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“Pablo Neruda potrebbe essere stato ucciso”

Il governo cileno ha riconosciuto che Pablo Neruda potrebbe essere stato ucciso dopo il colpo di stato che nel 1973 portò al potere il generale Augusto Pinochet.

“E’ del tutto possibile e anzi altamente probabile che una ‘terza parte’ sia responsabile della morte di Neruda”, si dice in una dichiarazione del Ministero dell’Interno di Santiago. Un gruppo di esperti sta ancora investigando sulla vicenda, e il Ministero chiede comunque “prudenza” prima di arrivare a delle conclusioni, in un senso o nell’altro.

Neruda, che vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1971, che fu diplomatico e aderente al partito comunista, morì il 23 settembre 1973 in una clinica di Santiago; ufficialmente, per cancro alla prostata. Nei giorni precedenti la sua scomparsa, traumatizzato dal golpe dei militari e dall’arresto e assassinio di molti amici – tra questi c’era anche il presidente Salvador Allende, che si suicidò per non cadere nelle mani dei golpisti – Neruda stava progettando di abbandonare il Cile e trasferirsi in Messico.

Il giorno prima della partenza fu però trasportato alla clinica Santa Maria di Santiago, dove era in cura per il cancro. Morirà poche ore dopo il ricovero. Dubbi sulla sua morte ci sono però sempre stati, e si sono allargati dopo il ritorno del Cile alla democrazia nel 1990. I sospetti hanno condotto all’esumazione del corpo del poeta nel 2013; in quell’occasione, i test non hanno mostrato alcun segno di avvelenamento.

Ma l’autista di Neruda, e ora anche una parte della famiglia, non credono alla tesi della morte naturale. Secondo la loro ipotesi, Neruda era gravemente malato ma non in fin di vita, e sarebbe stato ucciso da un sicario, forse un agente della Cia – si fa anche un nome – Michael Townley – su ordine di Pinochet, che temeva che Neruda diventasse un punto di riferimento per l’opposizione.

Lo scorso gennaio il governo cileno ha riaperto il caso. Nel corpo di Neruda sarebbero state trovate tracce di un batterio, lo stafilococco aureo, la cui origine non è chiara.

Lo scorso settembre uno dei nipoti di Neruda, Rodolfo Reyes, ha convocato una conferenza stampa in cui ha annunciato che la morte del poeta è dovuta prorio alla somministrazione di un “batterio resistente alla penicillina”.

“Con tutte le nuove informazioni di cui ora siamo in possesso, appare chiaro che Neruda fu ucciso”, ha detto Reyes.

  • Autore articolo
    Roberto Festa
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    Gli accampamenti alla Columbia University contro i fondi per Israele in un documentario

    Kei Pritsker, regista con Michael T Workman del documentario “The Encampments”, racconta ai microfoni di Radio Popolare i retroscena della protesta studentesca pro Palestina alla Columbia University. “Gli studenti della Columbia protestano da anni per la Palestina e per ottenere che l’università dismetta gli investimenti in Israele – spiega Pritsker. L’università ha un ingente fondo di dotazione che investe in ogni sorta di attività, molte delle quali riguardano aziende produttrici di armi, aziende manifatturiere che realizzano armamenti, motori per elicotteri, bulldozer e ogni tipo di attrezzatura utilizzata in queste operazioni”. “The Encampments” fa parlare i ragazzi e le ragazze di questo movimento studentesco che dall’aprile del 2024 ha montato le tende nel giardino del Campus per chiedere trasparenza, il ritiro del denaro dagli investimenti israeliani e l’amnistia per gli studenti puniti per le proteste. “Chiunque creda ancora a questa narrativa sull’antisemitismo nel movimento per la Palestina dovrebbe semplicemente guardare il film – assicura Kei Pritsker”. Al momento “The Encampments” ha una distribuzione indipendente che lo diffonde nei cinema più coraggiosi. L'intervista di Barbara Sorrentini per la trasmissione Chassis.

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    L’undicesimo episodio del podcast dell’Alleanza Clima Lavoro, a cura di Massimo Alberti, è dedicato a un tema centrale del dibattito pubblico: la Legge di Bilancio, ovvero lo strumento chiave per orientare la nostra spesa pubblica. Da sempre l’Alleanza Clima Lavoro richiama la necessità di sostenere il percorso di transizione verso un’economia a zero emissioni, integrando politiche climatiche, industriali e del lavoro, e rafforzando al contempo il welfare e la qualità della vita delle persone. La manovra economico-finanziaria del Governo per il 2026 procede, purtroppo, in direzione opposta: è una “manovra pericolosa” che, oltre a non offrire una prospettiva di decarbonizzazione, prevede un aumento delle spese militari cui si accompagnano tagli o mancati investimenti in sanità, istruzione, ambiente e politiche industriali. Nel corso della puntata emergono tutte le criticità di una Legge di Bilancio che rinuncia a svolgere un ruolo di indirizzo strategico per il futuro del Paese. Il confronto tra l’analisi della manovra e le proposte alternative per migliorarla rilancia una domanda di fondo: quale modello di sviluppo intendiamo davvero perseguire?

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