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    Pubblica di martedì 04/10/2022

    A cura di:

    Raffaele Liguori

    La disuguaglianza e i suoi limiti. Quanta ne può sopportare una società? Non si tratta di “contare” le condizioni di disuguaglianza, non c’è un numero capace di esprimerle. Occorre, invece, pensare a livelli di uguaglianza essenziali, quelli che permettono una vita dignitosa. “Questa base comune – che dovrebbe essere l’infrastruttura fondamentale della nostra società – non è però garantita. E’ sempre di più messa in discussione: dalla povertà, da come si accede all’istruzione, dal livello di qualità della sanità pubblica, dall’assistenza a lungo termine”, racconta a Pubblica Elena Granaglia, economista, tra le fondatrici del Forum Diseguaglianze & Diversità, autrice di “Uguaglianza di opportunità” (Laterza, 2022). Le cause delle disuguaglianze? Almeno due. La prima: “il cambiamento nei rapporti di potere. C’è una parte – sostiene Granaglia - che ha molto più potere dell’altra. La nostra democrazia economica di fatto non esiste, perché la voce dei lavoratori è stata indebolita. C’è stata una forte deregolamentazione del mercato del lavoro. In questo contesto è chiaro che una parte riesce ad appropriarsi della fetta più grande della torta”. La seconda causa delle disuguaglianze: il cambiamento delle norme sociali. “Negli ‘60-’70 le grandi disuguaglianze di mercato non erano accettate, giustificate. Oggi, invece, le disuguaglianze sono giustificate”, conclude l’economista Elena Granaglia. Ospite di oggi a Pubblica anche Emilio Carnevali, economista alla Northumbria University di Newcastle, con il quale abbiamo parlato della clamorosa marcia indietro del governo britannico sul piano di riduzione delle tasse per i più ricchi. Un piano contro il quale si sono scagliati pezzi rilevanti del partito conservatore, ma soprattutto i mercati finanziari, come ci ha raccontato l’economista Carnevali.

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    Natuzzi, azienda specializzata in arredamenti e proprietaria del marchio Divani&Divani, ha annunciato 497 licenziamenti e l’intenzione di chiudere due stabilimenti nel barese a poche ore dal Natale. È l’ultimo sviluppo di una crisi che però va avanti ormai da più di 15 anni. Parte della produzione è stata spostata all’estero, decine di milioni di finanziamenti pubblici ricevuti non sono bastati a salvaguardare i posti di lavoro. Il mese scorso 1800 impiegati dei cinque stabilimenti italiani di Natuzzi erano stati messi in cassa integrazione. Ascolta l'intervista a Ignazio Savino, segretario generale della Fillea Cgil Puglia.

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