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Morti sul lavoro: Sergio Mattarella incalza il governo

Sergio Mattarella

Il grido di allarme di Sergio Mattarella è arrivato alle orecchie di chi dovrebbe agire, il governo, il quale in maniera improvvisa, un po’ come colto alla sprovvista, ha risposto annunciando e promettendo misure per risolvere i due problemi principali denunciati dal Capo dello Stato, i salari bassi e le morti sul lavoro. Fonti del governo hanno fatto sapere che domani probabilmente sarà annunciato un prossimo decreto legge sulla sicurezza sul lavoro, la Lega dal canto suo propone un disegno di legge sui salari. Come se si potesse dimenticare che la destra in Parlamento, presentando emendamenti e modifiche, ha archiviato la proposta di salario minimo presentata dalle opposizioni e che la maggioranza aveva considerato come testo su cui lavorare, rinviando ad una legge delega che ancora non si è vista. Il risultato è che la destra in Parlamento, che ha una maggioranza molto ampia, sull’aumento dei salari per ora si è voltata dall’altra parte. All’orizzonte immediato non c’è nulla, se non promesse e invece l’appello di Mattarella, lanciato in maniera accorata questa mattina davanti alla ministra del Lavoro, evidenzia una realtà drammatica, da un lato le morti sul lavoro che ancora oggi hanno contato un’altra vittima, dall’altra i salari così bassi, che non aumentano quanto aumenta invece l’inflazione e che impoveriscono le famiglie, “le famiglie non reggono l’aumento del costo della vita” ha detto il Presidente della Repubblica. Il lavoro che manca, la dignità rappresentata dal diritto ad avere un lavoro, i salari e la sicurezza sono le questioni che Mattarella ha messo al centro del suo discorso per celebrare il primo maggio, con dati pesanti, secondo Save the Children le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 748 mila, il 12 per cento, tra le più colpite ci sono quelle con tre o più figli più figli e quelle monogenitoriali.

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    Anna Bredice
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    Femminicidi, Nordio parla di genetica e allontana l’educazione nelle scuole

    Oggi il ministro della giustizia Nordio ha partecipato a una conferenza sui femminicidi e ha esposto una teoria sulle radici della violenza di genere. In sostanza ha detto che c’è una questione millenaria, genetica, legata al fatto che l’uomo è fisicamente più forte della donna, e che bisogna intervenire “come fanno gli psicologi e gli ipnotisti su chi ha una tara legata a un trauma adolescenziale”. Nordio ha aggiunto che l’educazione è fondamentale, che va bene farla nelle scuole ma che la sede è, innanzitutto, la famiglia. All’evento c’era anche la ministra della famiglia Roccella, che ha negato che ci sia un legame tra l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole e l’andamento del numero dei femminicidi. Dall’opposizione arrivano forti critiche, sia per la contrarietà di fatto all’educazione nelle scuole ribadita dai due membri del Governo, sia per le parole di Nordio sulla genetica: dai partiti di minoranza si parla di “visione retrograda” e di “ritorno al peggior Medioevo”. Stefano Ciccone è presidente dell’associazione Maschile plurale, impegnata contro la violenza contro le donne.

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    È da poco uscito Nuovo Amore Passato Pt1, disco di debutto di una delle musiciste più interessanti della nuova scena napoletana, Anna And Vulkan. L’album è un viaggio tra funk, testi in napoletano e contaminazioni turche. “Parla di amore, tempismo e ritorni” spiega la musicista, che ci ha raggiunti oggi a Volume per raccontare il disco, le sue esperienze tra Napoli e Vienna e suonarci qualche pezzo con la band. Ascolta l’intervista e il MiniLive di Anna and Vulkan.

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