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“Migrating Objects” debutta nella Collezione Peggy Guggenheim

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Migrating Objects

Palazzo Venier dei Leoni a Venezia ospita fino al 14 giugno la mostra “Migrating Objects“, con opere provenienti dall’Africa, dall’Oceania e dalle Americhe della collezione Peggy Guggenheim. È una mostra che mette in luce un aspetto meno conosciuto, ma importante e significativo, del collezionismo di Peggy Guggenheim, da sempre celebrata per le collezioni d’arte moderna europea e americana.

Peggy Guggenheim, però, nel corso degli anni ’50 e 60′ iniziò a guardare oltre i confini dell’Europa e degli Stati Uniti. Si interessò all’arte africana, a quella dell’Oceania e le culture indigene delle Americhe. “Migrating Objects” presenta al pubblico 35 opere che sono il frutto di un esteso periodo di ricerche e confronti da parte di un team di studiosi di cui fa parte anche Vivien Greene della Fondazione Guggenheim di New York, intervistata da Tiziana Ricci per Cult.

È la prima volta che questi 35 oggetti vengono presentati nel loro insieme alla Collezione Peggy Guggenheim. Per molto tempo sono rimasti nel deposito senza venir studiati in modo particolare. L’idea visionaria della mostra è stata della direttrice della Collezione Peggy Guggenheim, Karole P.B. Vail, che ha trovato il momento più adatto e importante per scoprire i gusti di Peggy Guggenheim che conosciamo bene per altre cose. Per il pubblico di oggi è una scoperta, non era molto noto che Peggy Guggenheim avesse questi gusti e avesse collezionato quegli oggetti.

Voi avete seguito due approcci per presentare queste opere. Da un lato avete mantenuto i contesti originali, dall’altro avete affiancato alcune di queste sculture ad opere di Picasso, Max Ernst e Henry Moore.

Sì, perchè gli artisti del Novecento hanno guardato a quelle opere e hanno anche un po’ rubato. L’idea era di far capire il significato e il contesto originale, perché sono stati realizzati questi oggetti e come venivano usati. E poi, da qui il titolo della mostra Migrating Objects, capire la loro migrazione legata a volte al colonialismo e altre volte al mercato. Questi oggetti sono arrivati fino a Parigi e a New York nei primi del ‘900, sono stati visti dagli artisti e sono diventati degli spunti importantissimi per lo sviluppo dell’arte moderna e l’arte astratta. Alla fine degli anni ’50 Peggy Guggenheim ha iniziato a collezionare questi oggetti.

Foto dalla pagina Facebook della Peggy Guggenheim Collection di Venezia

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    Redazione
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    M7 del 01/11/2025 - Poco atletica. Milano ha bisogno di più impianti per chi vuole allenarsi

    Milano ha cinque impianti di atletica per migliaia di praticanti. Nessuno è omologato per le gare ufficiali, nessuno è al coperto per fare attività in inverno o quando piove. Molti atleti sono così costretti a spostarsi fuori città. Il Comune ha aperto un tavolo per migliorare la situazione, le società chiedono interventi urgenti. I problemi dell’atletica a Milano faticano a trovare una soluzione. Con interviste all'assessora allo sport del Comune di Milano Martina Riva, al presidente della Bracco Atletica Franco Angelotti, ad Americo Gigante, allenatore specializzato nei lanci dell'Atletica Riccardi, Omar Lonati, atleta "master" e papà, Luciano Bagoli, direttore tecnico Nuova Atletica 87.

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