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Pd: scissione oggi, alleanza domani?

Cosa abbiamo capito dei tormenti del Pd?

La scissione è già decisa. Limitata ai bersaniani, in un primo momento. Ma poi, chi sa? Come dice il ministro Graziano Del Rio in questo video pubblicato da La Repubblica potrebbe esserci una effetto diga che crolla.

Il segretario non ci crede. Pensa che il danno non sarà grande. Se pensasse il contrario, avrebbe agito in modo diverso. Se ritenesse che l’emorragia potesse essere più forte, si muoverebbe per evitarla perchè sarebbe preoccupato degli effetti elettorali della scissione. Invece, va dritto per la sua strada, confidando nel fatto che i pochi dirigenti che potrebbero lasciare non porterebbero via troppi voti al Pd.

Il grande centro del partito, invece, sembra avere qualche o molte preoccupazioni in più a seconda di questo o di quel capo corrente. Vedi la frazione all’interno dei Giovani Turchi tra Matteo Orfini (falco) e Andrea Orlando (colomba) e la prudenza di Dario Franceschini. Riusciranno (o vorranno) mettere un freno al treno messo in moto da Renzi?

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Le elezioni si avvicinano (forse non saranno in giugno, ma più facilmente a settembre). Matteo Renzi vuole fare piazza pulita di quella parte del partito che l’ha osteggiato in questi anni fino ad arrivare a votare No al referendum istituzionale (e festeggiare la sua sconfitta).

Tutto questo passa attraverso l’eliminazione dalla liste per il prossimo parlamento della maggior parte di quei deputati e senatori che fanno parte della minoranza del partito. Senza truppe, i generali non vanno da nessuna parte. Per cui tanto vale uscire dal partito. Per andare dove? Vedremo.

Il quadro politico a sinistra è in movimento. Qualche sondaggista dice che una lista Bersani – D’alema possa valere attorno al 10% se non di più, mentre il Pd scenderebbe così al 27%.  In questa prospettiva, dopo le elezioni spetterebbe a Matteo Renzi decidere se allearsi con i vecchi amici-nemici, oppure se guardare al Centro (destra). To be continued…

 

 

 

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