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Open Arms, quale reato?

La nave Open Arms

La nave Open Arms della ONG spagnola Proactiva, bloccata nel porto di Pozzallo dal 18 marzo scorso dopo il salvataggio di 215 migranti, resta sotto sequestro su ordine del gip di Catania Nunzio Sarpietro, che ha però deciso oggi di ritenere non sussistente il reato di associazione per delinquere ipotizzato dalla Procura di Catania.

Proprio per questo motivo il gip ha deciso di dichiararsi incompetente e ha stabilito i trasferimento degli atti alla Procura di Ragusa, che al contrario di quella di Catania è competente per i reati associativi.

Per capirci di più abbiamo intervistato Salvatore Fachile dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), che ha proposito della decisione del gip Sarpietro ha dichiarato:

Ci dice che ancora una volta la Procura ha tentato di innalzare il livello mediatico di attenzione di accuse nei confronti di questa organizzazione non governativa e in generale di organizzazioni non governative che svolgono queste attività con la formulazione di un’accusa che era giuridicamente e chiaramente infondata, ma che serviva un po’ allo scopo e cioè compiere un ulteriore passo in avanti in questa campagna di demolizione mediatica di questa importantissimo ruolo che le ONG stanno svolgendo nel Mediterraneo.

E, ancora:

Questa ulteriore accusa di associazione a delinquere che suonava eclatante è decaduta immediatamente, segno che non aveva alcun fondamento. L’altra rimane, quella principale che conosciamo già a partire dall’agosto 2017 quando è partita questa campagna diffamatoria portata avanti dal Governo e da molti giornalisti e avallata dall’inchiesta sulla Iuventa. L’accusa principale è quella di favorire l’immigrazione clandestina, un’accusa che giuridicamente trovo ridicola e che molti commentatori trovano giuridicamente ridicola, ma che soprattutto in questo momento spinge a una riflessione giuridica. Come mai ad agosto 2017 la questione era apparsa così eclatante e così palese da spingere non soltanto al sequestro, ma anche a spingere una serie di dichiarazioni pesantissime che di fatto hanno portato a bloccare o a ridurre fortissimamente le operazioni di salvataggio in mare. Come mai se era così evidente la fondatezza delle accuse nei confronti della Iuventa ancora adesso, a distanza di nove mesi, non è stata formulata alcuna chiusura delle indagini preliminari? Come mai si sono incredibilmente aperte delle indagini con questo enorme chiasso mediatico e ancora, nonostante siano scaduti i primi sei mesi di indagini, e non è stato richiesto il rinvio a giudizio?

La risposta, secondo Fachile, è molto semplice:

Evidentemente c’è una certa paura nel portare di fronte a un tribunale questa accusa. Sono convintissimo che questa accusa sia giuridicamente infondata e che crollerà sotto il peso di un giudizio. Quando il Pubblico Ministero chiuderà le indagini e quindi farà una richiesta di rinvio a giudizio, si aprirà un processo dove non conterà più la parola di un pubblico ministero, ma dovrà affrontare la dialettica di un tribunale e queste persone verranno assolte.

La nave Open Arms
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    Il ricordo del Bataclan, dieci anni dopo la strage: “C’era bisogno di tornare a vivere”

    Sono passati dieci anni da quella notte del 13 novembre 2015, in cui durante il concerto degli Eagles Of Death Metal centotrenta persone persero la vita nell’attacco terroristico che colpì il Bataclan di Parigi. Costruito nel 1864 e dal 1991 dichiarato monumento storico, negli anni il locale ha portato sul palco della capitale innumerevoli artisti internazionali diventando un vero e proprio ”tempio della musica” francese. Oggi a Volume, il ricordo della “generazione Bataclan” e del concerto inaugurale tenuto da Sting un anno dopo la strage, in occasione della riapertura del locale. Ascolta lo speciale sul Bataclan.

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    “Quello che cerchi sta cercando te” (Iperborea) è uno dei più recenti titoli di Kader Abdolah, celebre scrittore iraniano da tempo emigrato in Olanda, in seguito a persecuzioni politiche. Il libro ripercorre le vicende e analizza le opere del famoso poeta persiano Rumi, vissuto nel 1200 e a sua volta esule dopo l’invasione mongola in Persia, e divenuto celebre in tutto il mondo proprio in seguito al forzato espatrio. A Bookcity Milano per presentare il libro, Kader Abdolah è stato ospite a Cult, intervistato da Ira Rubini.

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