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Perché scioperano gli agenti penitenziari?

Uno sciopero così, nelle prigioni francesi, non lo si vedeva da 25 anni. Siamo al decimo giorno di una protesta che coinvolge gli agenti di custodia in più di 120 carceri. Molti istituti sono completamente bloccati, al punto che polizia e gendarmi hanno dovuto sostituire i secondini. E la situazione non migliorerà rapidamente, visto che ieri i sindacati hanno abbandonato il tavolo delle trattative con il governo.

I problemi delle prigioni francesi e di chi ci lavora sono cronici e noti da anni ma al di là di alcune crisi risolte nell’urgenza, le ripetute denunce dei 28mila agenti penitenziari sono rimaste inascoltate. Il numero dei detenuti è raddoppiato negli ultimi 40 anni, raggiungendo le 70mila unità ad aprile 2017. La sovrappopolazione, in particolare l’aumento di detenuti radicalizzati, di persone che non si sono mai inserite nella società o che hanno dei seri problemi psichiatrici ma nessun obbligo di cura, è un fattore che secondo chi sciopera aumenta il tasso di violenza e incide sulla sicurezza sul lavoro. Dal 2011 ad oggi sono state segnalate più di quattromila aggressioni al personale ogni anno. Ed è stato l’attacco a colpi di forbici a tre agenti da parte di un detenuto radicalizzato che ha scatenato le proteste.

Professione pericolosa quella della guardia penitenziaria, ma anche mal considerata e mal pagata. Lo stipendio di base corrisponde al salario minimo, circa 1.500€ al mese, e supera raramente i 2.100€ a fine carriera. La questione economica è del resto uno dei principali punti di scontro con il ministero della Giustizia, assieme a quello della sicurezza e delle assunzioni. Il governo ha proposto di creare 1.100 nuovi posti in quattro anni ma secondo gli agenti non è abbastanza.

Intanto, anche i detenuti protestano, perché lo sciopero dei secondini impedisce lo svolgersi di diverse attività, comprese l’ora d’aria o le visite dei parenti. Oggi gli agenti hanno persino ritardato l’inizio del primo processo legato agli attentati delle terrazze di Parigi del 13 novembre 2015, rallentando il trasferimento dal carcere di uno degli imputati. Una mossa di comunicazione che potrebbe non essere l’ultima, in attesa di nuove e più adeguate proposte da parte del governo.

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    Centinaia di migliaia di persone in 50 città, secondo gli organizzatori, tanti studenti e movimenti per la Palestina insieme ai lavoratori hanno animato le piazze dello sciopero generale indetto unitariamente dalle sigle del sindacalismo di base contro la manovra economica. Una manovra di guerra, condizionata dalla necessità di aumentare le spese militari e che taglia salari e stato sociale, il centro della protesta. A Roma la manifestazione si è concentrata davanti a Montecitorio, molto partecipati anche i cortei di Milano e di Genova, aperto dai lavoratori portuali insieme a Greta Thunberg. A Torino un gruppo di manifestanti a volto coperto ha fatto irruzione nella redazione de LA Stampa, vuota per lo sciopero, lasciando scritte e buttando all’aria materiali di lavoro. Il Cdr e il sindacato dei giornalisti hanno duramente condannato l’atto. A Venezia ci sono state cariche e l’uso di idranti quando i manifestanti hanno cercato di raggiungere la sede dell’industria militare Leonardo. Le interviste realizzate al corteo di Milano da Martino Fiumi.

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    1) Tutti gli uomini del presidente Zelensky. Il braccio destro del presidente ucraino, Andriy Yermak, si dimette dopo lo scandalo corruzione. (Chawki Senouci) 2) Impunità e silenzio internazionale. Dalla Cisgiordania a Gaza, il governo israeliano uccide con le armi e con la burocrazia. (Giulio Cocchini - CESVI) 3) Intercettare i migranti ad ogni costo. La Francia, su pressione del Regno Unito, sperimenta nuovi pericolosi metodi per fermare l’immigrazione della manica. (Veronica Gennari) 4) I figli dello stato. Il sistema di protezione dei minori in Francia è in crisi e la proposta di un nuovo disegno di legge apre lo spazio per un dibattito più ampio. (Francesco Giorigni) 5) Spagna, per la prima volta un presidente tedesco rende omaggio alle vittime del bombardamento di Guernica. (Giulio Maria Piantedosi) 6) Ogni secondo si perde un albero. Mentre l’unione europea rinvia la norma per salvaguardare le foreste, centinaia di specie di alberi sono a rischio estinzione. (Alice Franchi, Martina Borghi - Greenpeace Italia) 7) Mondialità. Il secondo tempo per le guerre commerciali. (Alfredo Somoza)

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