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Le primarie e le risposte che non ci sono

L’ultima settimana di campagna elettorale delle primarie del centrosinistra milanese sarà decisiva. Per l’esito del confronto a quattro e, prima ancora, per capire se ci saranno le risposte politiche che fino a ora sono mancate. A cominciare dalla domanda che si pongono tutti gli elettori: perché Francesca Balzani e Pierfrancesco Majorino siano candidati concorrenti. Le spiegazioni che sono state date anche ieri dai due protagonisti non sono sufficienti a fare comprendere il contesto e le ragioni politiche di fondo dentro cui è maturata la divisione. Certo, le differenze sui programmi sono nette visto che ciascuno boccia senza appello il punto forte dell’altro: Majorino dice che la gratuità dei mezzi di trasporto favorisce i ricchi, Balzani sostiene che il reddito minimo di cittadinanza comunale sia demagogico. La questione non è nei programmi. La visione della città di domani che i due assessori descrivono non è così dissimile e del resto entrambi sono stati protagonisti dei 5 anni della cosiddetta ‘rivoluzione arancione’ di Giuliano Pisapia. Nessuno avrebbe immaginato che quell’esperienza avrebbe prodotto due candidati concorrenti che litigano su tutto.

Le altre risposte politiche urgenti le deve dare Giuseppe Sala. Il manager di Expo ha affermato di essere persona di sinistra. Ha sancito al contempo la sua discontinuità con Pisapia. Uno scarto che non è solo nei programmi. Sala coltiva l’immagine di manager entrato in politica, di ‘uomo del fare’, concreto e non ideologico. Un profilo debole -per scelta- dal punto di vista identitario, che si rivolge a tutta la città e corteggia il voto di opinione, una componente dell’elettorato che a Milano è sempre stato importante. Sala fin qui ha schivato tutti gli attacchi. Ultimo caso: ha rifiutato l’appoggio di Denis Verdini. Ha ribadito di non essere colui che porterà a Milano il Partito della Nazione. Ma non ha spiegato al di là di ogni dubbio quale sia il modello di centrosinistra che immagina per Milano. Perché esiste più di un centrosinistra e quello dell’epoca di Renzi, con l’esclusione di una parte della sinistra e l’allargamento al centro, è cosa molto diversa dal centrosinistra di Pisapia. E su questa differenza si gioca la vera partita delle primarie di Milano in proiezione nazionale.

  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    Anniversario numero 56 per la Strage di Piazza Fontana, quest’anno oltre alle istituzioni nella celebrazione del pomeriggio parleranno una studentessa di un liceo milanese e uno dei vigili del fuoco che entrarono per primi dopo lo scoppio della bomba, ci spiega Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime di Piazza Fontana. “L’importanza del 12 dicembre va al di là della celebrazione e del ricordo che si fa in piazza, è una data storica per l’intero Paese perché è l’inizio della strategia della tensione che produce effetti devastanti e blocca di fatto il grande movimento di riforma del Paese nato dalle lotte dei lavoratori e degli studenti, basta pensare che l’approvazione del Senato dello Statuto dei lavoratori è del 11 dicembre, il giorno prima, il momento fu scelto come risposta all’avanzata dei diritti e se pensiamo che oggi questi valori vengono rimessi in discussione. E’ una data sacra per il Paese”, In Piazza dopo le celebrazioni istituzionali ci sarà il corteo dei movimenti con partenza alle 18.30 da Piazza XXIV Maggio. E ci sarà anche l’inaugurazione del memoriale “Non dimenticarmi“, un’installazione permanente nata dal basso che ricorda le vittime delle stragi, donata al Comune di Milano e installata in Piazza Fontana. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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