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Non dire niente, la miniserie sull’IRA e i Troubles nordirlandesi

non dire niente

Dal 2000 al 2006 il Boston College, in Massachussetts, ha condotto il Belfast Project: la raccolta di una storia orale dei Troubles nordirlandesi, realizzata intervistando oltre 40 tra repubblicani e lealisti, molti dei quali ex membri della Provisional IRA e unionisti dell’Ulster, con l’assicurazione che le loro dichiarazioni non sarebbero mai state diffuse se non dopo la loro morte. Lo scopo era quello di ricostruire, grazie ai ricordi di chi li aveva vissuti, i confusi e dolorosi anni dei Troubles, quello che ancora oggi viene descritto come un “conflitto a bassa intensità” tra i cattolici repubblicani e protestanti lealisti, durato circa un trentennio, dalla fine degli anni 60 fino al Good Friday Agreement del 1998. Tra gli intervistati del Belfast Project c’erano anche due tra i combattenti più celebri dell’IRA, Dolours Price (una delle primissime donne a unirsi all’organizzazione paramilitare, insieme alla sorella Marian) e Brendan Hughes (conosciuto anche come “the Dark”, fu uno dei principali comandanti sul campo, e poi leader degli scioperi della fame in carcere negli anni 80). Alcune di quelle interviste oggi sono pubbliche, tra cui appunto quelle a Price e Hughes, scomparsi rispettivamente nel 2013 e nel 2008, e sono state poi analizzate anche dalla polizia nordirlandese, in particolare in relazione al mistero della scomparsa di Jean McConville, una madre single di dieci figli che all’inizio degli anni 70 venne rapita e uccisa dalla Provisional IRA con l’accusa di collaborazionismo con i lealisti. A partire da quelle interviste, e attorno all’uccisione di Jean McConville, dopo un lungo lavoro di ricerca storica e d’inchiesta, il giornalista americano Patrick Radden Keefe ha scritto Say Nothing – A True Story of Murder and Memory in Northern Ireland, pubblicato nel 2018, molto letto e apprezzato oltreoceano, e a lungo nelle classifiche dei romanzi non fiction più venduti. Ora Say Nothing diventa una miniserie tv, in italiano distribuita con il titolo Non dire niente e disponibile da qualche giorno su Disney+. Nove episodi che adottano principalmente il punto di vista di Dolours Price, interpretata da Lola Petticrew nella versione giovane e da Maxine Peake negli anni della maturità: l’infanzia nella famiglia di fieri membri dell’IRA vecchia scuola, l’adolescenza da pacifista non violenta, la scelta di darsi alla lotta armata insieme alla sorella dopo una manifestazione in cui i lealisti massacrarono civili inermi con il beneplacito della polizia, le rapine per finanziare la causa, gli attentati, l’arresto, lo sciopero della fame. La miniserie le contrappone, in sottotraccia, la vicenda di Jean McConville, madre di dieci figli senza compagno, che invece rifiuta categoricamente ogni coinvolgimento nel conflitto, e che proprio per questo si trova ostracizzata dalla comunità delle case popolari, tutte schierate a sostegno dell’IRA. Tra le altre figure fondamentali, quella dell’ex presidente dello Sinn Féin, e futuro architetto dell’accordo di pace, Gerry Adams, che ancora oggi – come ricorda una didascalia alla fine di ogni puntata – nega di aver mai fatto parte dell’IRA, nonostante numerose testimonianze di ex compagni lo abbiano identificato spesso tra i comandanti supremi. La vicenda raccontata diventa così anche quella di una disillusione politica, di una lotta popolare che da un lato talvolta pare contrapporsi proprio al popolo che dice di voler difendere, dall’altro chiede ai suoi combattenti gesti sempre più estremi, che finiscono per lasciare cicatrici inguaribili. Anche considerato il contesto di produzione americano, però, e pur nell’ovvia condanna delle azioni terroristiche, Non dire niente è abbastanza chiara nel mostrare le ragioni dei combattenti repubblicani: l’effettiva apartheid in cui erano confinati i cattolici nell’Irlanda del nord, forzati a vivere nella povertà, esclusi dalle professioni migliori, e talvolta perfino dal diritto di voto, vittime dagli anni 70 di internamenti senza processo, e poi di torture in carcere a opera dell’esercito britannico. Tra luci e ombre, una visione importante per scoprire o riscoprire un conflitto cruciale della recente storia d’Europa, che risuona inevitabilmente nelle lotte indipendentiste d’oggi.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    1) A Gaza arriva la pioggia. “Le nostre tende sono sott’acqua, non c’è limite al peggio”. In esteri la testimonianza dalla striscia. 2) Ucraina, la lunga notte di Kiev. La Russia colpisce la capitale con un massiccio attacco missilistico. Sei persone uccise e decine di feriti. (Piero Meda - We World) 3) Gran Bretagna, la sanguinosa lotta interna del partito laburista di Keir Starmer. Il ministro della sanità starebbe complottando contro il primo ministro per prendere il suo posto, mentre i labour calano nei sondaggi. (Elena Siniscalco) 4) Francia, un nuovo incubo per la famiglia Kessaci. UN altro fratello dell’attivista ambientalista marsigliese Amine Kessaci è stato ucciso da gruppi di mafia locali. (Francesco Giorgini) 5) La nuova dottrina di Xi Jinping: in Cina la crescita a tutti i costi non è più una priorità. (Gabriele Battaglia) 6) Mondialità. Il rischio ambientale del boom dell’industria spaziale. Ogni razzo che attraversa l’atmosfera lascia una traccia nel delicato equilibrio del nostro pianeta. (Alfredo Somoza)

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    Brevi biografie “antieroiche” di oltre quindici donne del Novecento. E’ questa l’idea alla base di “Oilà”, collana edita da Electa e curata da Chiara Alessi, questa sera protagonista di un incontro nella cornice di Bookcity Milano. Da Niki de Saint Phalle a Nan Goldin, da Goliarda Sapienza a Rossana Rossanda, “La collana racconta personaggi femminili meritevoli di essere riscoperti, che in vita sono stati poco valorizzati o addirittura oscurati dalle figure maschili che li accompagnavano”. Racconta così Cristina Moro, oggi ospite di Volume insieme ad Angela Maderna, rispettivamente autrici della collana per i volumi su Cini Boeri e Lea Vergine. Ascolta l’intervista ad Angela Maderna e Cristina Moro.

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    Lo studio del Politecnico di Milano: in Lombardia c’è un legame diretto tra smog e arresti cardiaci

    Più è alto il livello di inquinamento atmosferico, più aumenta il rischio di subire un arresto cardiaco. Uno studio del Politecnico di Milano rivela che in Lombardia c’è un legame tra i picchi di smog e la salute cardiovascolare. I ricercatori hanno analizzato oltre 37.000 casi registrati nel territorio lombardo tra il 2016 e il 2019, associandoli alle concentrazioni giornaliere degli inquinanti. Il rischio cresce nei mesi caldi e si presenta anche quando i livelli delle polveri sottili sono inferiori ai limiti di legge. Lorenzo Gianquintieri è un ricercatore del Politecnico di Milano che ha partecipato allo studio.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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