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“Moha vive”. A Corvetto gli amici del quartiere hanno ricordato il ventenne morto in un incidente stradale

"Moha vive". A Corvetto gli amici del quartiere hanno ricordato il ventenne morto in un incidente stradale

Il quartiere di Corvetto si è fermato, ieri sera, per ricordare Mohamed Mahmoud. Moha, per chi lo conosceva. Un centinaio di persone, poco dopo le otto, si è messo in cammino da piazzale Corvetto, in silenzio. Amici, parenti e semplici residenti della zona hanno scelto di ricordarlo con un corteo pacifico, Moha, morto a 20 anni una settimana fa dopo essersi schiantato con il suo scooter T-Max contro un semaforo in via Cassano d’Adda, dopo aver incrociato una volante della polizia lungo viale Ortles.

Sua madre era lì, in testa al corteo, sorretta dai parenti. Ha intonato un canto, quello che si intona ai funerali: “Da Dio arriviamo e a Dio torniamo”. La sorella di Moha, prima del corteo, ha raccontato di lui, ancora scossa dalla tragedia che ha toccato la sua famiglia: “Studiava per fare l’elettricista. Era un ragazzo dolce, educato, rispettoso, mai un problema con nessuno”.

Quando il corteo si è mosso, imboccando via Polesine, il quartiere è sceso nel silenzio. Dai balconi e dai negozi si è affacciato qualcuno. Il nome di Moha era sullo striscione in cima al corteo, pieno di foto e firme degli amici del suo quartiere. Dietro, altri due striscioni, con due date: quella della morte di Moha e quella di Ramy, l’amico d’infanzia morto a 19 anni, a pochi passi da lì, sei mesi fa. C’era anche suo padre, Yehia Elgaml, alla commemorazione. Anche Ramy era sul T-Max quando si è schiantato contro un palo, dopo un inseguimento da parte dei carabinieri.

"Moha vive". A Corvetto gli amici del quartiere hanno ricordato il ventenne morto in un incidente stradale

Il corteo si è fermato prima intorno al palo dove ha perso la vita Moha. Attorno ai fiori lasciati in ricordo del ragazzo, si sono stretti i parenti e gli amici più stretti, coperti dagli striscioni. Chiedevano rispetto per il loro lutto. Ma il ricordo non si è fermato all’incrocio tra via Marco d’Agrate e via Cassano d’Adda. Il corteo ha proseguito fino al palo dove ha perso la vita Ramy.

Una ragazza del quartiere ha preso la parola, rivolgendosi ai giornalisti: “Quando succede qualcosa a Corvetto, si parla subito di criminalità. Chiunque viene dipinto come un delinquente, e non ci può stare il silenzio e il rispetto per chi ha perso la vita”. Il corteo si è poi sciolto in viale Ripamonti. Il ricordo dei due ragazzi che hanno percorso quelle strade è più vivo che mai. Due amici, nati a sei mesi di distanza e morti a sei mesi di distanza. E, ora, uniti da una stessa memoria.

  • Autore articolo
    Chiara Manetti
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