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Le montagne russe di emozioni per Nadia Battocletti sui 5000 metri in atletica

Battocletti ANSA

Hai 24 anni. Poco più di due mesi fai hai vinto i campionati agli europei sui 5000 e sui 10000 metri in atletica leggera. Ma erano gli Europei.
Alle Olimpiadi la musica cambia: ti scontri contro una pattuglia di atlete keniane, etiopi ed eritree che da 20 anni dominano la disciplina. Insomma le speranze sono poche ma fai una gara strepitosa. Con un intelligenza tattica e una forza incredibile stai attaccata alla testa. Dai tutto e arrivi quarta. Bene, anzi benissimo. Perché, come ha detto Benedetta Pilato nel nuoto, si può e si deve essere contenti anche per un quarto posto.

Poi mentre stai lasciando la postazione delle interviste televisive post-gara ti avvisano che una delle tre che avevi davanti è stata squalificata per una spinta irregolare durante la gara. E lì ti crolla tutto. Il quarto posto diventa una medaglia. La medaglia di bronzo alle Olimpiadi. Il sogno della vita. Questo è il riassunto della gara di ieri di Nadia Battocletti, trentina di Cles, sui 5000 metri. Un vortice di emozioni che però non era finito lì.

A tarda sera il ricorso della nazionale del Kenya viene accolto e l’argento torna al collo di Faith Kipyegon. Nadia Battocletti è quarta e sfuma il bronzo. Ma la prestazione, grandiosa, resta. Poteva essere la 26esima medaglia dell’Italia alle Olimpiadi in una giornata in cui erano già arrivati due medaglie d’oro nel tiro sportivo misto con Diana Bacosi e Gabriele Rossetti e nella ginnastica artistica con Alice D’Amato alla trave e un bronzo sempre alla trave con Manila Esposito.

In testa al medagliere torna la Cina con 21 ori davanti agli Stati Uniti 20 e all’Australia che sorpassa la Francia con 13.

Il racconto, i commenti e i retroscena delle Olimpiadi di Parigi 2024 su Radio Popolare con Podi Podi: dal 26 luglio all’11 agosto 2024 tutti i giorni dalle 19.00 alle 22.30 con Gianmarco Bachi, Luca Gattuso, Marta Zambon e le incursioni di Stefano Vegliani.

  • Autore articolo
    Luca Gattuso
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    L’Istat ha pubblicato i report sugli scontri stradali, su base regionale (relativi al 2024) e anche alcuni dati sui primi sei mesi di quest’anno. Ci sono meno feriti e meno vittime sulle strade, anche se i numeri restano ancora drammaticamente elevati. Secondo l’Istituto di Statistica nel primo semestre del 2025 i morti sono stati 1310 (si parla di morti per scontri stradali se il decesso avviene entro 30 giorni dall’evento, quindi sono escluse le persone che muoiono, nonostante la causa siano le conseguenze dello scontro, oltre quel limite temporale) contro i 1406 dello stesso periodo dell’anno precedente. I feriti sono stati 111090, anche in questo caso in calo rispetto al 2024, quando erano stati 112428. Gli obiettivi europei sulla sicurezza stradale prevedono il dimezzamento del numero di vittime e feriti gravi entro il 2030 rispetto all’anno di riferimento, che è il 2019. In Italia al momento registriamo una diminuzione del 4,5% (in Lombardia del 12,6). Bisogna ancora fare molto per riuscire a raggiungere l’obiettivo. Uno degli aspetti fondamentali, oltre la diminuzione della velocità, è l’incremento dell’educazione stradale. Stefano Guarnieri, padre di Lorenzo, morto nel 2010 a causa di un omicidio stradale a Firenze ha fondato l’associazione Lorenzo Guarnieri, che da anni si impegna a portare avanti un discorso di educazione. Alessandro Braga lo ha intervistato nella trasmissione Tutto Scorre.

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    Nubi sull'università italiana: si moltiplicano le adesioni alle università private telematiche, mentre alle statali il governo Meloni taglia i fondi. Ospite l'economista Gianfranco Viesti. E poi, il caso Raiplay Sound, la censura nei confronti di un podcast – prima autorizzato e poi annullato - sulla storia di Margherita Cagol, una delle fondatrici delle Brigate rosse. A Pubblica Nicola Attadio, uno degli autori insieme al giornalista Paolo Morando e al musicista Matteo Portelli.

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