Approfondimenti

L’appello a Radio Popolare dalla nave Louise Michel, bloccata a Lampedusa per aver salvato troppi migranti

La nave Louise Michel dell'omonima ONG, finanziata dall'artista Banksy, è stata trattenuta nel porto di Lampedusa, per violazioni del nuovo decreto anti ONG del 26 marzo 2023

A Lampedusa questa mattina sono riprese le operazione per il recupero del corpo di una donna migrante che è stato avvistato nella tarda mattinata di ieri davanti al faro di Lampedusa. L’Hot Spot di Lampedusa intanto continua a essere oltre il limite massimo di affollamento.
A Contrada Imbriacola sono ospitate 1500 persone, a fronte dei poco meno di 400 posti disponibili. Molti sono sopravvissuti a naufragi in cui hanno visto morire amici e familiari, e vivono ora in condizioni molto critiche.
La Lega ieri ha presentato 21 emendamenti al DL Cutro che prevedono una stretta sui richiedenti asilo: dal divieto di convertire alcuni permessi di soggiorno in permessi di lavoro, al raddoppio dei tempi di detenzione per migranti rinchiusi nei centri per il rimpatrio.
In questo clima, la nave Louise Michel, finanziata dall’artista britannico Banksy, è ancora ferma nel porto di Lampedusa, dopo essere stata sequestrata per non aver rispettato il decreto anti-ONG del governo italiano.

Martina Stefanoni ha intervistato Leona Blankestein, membro dell’equipaggio della Louise Michel e coordinatrice delle operazioni di salvataggio.

Sabato mattina la Louise Michel è arrivata al porto di Lampedusa e ha fatto sbarcare tutti i sopravvissuti che abbiamo salvato in diverse operazioni di salvataggio. Una volta attraccati al porto, tutti i migranti hanno lasciato la nave, ma mentre era ancora in corso lo sbarco abbiamo ricevuto l’informazione che era stata ordinata la detenzione della barca perché non avevamo eseguito gli ordini e non avevamo rispettato il nuovo decreto del governo italiano. Una volta concluso lo sbarco il nostro capitano e il nostro capo missione sono andati all’ufficio della guardia costiera per avere una conferma scritta di quello che stava succedendo, di cosa effettivamente eravamo accusati e per capire da un punto di vista legale qual era il problema. Ci hanno però detto che non c’era nessuna conferma scritta per il momento. Quindi ci hanno messo in stand by. Abbiamo continuato a chiedere questi documenti ma continuavano a dirci di aspettare.
Anche il giorno dopo, più di 24 ore dopo che la nave era stata fermata, non abbiamo ricevuto nessuna conferma scritta. E, per la cronaca, durante queste 24 ore, abbiamo saputo di diversi casi di navi in difficoltà, con tantissime persone in pericolo proprio davanti all’isola e in tutta l’area Sar, ma non hanno comunque permesso alla nave di lasciare il porto.
Solo domenica, durante la giornata abbiamo ricevuto la conferma scritta della detenzione della nave per 20 giorni. Sostanzialmente siamo stati informati di questo fermo amministrativo per aver violato il decreto contro le ONG. L’accusa, di fatto, era che abbiamo salvato troppe persone, fatto troppe operazioni di salvataggio.

Quale è stata la vostra reazione quando vi è stato chiedo di fermarvi dopo il primo salvataggio?

Anche se eravamo perfettamente a conoscenza del decreto, del suo contenuto e delle sue potenziali conseguenze, l’equipaggio è rimasto comunque scioccato. Abbiamo ricevuto dalla capitaneria di porto nazionale non solo un’email ma diverse telefonate che ci chiedevano esplicitamente di fermarci e di andare immediatamente a trapani senza condurre altre operazioni di salvataggio. Rimani senza parole quando vedi quello che sta succedendo nel mediterraneo in questo momento e le autorità ti chiedono di non salvare nessuno. E’…ancora non trovo le parole giuste.

E invece come avete reagito dopo la notizia del blocco della nave?

È praticamente lo stesso sentimento. Lascia senza parole vedere come le autorità cambiano la narrazione, cercando di dipingere noi come i cattivi. Questo è incredibile, noi siamo quelli che salvano le persone. E’ molto difficile leggere i documenti, è molto difficile pensare a come consapevolmente accettano che la gente affoghi e bloccano le navi invece che supportarle.

Qual è la vostra opinione su questa legge Italia? Pensi che faccia parte di una tendenza europea a criminalizzare le ONG?

Si, io penso che il decreto è sicuramente fatto per impedire alle ONG di salvare le persone. E’ fatto per fermare le navi, per tenere nevi attrezzate lontane dal mediterraneo centrale. La conseguenza è che più persone moriranno.
Criminalizzare le ONG non porta a meno partenze, a meno persone che scelgono di scappare dal loro paese, perché queste persone non hanno scelta. Quindi fermare le barche non porterà a meno ingressi in Italia, ma solo a più persone che affogheranno.
A lungo termine, quindi, credo che questo decreto non è solo fatto contro le ONG, ma proprio contro l’immigrazione, contro le persone che partono. Non siamo noi a soffrire di più, ma le persone che scappano.

Cosa succede adesso per la Louise Michel? Cosa pensate di fare?

Al momento la nave è ancora bloccata a Lampedusa e lo sarà per circa 2 settimane. Noi ovviamente faremo appello contro questa detenzione e combatteremo non solo questa decisione ma il decreto anti-ONG stesso perché non solo è sbagliato ma è anche disumano e pericoloso. Faremo tutto quello che è in nostro potere per lottare contro tutto questo, non solo per noi ma sopratutto per tutte le altre ONG e per tutti i migranti.

E credi che continuerete a fare tutti i salvataggi che sono necessari anche andando nuovamente contro il decreto del governo italiano?

Se sarà necessario, offriremo sempre la nostra assistenza a chiunque si dovesse trovare in difficoltà. Non solo perché questo è quello che vogliamo fare, ma anche perché è nostro dovere secondo la legge internazionale. Il decreto italiano va contro la legge internazionale e contro il dovere di aiutare chiunque si trovi in pericolo. Quindi si, continueremo i nostri salvataggi e a offrire sostegno ogni volta che ce ne sarà bisogno.

  • Autore articolo
    Martina Stefanoni
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio giovedì 06/11 07:29

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 06-11-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve giovedì 06/11 10:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 06-11-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di giovedì 06/11/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 06-11-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di giovedì 06/11/2025 delle 07:15

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 06-11-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Alla Cop l'assemblea dei popoli chiede giustizia climatica

    A Belèm in Brasile lunedì si apre la Cop30 per il clima per cercare di tenere insieme la lotta al riscaldamento globale sotto i colpi del negazionismo di Trump e delle guerre; insieme alla Cop nella città amazzonica si riuniscono migliaia di rappresentanti di movimenti e organizzazioni sociali per elaborare proposte sulla crisi climatica, a partire da quelle relative all'Amazzonia e ai popoli che la abitano. Si chiama Cupola dos Povos ovvero "cupola dei Popoli", e non è la prima volta che si riunisce anzi, è una tradizione. Come ci racconta una delle leader del movimento indigeno brasiliano Sila Mesquita Apurina intervistata da Sara Milanese.

    Clip - 06-11-2025

  • PlayStop

    Note dell’autore di giovedì 06/11/2025

    Un appuntamento quasi quotidiano, sintetico e significativo con un autore, al microfono delle voci di Radio Popolare. Note dell’autore è letteratura, saggistica, poesia, drammaturgia e molto altro. Il tutto nel tempo di un caffè!

    Note dell’autore - 06-11-2025

  • PlayStop

    Tutto scorre di giovedì 06/11/2025

    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

    Tutto scorre - 06-11-2025

  • PlayStop

    Gaza, l’Onu chiede cibo e tende per l’inverno, ma Israele continua a demolire edifici con raid aerei

    Gaza, l’Onu chiede cibo e tende per l’inverno, ma Israele continua a demolire edifici con raid aerei “A Gaza mancano cibo e rifugi, bisogna aprire il valico di Rafah”: è l’ennesimo appello che l’Onu rivolge a Israele. A quasi un mese dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, nella Striscia entra ancora solo una minima parte degli aiuti previsti; le agenzie umanitarie denunciano che Israele impedisce l’ingresso anche a tende, coperte e rifugi. I palestinesi della Striscia, in gran parte sfollati, non sono in condizione di affrontare la stagione fredda che si avvicina. L’esercito però, in violazione del cessate il fuoco, continua l’opera di demolizione degli edifici: dall’alba sono in corso raid aerei sui quartieri orientali di Gaza City. A livello diplomatico intanto gli Stati Uniti, intanto, portano avanti il loro piano per Gaza presso il consiglio di sicurezza dell’Onu: nelle scorse ore la risoluzione che autorizza la Forza internazionale di stabilizzazione è stata presentata anche ai paesi arabi coinvolti nel processo di mediazione tra Hamas e Israele. Da Deir al Balah, la testimonianza di Nicolò Parrino, responsabile logistica di Emergency a Gaza, intervistato da Chawki Senouci.

    Clip - 06-11-2025

  • PlayStop

    Presto Presto - Interviste e Analisi di giovedì 06/11/2025

    I fatti del giorno analizzati dai nostri esperti, da studiose e studiosi. I protagonisti dell'attualità intervistati dai nostri conduttori.

    Presto Presto – Interviste e analisi - 06-11-2025

  • PlayStop

    Rassegna stampa internazionale di giovedì 06/11/2025

    Notizie, opinioni, punti di vista tratti da un'ampia gamma di fonti - stampa cartacea, social media, Rete, radio e televisioni - per informarvi sui principali avvenimenti internazionali e su tutto quanto resta fuori dagli spazi informativi più consueti. Particolare attenzione ai temi delle libertà e dei diritti.

    Esteri – La rassegna stampa internazionale - 06-11-2025

  • PlayStop

    Presto Presto - Lo stretto indispensabile di giovedì 06/11/2025

    Il kit di informazioni essenziali per potere affrontare la giornata (secondo noi).

    Presto Presto – Lo stretto indispensabile - 06-11-2025

  • PlayStop

    Presto Presto - Giornali e commenti di giovedì 06/11/2025

    La mattina inizia con le segnalazioni dai quotidiani e altri media, tra prime pagine, segnalazioni, musica, meteo e qualche sorpresa.

    Presto Presto – Giornali e commenti - 06-11-2025

Adesso in diretta