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Lo sciopero generale della duplice (Cgil-Uil) dice: lotta

sciopero generale Cgil-Uil

Il venerdì mattina sulla scalinata della Borsa si festeggiano le nuove quotazioni ma stamani Piazza Affari era piena di bandiere rosse e blu per il secondo sciopero generale della ormai duplice, visto che la Cisl, prima con Draghi e ora con Meloni rimane alla finestra.

Nonostante l’evidente iniquità della manovra che viene snocciolata dal cassone del camion che fa da palco all’iniziativa: i pensionati che pagano più tasse di tutti, le lavoratrici delle mense scolastiche per pochi euro all’ora, precarie che si chiedono se arriverà il voucher anche per loro, invece del contratto, i corriere in disvia di Ups che arrivano coi fumogeni e i megafoni per gridare che sono loro la new economy e si sono dovuti conquistare con anni di lotta un contratto, un salario e pure un orario di lavoro, lottando contro la catena dei sub-appalti e dell’illegalità.

Ci sono anche le ostetriche, ed è raro, che raccontano come siano diventate personale tecnico e non più sanitario-assistenziale, pagate meno, quindi, con meno tutele. Alla faccia del lavoro di cura che svolgono da qualche millennio e del ministero della famiglia e della natalità voluto dal governo. “Non c’è uno straccio di politica del lavoro nella manovra, ma nemmeno per la sanità“, protesta il segretario regionale della Uil, Enrico Vizza; “questa finanziaria è contro le persone perbene e liscia il pelo a tuffatori e ladri, rincara quello della Cgil Alessandro Pagano. Ed è quello che fa imbestialire di più i lavoratori in piazza essere dei bancomat o meglio i principali contribuenti di un governo che premia gli evasori di ogni taglia. Altro che merito.

L’imbroglio delle parole è una delle poche novità di questo governo che chiama “occupabili” i disoccupati per togliergli il sussidio di povertà. A queste prese in giro e all’arroganza con cui pretendono di scaricare l’inflazione a due cifre su pensioni e lavoro, si torna a rispondere con la lotta e tutti credono sarà solo l’inizio.

  • Autore articolo
    Claudio Jampaglia
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    Al Teatro della Cooperativa arriva "Pezzi di Corpus Pasolini - Cinquant'anni senza un poeta civile", di e con Giorgio Felicetti. Un percorso feroce, senza sconti nel corpus pasoliniano, soprattutto degli ultimi anni, quelli della persecuzione mediatica e giudiziaria. Ma anche un percorso a partire dal corpo scempiato, martirizzato con violenza del poeta, in un rito che Felicetti definisce quasi "tribale" e che lui stesso, in scena, rievoca con disarmante evidenza. Giorgio Felicetti è stato ospite a Cult per parlarne. Ascolta l'intervista di Ira Rubini.

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