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Morte alla ricerca della giada

Almeno novanta persone sono morte in una frana nello stato settentrionale di Kachin, a Myanmar.

Le vittime rovistavano tra i cumuli di macerie delle miniere di giada di Hpakant, quando si è verificato lo smottamento.

Global New Light, da Myanmar, afferma che “ancora molti mancano all’appello”.

I soccorritori domenica mattina stavano scavando tra le macerie, alla ricerca di sopravvissuti.

E’ abitudine diffusa tra i più poveri di queste zone arrampicarsi sulle montagne di scarti di lavorazione della giada, alla ricerca di frammenti del prezioso minerale da rivendere. Macerie e rifiuti sono ammassati nella zona dalle scavatrici che lavorano nelle miniere.

Decine di baracche sarebbero rimaste sepolte e si teme che all’interno di queste abitazioni si possano trovare altri corpi senza vita.

Myanmar è il luogo più importante al mondo per l’estrazione della giada, un minerale dal colore verde che è particolarmente apprezzato e lavorato in Cina.

A Hpakant si raccolgono migliaia di disperati, richiamati da tutto il Paese dal sogno di ricchezza associato alla giada. In realtà, molti di questi rimangono prigionieri degli abusi e delle violenze delle società di estrazione della giada, controllate dai membri dell’ex-giunta militare.

Frequenti sono gli incidenti, o la confisca di terreni, in quest’area del Paese che è stata devastata dalle operazioni di estrazione. Molti dei lavoratori che operano nell’industria della giada sono poi vittime dell’uso di eroina e di anfetamine.

L’industria di estrazione della giada, ufficialmente, produce un volume di affari pari a 3,4 miliardi di dollari. In realtà gli introiti, in un commercio spesso segreto e che sfugge ad ogni controllo, sarebbero secondo Global Witness dieci volte più alti, pari a 31 miliardi di dollari, la metà del prodotto interno lordo di Myanmar.

“Le operazioni di estrazione su larga scala larga scala controllate dalle famiglie dei militari, dai loro amici e dai signori della guerra hanno reso Hpakant una terra devastata e terribile dove gli abitanti locali sono letteralmente soffocati”, ha detto Mike Davis di Global Witness, che chiede che l’industria della giada venga assoggettata alle regole di trasparenza e rispetto dei diritti della Extractive Industries Transparency Initiative (EITI).

Ascolta la testimonianza da Bankgok del nostro collaboratore Stefano Vecchia

Stefano Vecchia

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    “L'abbiamo vista arrivare”. La tecnica dell’odio secondo chi la studia da anni

    L'uccisione negli Usa di Charlie Kirk rischia di innescare un incendio che travalica i confini americani. Da subito la destra “globale” ha lanciato in quasi in tutto l’occidente una campagna contro la sinistra – a tutte le latitudini e senza distinzioni - accusandola di essere complice se non responsabile di quella morte. È un passo in più, nel paradosso in cui siamo immersi: chi ha alimentato campagne di odio ora accusa gli altri di fomentarlo. Una confusione da cui sarebbe necessario uscire rimettendo in fila i fatti, le cause, gli effetti e il loro intreccio. L'intervista di Massimo Bacchetta a Federico Faloppa, docente di “linguaggio e discriminazione” all’Università di Reading (UK), prova a farlo. Federico Faloppa è anche referente scientifico per la “Rete per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio”.

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    Le dita mozzate: un “very cold case” preistorico che indaga la sottomissione femminile

    Edizioni le Assassine pubblica e continuerà a pubblicare letteratura gialla nei suoi molteplici sottogeneri, proponendo e riscoprendo autrici del presente e del passato. L'obiettivo è quello di mettere in luce la capacità dello sguardo femminile di descrivere, decifrare e interpretare vari contesti sociali, senza mai sacrificare la suspense che è tipica di questo genere. Con gli stessi obiettivi, nasce ora la nuova collana Sisters, che apre a voci inedite in grado di creare storie appassionanti e memorabili, portando il lettore su sentieri narrativi inaspettati. Il primo titolo di Sisters è "Le dita mozzate" di Hannelore Cayre, un noir atipico in cui il nostro passato remoto diventa lo sfondo perfetto per indagare la nascita della sottomissione femminile e le sue origini, ambientato nella preistoria ispirandosi alla scoperta, avvenuta in Francia esattamente quarant'anni fa, della famosa Grotta Chauvet, con le sue pareti ricoperte di misteriose impronte di mani femminili mutilate. Ne ha parlato a Cult la traduttrice Simonetta Badioli.

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    a cura di Davide Facchini. Per le playlist: https://www.facebook.com/groups/406723886036915

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    Prima puntata di Considera l'armadillo, noi e altri animali. In studio @Rosario Balestrieri, ornitologo della @Stazione Zoologica Anton Dohrn. Si è parlato di voci di uccelli estinti, di rondini, storni, bianconi e delle loro migrazioni. In studio Cecilia Di Lieto.

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