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“Perché la versione della morte di Piano e Failla non convince”

Perché due sono morti e gli altri due sono ora liberi? I quesiti sul destino dei quattro ostaggi in Libia sono ancora molti. Non è ancora chiara la dinamica dell’uccisione di Salvatore Failla e di Fausto Piano,così come non è ancora chiaro come Gino Pollicardo e Filippo Calcagno siano stati liberati.

I famigliari di Salvatore Failla hanno diffuso una dichiarazione tramite il loro  legale chiedendo che “dopo tante reticenze, segreti e misteri si spieghi come è stato possibile che appena ventiquattro ore dopo la morte di Salvatore Failla e Fausto Piano siano stati liberati gli altri due connazionali”.

Abbiamo parlato con l’avvocato Francesco Caroleo Grimaldi.

Quando parlate di reticenze, segreti e misteri a cosa vi riferite?

“Parto dal tragico epilogo. A 24 ore dalla morte dei primi due ostaggi c’è stata la liberazione degli altri due. Quest’ultima circostanza non può essere ritenuta superficiale e non collegata al primo, drammatico evento. In sostanza, ci sono ancora molti quesiti aperti in questa vicenda”.

Ma quali misteri ci sono ancora?

“Non sappiamo ancora come siano morti Salvatore Failla e Fausto Piano. Dobbiamo aspettare che ci sia l’autopsia (affidata all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico Gemelli di Roma nella serata del 4 marzo, ndr). Un conto è che siano morti durante una sparatoria perché colpiti per sbaglio o perché usati come scudi umani, e un altro è, come dicono alcune autorevoli fonti giornalistiche, che i due siano stati uccisi con un colpo d’arma da fuoco alla nuca. In questo caso si tratterebbe di un’esecuzione. Un’esecuzione 24 ore prima della liberazione degli altri due ostaggi aprirebbe scenari inquietanti”.

Quali?

“Evidentemente la morte dei primi due sarebbe strettamente collegata alla liberazione degli altri due. Siamo nel campo delle ipotesi e voglio pesare responsabilimente le cose che dico, ma penso che qualcosa non sia andato nel verso giusto. Qualcosa  non è stato fatto per i primi due ostaggi ma è stato fatto per gli altri due”.

Quali sono i segreti?

“Non sappiamo chi abbia dato il via al conflitto a fuoco, non sappiamo se chi ha attaccato il convoglio sapesse della presenza degli ostaggi italiani. Abbiamo saputo immediatamente che i due morti erano Failla e Piano. Possibile che non si sappia ancora chi li abbia uccisi?”.

Ma le autorità italiane cosa vi hanno detto?

“Io non ho parlato con funzionari del governo, ho parlato con la Procura. La signora Failla ha invece da tempo un dialogo con la Farnesina, ma anche lei non ha informazioni in più rispetto a quelle che ho io”.

Durante il sequestro la famiglia è stata informata di eventuali trattative?

“Si, certo.  Senza però scendere mai troppo in particolari. Si sapeva che c’erano contatti, che le trattative andavano avanti, che il ministero si stava muovendo  in modo efficace. C’era speranza, una ragionevole speranza che tutto andasse bene”.

Si sapeva chi li aveva rapiti?

“Il ministero lo sapeva, ma a noi non l’ha mai detto”.

L’impressione era che la situazione fosse sotto controllo?

“Si, assolutamente. Io ho avuto la possibilità di parlare solo una volta con il responsabile dell’unità di crisi della Farnesina e l’impressione era quella. Lui mi diceva che l’Italia aveva sempre riportato a casa gli ostaggi. Di fronte ad affermazioni di questo genere, da parte nostra c’era fiducia e il rispetto della consegna del silenzio”.

Erano nelle mani dell’Is ?

“Non è chiaro. Di certo sappiamo che il conflitto a fuoco si è svolto nell’area conquistata di recente dall’Is”.

Gli ostaggi sono passati di mano?

“Credo proprio di sì”.

Voi avete avvertito una preoccupazione maggiore da parte dei vostri contatti al ministero negli ultimi tempi?

“Parlo per me e per la famiglia Failla. La preoccupazione vera è iniziata dopo il bombardamento del 19 febbraio. In quel momento il quadro è cambiato”.

La versione della morte quindi non vi convince ?

“Dobbiamo aspettare prima di dare un giudizio. Saranno importantissime le deposizioni dei due sopravvissuti. Loro diranno se sono stati separati e perché. L’autopsia poi ci dirà come sono morti Failla e Piano. E quello spiegherà molte cose”.

  • Autore articolo
    Michele Migone
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    Il primo Pride della Valtellina Chiavenna. L'emozione, ha fatto salir la fame! Per merenda: pane burro e acciughe con bollicina,. Poi via si torna a Milano, al Piccolo Salone del Libro Politico al Conchetta. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    In Etiopia inaugurata la diga della discordia

    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

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