Approfondimenti

Milwaukee e le altre rivolte dei neri d’America

Un altro giovane afroamericano è stato ucciso da un poliziotto. E’successo a Milwaukee. Il ragazzo è stato freddato durante un inseguimento a piedi. Subito una folla si è radunata nella zona. Sono scoppiati i primi incidenti. Si sono verificati scontri con auto e negozi dati alle  fiamme. Un incendio ha coinvolto anche una stazione di rifornimento. Il sindaco della città ha lanciato un appello affinchè tornasse la calma, così come hanno fatto i genitori del ragazzo ucciso.

https://www.youtube.com/watch?v=MUbPtUCMOp0

La rabbia è dunque scoppiata ancora una volta. La lunga striscia di sangue non sembra fermarsi. I giovani afroamericani uccisi dalla polizia sono decine ogni anno.  La tensione è sempre più forte e la preoccupazione è che sfoci in una sorta di guerra aperta (basta ricordare le recenti stragi di poliziotti in Texas e Louisiana).

Ma quali sono ste le altre grandi rivolte nere nel corso della recente storia degli Usa ?

BALTIMORA 2015

baltimora

Freddie Gray, 25 anni, viene arrestato nell’aprile del 2015 dalla polizia. Morirà una settimana dopo in ospedale grazie ai danni alla spina dorsale che gli sno state procurati dai poliziotti durante il fermo. E’l’ennesima vittima. Un anno prima c’era stato Michael Brown a Ferguson. La rabbia dei neri di Baltimora esplode dopo i funerali di Freddie. Automobili e negozi vengono dati alle fiamme. Ci sono scontri con la polizia. Decine i feriti, centinaia gli arrestati. Il governatore del Maryland dichiara lo stato d’emergenza e chiama la Guardia Nazionale a pattugliare le strade della città

FERGUSON 2014

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E’la prima grande rivolta dopo i fatti di Los Angeles del 1992. Scoppia a causa dell’uccisione da parte di un poliziotto di Michael Brown, un teen ager disarmato nel agosto del 2014.

La rivolta di Ferguson ha riaperto il dibattito negli Usa sui diritti della comunità afroamericana, sul razzismo dei bianchi (Ferguson è un piccolo centro alle porte di St Louis, Missouri, profondo sud), sul rapporto che c’è tra le tensioni razziali e la presidenza Obama, sulla militarizzazione della polizia (che ha usato vere e proprie armamenti simili a quelli che hanno le truppe dell’esercito), sul perdurare dei ghetti neri ai margini dei grandi centri urbani americani.

La rivolta scoppia in agosto, ma poi la tensione andrà avanti per mesi, con il ritorno nelle strade dei giovani afroamericani nel novembre successivo quando il Grand Jury non incrimina il poliziotto che ha ucciso Michael Brown. Anche in quel caso viene dichiarato lo stato d’emergenza. A due anni di distanza, la situazione sembra essere tornata alla calma.

CINCINNATI 2001

Gli incidenti scoppiano quando arriva la notizia della morte di Timothy Thomas.  Era un giovane nel mirino della polizia. Era stato fermato diverse volte. Nell’ultimo controllo un poliziotto gli spara. Era solo l’ultima i una lunga serie di episodi del genere che si erano registrati in città negli ultimi anni. Il giorno dopo un paio di centinaia di persone interrompono i lavori del consiglio comunale per protesta. Viene dato ordine ai poliziotti di disperderle con i gas lacrimogeni. E’allora che si scatena la rabbia degli afroamericani. Per tutta la notte, saccheggi e danneggiamenti si alternano agli attacchi alle pattuglie di polizia. Gli incidenti vanno avanti tre notti e finiscono solo quando venne imposto il coprifuoco.

LOS ANGELES 1992

los angeles

Le tensioni sociali degli anni’80 esplodono a Los Angeles quando un tribunale giudica non colpevoli gli agenti di polizia che hanno fermato e picchiato a sangue Rodney King.  Per sei giorni, la città della California è teatro di scontri e violenze. I morti saranno 53 e migliaia i feriti. I morti saranno per lo più neri, uccisi negli scontri con la polizia e l’esercito, ma anche bianchi linciati dai neri. Rodney King cercherà di fermare la rivolta con un appello che per lo più rimarrà inascoltato. Dopo le sue parole “Ragazzi, non possiamo andare avanti così”, le violenze proseguono. La battaglia sarà anche inter-etnica. I latinos saranno accanto agli afroamericani, mentre i coreani e gli asiatici cercheranno di difendersi e di difendere le loro proprietà.  Alla fine i danni ammonteranno a centinaia di milioni di dollari.

DOPO L’ASSASSINIO DI MARTIN LUTHER KING 1968

Era il 4 di aprile. Martin Luther King era stato ucciso. I neri espressero la loro rabbia per l’omicidio del paladino dei diritti civili. Le violenze e le rivolte proseguirono per cinque giorni in tutti gli Usa. Ci furono numerosi morti, decine di feriti. L’esercito e la Guardia Civile furono utilizzate a Washington, a Kansas City, a Baltimora, a Chicago.  L’America sembrava un paese in guerra. Il presidente Lyndon Johnson disse di non essere stato certo sorpreso da quell’esplosione di violenza. Che costrinse il Congresso ad accelerare l’approvazione del Civil Rights Act.

DETROIT 1967

Fu una delle rivolte più sanguinose. 43 i morti, di cui una decina bianchi, il resto neri.  La maggior parte della popolazione afroamericana di Detroit viveva in una condizione di povertà e di marginalità sociale. La frustrazione esplose quando la polizia fece irruzione in un locale senza licenza dove un’ottantina di persone stavano festeggiando il ritorno di due veterani dal Vietnam. Scattarono gli arresti e questo fece scattare anche le violenze.  Una folla si era radunata fuori dallo stabile e iniziò a tirare oggetti contro le macchine della polizia. Da lì, iniziarono gli scontri, gli incendi, isacccheggi. Dal 23 al 27 luglio, la città fu un teatro di guerra. Il governatore del Michigan fece intervenire la Guardia Nazionale. Oltre alle decine di morti, la rivolta provocò quasi 2000 feriti, più di 7000 arresti e la distruzione di 2000 edifici. Furono enormi le perdite economiche.

WATTS 1965

** FILE ** Demonstrators push against a police car after rioting erupted in a crowd of 1,500 in the Los Angeles area of Watts in this file photo taken August 12, 1965. The 40th anniversary of the start of the six-day uprising is Thursday, Aug. 11. (AP Photo/File)

La scintilla, anche in questo caso, fu un controllo della polizia nei confronti di un nero, accusato di guidare sotto l’effetto di stupefacenti, che ben presto si trasformò in uno scontro fisico con gli agenti. Watts era una delle poche zone in cui ai neri era permesso vivere e da tempo la comunità locale si lamentava della politica aggressiva della polizia nei confronti degli adolescenti afroamericani. Per fermare la rivolta, fu necessario l’intervento della Guardia Nazionale. Quasi 6000 tra soldati e poliziotti affrontarono la rabbia di 35.000 persone. Dall’11 al 17 agosto ci furono 34 morti, più di mille feriti, più di tremila arresti, e 40 milioni di dollari di danni. Ci fu  un’inchiesta sulle cause sociali della rivolta. I risultati dissero che la  segregazione razziale, la povertà e le ingiustizie erano alla base dell’estate di sangue di Watts

HARLEM 1935

Secondo gli storici è la prima rivolta razziale moderna negli Usa. E’ il 19 marzo, quando un impiegato di un  grande magazzino ferma un ragazzino di 12 anni, nero, Lino Ravera. L’uomo minaccia di picchiarlo a sangue,  il ragazzo allora gli morde una mano, e gli altri commessi chiamano la polizia. Una piccola folla si è radunata per vedere quello che sta accadendo. Si diffonde la voce falsa nel quartiere che un ragazzino nero è stato picchiato a morte. A sera, un gruppo di giovani dimostra davanti a Kress Five and Ten store. Ci sono i primi attacchi ai negozi dei bianchi.  Interviene la polizia. La rivolta si spegnerà il giorno dopo. I morti saranno tre, decine i feriti, milioni di dollari di danni. Il sindaco Fiorello La Guardia istituì  una commissione per comprendere le ragioni della ribellione. Ingiustizia, discriminazione razziale sui luoghi di lavoro e da parte della polizia furono i motivi che emersero. Esattamente quelli che emergeranno nel 1992 per  la rivolta di Los Angeles

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    E’ da poco uscito “In Fatti Ostili”, nuovo album della storica formazione milanese Delta V. Durante il tour promozionale del disco, Martina e Carlo sono passati a Volume per raccontarcelo e suonarci alcuni pezzi dal vivo. A legare le nuove tracce, raccontano, “è stato il senso di spaesamento” ma anche “la sensazione di vivere in un mondo sempre più ostile e rivolto unicamente a se stesso”. Nella forma di un elegante cantautorato elettronico, l’album offre una lucida fotografia della società di oggi, in cui concetti di fiducia, altruismo e speranza paiono sempre più lontani. La metafora che la band utilizza per affrontare questi temi è spesso quella della città da cui proviene: “Milano ricorda molto Dorian Grey, si specchia e si vede sempre bella e giovane ma manca sempre più di sostanza”. Ascolta l’intervista e il MiniLive dei Delta V, a cura di Dario Grande.

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