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L’ultima follia dell’incredibile Piantedosi

Una su una parete lungo la strada che collega la statale 106 a Cutro dove oggi pomeriggio è in programma la riunione del Consiglio dei ministri dopo il naufragio - piantedosi

Non c’era bisogno di vedere i parenti dei morti in lacrime fare un sit in davanti alla camera ardente dei loro cari per capire la totale inadeguatezza del ministro Piantedosi.

Non ce n’era bisogno perché dal 27 febbraio Piantedosi ha inanellato una serie di figure una peggiore dell’altra, prima accusando i genitori dei bambini morti di essere degli irresponsabili, poi straparlando che i migranti non devono partire perché l’Italia li andrà a prendere, infine tentando di giustificare in Parlamento la strage di Cutro con una sfilza impressionante e colpevole di bugie e omissioni.

Non c’era bisogno quindi di quanto è successo a Crotone per capire quanto sia fuori posto il Prefetto al Viminale, eppure quello che è accaduto ieri ha dell’incredibile, con il ministro che senza consultare nessuno decide d’imperio di trasferire tutte le salme a Bologna, i camion pronti a trasportare le bare come a Bergamo durante il Covid, i parenti dei morti che si siedono per terra in piazza per protesta gridando e piangendo, qualcuno che forse da Roma avverte Piantedosi che sta facendo l’ennesima cretinata, infine il dietro front, non se ne fa più niente, le salme restano a Crotone poi si vedrà.

Oggi Piantedosi è costretto a tornare sul luogo del delitto, a Cutro, dove – per mettere una pezza mediatica alla strage – Meloni ha deciso di riunire il governo.

Ecco, il ministro avrebbe solo un modo per uscire da quell’edificio giallo con dignità: chiedendo scusa per tutto, ammettendo di non avere le capacità e l’umanità per svolgere il ruolo a cui per caso è stato innalzato, tornando a occuparsi di scartoffie in una prefettura o, meglio, andando direttamente in pensione

  • Autore articolo
    Alessandro Gilioli
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    In un libro le 15 immagini che raccontano l'Italia

    "Aprire lo sguardo" (Garzanti) è un libro in cui Alessandra Mauro ha scelto 15 immagini che compongono un “mosaico visuale” dell'Italia. In una selezione di grande forza evocativa, sfilano volti, luoghi e momenti: dall’arresto Benito Mussolini, immortalato da Adolfo Porry-Pastorel nel 1915, ai ritratti di Wanda Wulz, ai manicomi documentati da Gianni Berengo Gardin nel 1968, fino alla fotografia di moda di Ferdinando Scianna e allo studio del tessuto urbano di Gabriele Basilico. L'intervista di Tiziana Ricci a Alessandra Mauro.

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