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Nicola Biondo: il rancore del Movimento 5 Stelle ha spianato la strada a Salvini

Luigi Di Maio

Il Movimento 5 Stelle sta attraversando un periodo tutt’altro che facile tra defezioni di senatori e deputati, espulsioni e un malcontento generale che sta trovando il proprio sfogo in lettere con cui si chiedono, e in parte si pretendono, cambiamenti radicali nell’organizzazione interna del Movimento.

Ne abbiamo parlato con lo scrittore Nicola Biondo, ex capo della comunicazione del Movimento 5 Stelle alla Camera e per questo profondo conoscitore delle dinamiche interne a M5S. L’intervista di Luigi Ambrosio e Davide Facchini a Malos.

Si torna a parlare delle possibili dimissioni di Luigi Di Maio. È una fake news?

Le cose della politica sono sempre straordinariamente contorte, eppure c’è una logica. E la logica ci dice che dopo avere tanto lavorato per diventare capo politico, a me non sembra pensabile che Luigi Di Maio faccia un passo indietro. Peraltro la notizia del giorno è quella che ha dato Il Messaggero, che sostiene di aver ricevuto le confidenze di persone al vertice del Movimento circa un possibile divorzio tra la piattaforma Rousseau e il Movimento 5 Stelle. Questa sarebbe una follia totale, ma si tratta di una leggenda che ha un significato: qualcuno vuole appiccicare sulla schiena di Luigi Di Maio una sorta di bersaglio. Luigi è un target da parte di chi voleva da lui qualcosa e non l’ha ottenuta, come Gianluigi Paragone, oppure ha così tanti nemici che lo vogliono sostituire.

Tra questi nemici c’è anche Alessandro Di Battista?

No, è un gioco delle parti. Di Maio e Di Battista sono cresciuti insieme e hanno scalato insieme il Movimento, anche quando Gianroberto Casaleggio ancora vivo, e di questo ne sono stato testimone privilegiato. Sanno troppe cose l’uno dell’altro per potersi permettere di separarsi.

Davide Casaleggio che potere ha oggi?

È l’unico dominus del Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo non ha mai contato un accidente dentro al Movimento. Grillo aveva come ghost writer Gianroberto Casaleggio, che era la mente. Grillo tecnicamente non ha mai contato niente nelle scelte del Movimento.

Che cosa voleva Paragone da Di Maio?

Voleva la Presidenza delle Commissioni d’inchiesta sulle banche. Sarebbe stato un palcoscenico meraviglioso sul quale Paragone si era già esercitato sia come conduttore televisivo sia con almeno un libro. Era l’argomento su cui voleva continuare ad esercitare il potere, anche quello molto mediatico. A me sembra che a Paragone venne detto “conquistati i voti dei tuoi colleghi per essere il candidato del Movimento 5 Stelle“. E il gruppo parlamentare non gli diede i voti necessari.

Come mai M5S continua ad insistere con Lannutti nonostante la diffusione da parte sua di contenuti antisemiti? Questo significa che si tratta di un sentimento diffuso nel Movimento?

Non lo so e non spetta a me dirlo. Credo invece che ci sia un sentimento diffuso e costante, quello del rancore, un territorio che Gianroberto Casaleggio ha arato ampiamente con i suoi post che erano e sono ancora testimonianza di un’Italia che stava cambiando. Dal blog di Beppe Grillo per anni si sono dette anche alcune cose assolutamente terrificanti. Avere fatto leva per anni sul disagio sociale e sulla crisi economica ha poi prodotto quello che vediamo adesso. Io sono convinto che Salvini sia uno spettro evocato da anni di propaganda, anche quella propaganda promossa dal blog di Beppe Grillo.

Sta dicendo che Salvini è un prodotto indiretto della propaganda del Movimento 5 Stelle?

Assolutamente sì. La cosa geniale di Gianroberto Casaleggio è stata utilizzare temi profondamente di sinistra e spostarli verso destra, come l’ambiente o la giustizia sociale. In un certo senso è riuscito a convogliare quelle richieste e a portarle in un territorio prettamente di destra.

L’uscita di Paragone e le ultime tensioni sono prefiguranti di un crollo imminente del Movimento 5 Stelle?

Io non ho paura della morte o della vita del Movimento, ma di quegli aspetti deleteri del Movimento che sono migrati verso altri partiti. Il problema è quanto questo virus ha attecchito negli altri partiti. Vi ricordo che i decreti Sicurezza firmati baldanzosamente dalla Lega e dal Movimento sono ancora lì.
Non credo ci sia il rischio che i numeri vengano meno al Senato. Nessuno vuole votare e una delle ragioni sociali di questo governo è eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Può piacere o non piacere, ma non ci possiamo permettere un futuro Presidente della Repubblica che non abbia ben chiaro da quale parte questo Paese debba stare, se dalla parte delle democrazie occidentali o da parte delle autarchie.

Questo è il collante che terrà insieme la maggioranza?

Questo è il collante politico che tiene insieme questa maggioranza. Quanto bisognerà ingoiare di certe decisioni politiche perché non ci possiamo permettere un Presidente della Repubblica scollato della nostra storia e la nostra tradizione? Che cosa c’è del Movimento 5 Stelle che è passato in altri partiti e altre aree del Paese? È questo il problema.

Foto dalla pagina ufficiale di Luigi Di Maio su Facebook

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    Sabato 20 e domenica 21 settembre al Paolo Pini di Milano si terrà la prima edizione del Godai Fest, il festival multidisciplinare che unisce la musica alle arti performative e visive nato da un’idea del musicista Rodrigo D’Erasmo, del produttore Daniele Tortora e dell’artista visivo Cristiano Carotti per abbattere i recinti di genere e di partecipazione, connettere le arti, sperimentare nuovi linguaggi, ampliare le visioni. L’arte, in tutte le sue declinazioni, sarà protagonista di un viaggio attraverso i 4 elementi della cultura umana (Fuoco, Terra, Acqua, Aria) ai quali si aggiunge, secondo la filosofia orientale, il principio del Vuoto. Ad ogni elemento corrisponde un curatore: Rodrigo D'Erasmo in questa intervista di Elisa Graci e Dario Grande a Volume ci ha presentato il concetto e il programma di questo festival.

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    Il primo Pride della Valtellina Chiavenna. L'emozione, ha fatto salir la fame! Per merenda: pane burro e acciughe con bollicina,. Poi via si torna a Milano, al Piccolo Salone del Libro Politico al Conchetta. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    In Etiopia inaugurata la diga della discordia

    Il 9 settembre, dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Gerd, la Grand Ethiopian Renaissance Dam, il più grande progetto idroelettrico d'Africa, e tra i 20 più grandi al mondo. Da anni la diga è anche causa di tensione con i paesi a valle del Nilo: Sudan e soprattutto Egitto, che temono di vedere ridotte le proprie risorse idriche, anche in considerazione dei sempre più frequenti periodi di siccità. “Questa diga sarà certamente uno degli epicentri di tensione di questa regione nel prossimo futuro” spiega Luca Puddu, docente di storia dell’Africa all'Università di Palermo, al microfono di Sara Milanese. Ascolta l’intervista andata in onda in A come Africa.

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