familiare italiano e oggi è una solida banca milanese. Nell’ultimo anno, grosso modo, due capitalisti nostrani, non si sa se anche coraggiosi, Francesco Gaetano Caltagirone, insieme a Francesco Milleri, hanno portato a termine il colpo del secolo: con un’operazione di scambio di azioni – e con il concorso esterno del MPS, fino a qualche mese fa banca di stato - hanno cacciato i vecchi azionisti dagli uffici di piazzetta Cuccia a Milano (Mediobanca) e al loro posto ci hanno messo se stessi più alcuni amici. In questo modo l’immobiliarista e editore Caltagirone, insiene al socio un po’ litigioso degli eredi Luxottica, hanno preso il controllo di Mediobanca. E lo hanno fatto con l’aiuto del MPS, banca pubblica privatizzanda. Preso il controllo di Mediobanca, i “nostri” Caltagirone&Soci hanno cominciato a vedere terra, la costa triestina, la casa mitteleuropea di Generali. Ora, su tutta questa operazione – sommariamente sintetizzata – qualcosa non ha funzionato. La Procura di Milano sta indagando per il mancato rispetto di alcune importanti formalità da codice penale: il “concerto” non previsto, il rispetto del “mercato” e delle autorità di controllo. Aspettiamo fiduciosi che la giustizia faccia il suo corso, mentre la politica rivendica i suoi meriti, giusti o sbagliati che siano. Pubblica oggi ha ospitato il giornalista e saggista Vittorio Malagutti (Domani) e il senatore del Pd Antonio Misiani.

    Pubblica - 02-12-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 02/12/2025

    A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello

    A come Atlante – Geopolitica e materie prime - 02-12-2025

  • PlayStop

    A come America di martedì 02/12/2025

    Donald Trump e la svolta conservatrice della democrazia USA. A cura di Roberto Festa e Fabrizio Tonello.

    A come America - 02-12-2025

  • PlayStop

    ANNA ZAFESOVA - RUSSIA, L'IMPERO CHE NON SA MORIRE

    ANNA ZAFESOVA - RUSSIA, L'IMPERO CHE NON SA MORIRE - presentato da Michele Migone

    Note dell’autore - 02-12-2025

  • PlayStop

    Tutto scorre di martedì 02/12/2025

    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

    Tutto scorre - 02-12-2025

  • PlayStop

    Presto Presto - Interviste e Analisi di martedì 02/12/2025

    Mara Morini politologa dell’Università di Genova, coordinatrice dello Standing Group “Russia e spazio post-sovietico” della Società Italiana di Scienza Politica (SISP), lascia poche chance all'accettazione da parte di Putin del "piano" messo a punto in Florida e presentato oggi dall'inviato speciale Witkoff al Cremlino, mentre Gianpaolo Scarante, docente all'Università di Padova, già Ambasciatore e Capo di Gabinetto del ministero degli Esteri sottolinea come la tregua purtroppo si fissi sulla linea del fronte e poi le negoziazioni dovranno riuscire a ristabilire la sovranità dei territori, ma come anche l'aver affidato le trattative a uomini che non rispondo ai Parlamenti renda molto opaco tutto il processo. Donatella Di Cesare, filosofa e scrittrice, esperta internazionale di "negazionismo", l'ultimo suo libro per Einaudi si intitola Tecnofascismo, chiede conto alla fiera Più Libri Più Liberi promossa dall'Associazione italiana editori a Roma della presenza tra gli espositori della casa editrice di estrema dx Passaggio al Bosco. Infine Gianmarco Bachi annuncia "il corteo" di ascoltatrici, ascoltatori, lavoratori, collaboratrici e chi più ne ha più ne metta il prossimo 14 dicembre la mattina che dalla sede della radio in via Ollearo 5 si dirigerà alla Fabbrica del Vapore per la fine della maratona radiofonica di 50 ore e il via alle celebrazioni dei 50 anni di Radio Popolare.

    Presto Presto – Interviste e analisi - 02-12-2025

  • PlayStop

    Rassegna stampa internazionale di martedì 02/12/2025

    Notizie, opinioni, punti di vista tratti da un'ampia gamma di fonti - stampa cartacea, social media, Rete, radio e televisioni - per informarvi sui principali avvenimenti internazionali e su tutto quanto resta fuori dagli spazi informativi più consueti. Particolare attenzione ai temi delle libertà e dei diritti.

    Esteri – La rassegna stampa internazionale - 02-12-2025

Adesso in diretta