In un Paese sempre più anziano, Mattarella ha parlato ai giovani: “Non rassegnatevi, siate esigenti, coraggiosi, responsabili”. Sono i giovani che se ne vanno, frantumando i record dell’espatrio, lasciandosi alle spalle un Paese che non offre loro alcuna opportunità. Sono i giovani sbeffeggiati anche durante le ultime proteste contro il sistema universitario escludente. Sono i giovani che non riescono a costruire un futuro, non riescono nemmeno a trovare una casa, e Mattarella ha ricordato il piano casa di Fanfani come una delle conquiste della Repubblica. Sono passati 60 anni da quella stagione in cui le lotte costruivano il futuro. Oggi, siamo nell’epoca di un consenso al governo Meloni fondato più sull’immobilismo e sulla difficoltà a creare alternative che su uno slancio ideale. Il presidente della Repubblica ha parlato con due immagini alle spalle: quella della donna che sorride tenendo tra le mani il giornale che annuncia la nascita della Repubblica. E la copia della Costituzione con la firma dei costituenti. Gli 80 anni della Repubblica sono stati il perno del suo discorso. Con l’inevitabile retorica, ma con un raffronto impietoso tra i decenni in cui l’Italia ha guardato al futuro, anche quando era povera, analfabeta, emigrante, distrutta dalla guerra, divisa dalle ideologie, falcidiata dal terrorismo, e l’Italia di oggi, che rischia di perdere le conquiste di quegli anni, seppur parziali e insufficienti. Tutti i politici da destra a sinistra si sono affrettati a fare i complimenti a Mattarella ma questo, come certa retorica, fa parte della tradizione del 31 dicembre. Il richiamo all’unità nelle scelte strategiche che arriva dal Quirinale non verrà certo colto. E la chiarezza con cui il presidente ha denunciato le guerre, le persone che soffrono il freddo a Kiyv come a Gaza, non supererà le divisioni. “Ripugnante è il rifiuto di chi nega la pace perché si sente più forte” ha scandito Mattarella in apertura del suo discorso.
Un chiaro riferimento alla Russia di Putin, ma anche alla condotta di Trump nel suo secondo mandato presidenziale a Washington.
Così come chiarissima è stata l’indicazione del ruolo fondamentale dell’Italia nella costruzione dell’Europa. Mattarella in 15 minuti esatti di discorso non ha mai pronunciato la parola “Nazione” tanto cara a Meloni, marcando non tanto una differenza estetica quanto una cifra culturale. La frattura che attraversa il Paese e tutto il mondo occidentale.


