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Quanti morti e ricoveri avremmo se tutta la popolazione italiana si fosse già vaccinata?

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Quante ospedalizzazioni in meno avremmo, ipotizzando che tutta la popolazione italiana si fosse già vaccinata con almeno due dosi, quindi con un ciclo completo? E quanti morti in meno? Per calcolarlo, con la consulenza di Alessandro Ferretti, fisico dell’Università di Torino e del Cern, abbiamo moltiplicato il numero di non vaccinati ricoverati in terapia intensiva negli ultimi 30 giorni, uguale a 1036, per il rapporto tra l’incidenza sui non vaccinati e vaccinati con due dosi da meno di 5 mesi. Per farla semplice: tra i non vaccinati l’incidenza dei ricoveri in terapia intensiva è di 151 per milione di abitanti. Tra i vaccinati da meno di 5 mesi è 6,5, un rapporto di 1 a 23. Se tutti i non vaccinati avessero fatto almeno due dosi, avremmo 991 posti occupati in meno, praticamente 2/3 in meno di quelli attualmente occupati. Tra i ricoveri ordinari, sarebbero 6585 in meno, i morti 947 in meno in un mese.

tabella decessi ospedalizzazioni 01

È un rapporto al netto dell’età media, più bassa tra i non vaccinati che tra i vaccinati, e quindi una stima addirittura al ribasso. E che naturalmente è ancora più vantaggiosa per le terze dosi, che però non sono ancora così diffuse da poter dare un risultato definitivo essendo fin qui concentrate su un’età media piuttosto alta.

Una zavorra che grava ancor più ora che è arrivata Omicron. Per capirlo serve un altro dato: il rapporto tra contagi e ricoveri sui 30 giorni precedenti al 5 dicembre ed al 5 gennaio, pre e dopo omicron.

tabella decessi ospedalizzazioni 02

Come si vede, Omicron sta gradualmente attenuando le differenze tra vaccinati e non per quanto riguarda il contagio, ma non per la malattia grave. I ricoverati non vaccinati erano circa il 64% al 5 dicembre, e lo sono anche un mese dopo con numeri assai più alti. Mentre tra la popolazione vaccinata crollano gli ospedalizzati con la terza dose e il peso si sposta su chi ancora non ha effettuato il richiamo. Il vaccino dunque si conferma una barriera fondamentale sulla malattia grave.

L’obbligo vaccinale arriva tardivamente, così come tardivamente è stata avviata la campagna sulla terza dose. E per quanto dai primi dati molto parziali, che iniziano a vedersi in questi giorni, le ospedalizzazioni di Omicron siano effettivamente in proporzione minore rispetto a Delta, la rapidità esponenziale della crescita dei casi in brevissimo tempo non mette al riparo il sistema ospedaliero, come stiamo vedendo in questi giorni. Meno casi in proporzione ai contagi, ma troppi in poco tempo: senza un intervento deciso che incida anche sull’andamento dei contagi complessivi, che finora il governo ha completamente escluso dalle proprie scelte, nei prossimi giorni la situazione negli ospedali è destinata a diventare ancora più critica.

  • Autore articolo
    Massimo Alberti
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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale

    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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