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L’attivismo di Pisapia mette fuori gioco Sala

“E’ chiaro che noi avremmo una persona che è la meno divisiva possibile, che secondo me è il sindaco uscente Giuliano Pisapia”.

Sono parole del commissario unico ad Expo Giuseppe Sala che ritraggono il prossimo primo cittadino di Milano, e che appaiono come uno stop all’ipotesi di sua candidatura per le primarie del centrosinistra e un appello a Pisapia.

Il manager, al termine di una decina di giorni di silenzio, seguiti al suo attivismo post-chiusura dell’Esposizione, è tornato a parlare.

Dopo le dichiarazioni in cui ha più volte ribadito la propria disponibilità a un impegno per Milano, tanto da far sapere di aver incontrato politici come l’ex ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi dell’Ncd, Sala ora frena, probabilmente in modo definitivo.

A farlo tornare indietro sembra siano state proprio le discussioni nel centrosinistra, che si sono accentuate sulla sua figura dopo l’incontro con l’esponente del Nuovo Centrodestra.

Contemporaneamente è tornato attivo sulla scena politica il sindaco Giuliano Pisapia, preoccupato dalle divisioni nella maggioranza che lo sostiene, e dall’ipotesi che possa esserci uno scivolamento “che porterebbe a una vittoria del centrodestra”.

Il primo cittadino è anche intervenuto sull’ipotesi di candidatura alle primarie della vicesindaca Francesca Balzani, ha ribadito che non vuole influenzare le opinioni, e che non sa se intende candidarsi.

Pisapia ha lasciato infine aperto il dialogo con il partito democratico sulla possibilità di spostarle dal 7 febbraio, che è nella settimana di carnevale, quindi con numerose famiglie fuori città per la settimana bianca. Ancora una volta il sindaco ha dimostrato la capacità di tenere insieme il centrosinistra largo di governo, che non dispiace al segretario nazionale del Pd Matteo Renzi perché vincente.

A questo punto la data di inizio raccolta firme si avvicina – il 7 dicembre, salvo spostamenti – e gli aspiranti candidati rimangono Pierfrancesco Majorino, Lele Fiano e Roberto Caputo.

  • Autore articolo
    Fabio Fimiani
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    L’Europa e il bellicismo crescente delle sue classi dirigenti. L’ultimo caso, quello dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e la postura aggressiva che dovrebbe tenere la Nato. Cosa possono fare il pensiero e la cultura della pace per contrastare l’escalation bellicista e la normalizzazione della violenza? Le risposte possono non essere quelle consuete, soprattutto perché in Occidente stiamo assistendo ad un cambio delle coordinate geopolitiche costruite negli ultimi ottant’anni. Un esempio. Il settimanale «The Economist» ha scritto nella sua rubrica di geopolitica «The Telegram» apparsa oggi sulle pagine online: «In Europa le preoccupazioni per l’inaffidabilità dell’America sotto Donald Trump stanno lasciando il posto a un timore più grande: che, pur presentandosi come il campione della civiltà occidentale, egli consideri ormai le democrazie occidentali reali come avversarie. “Nella Washington di oggi” - scrive il nostro editorialista di The Telegram - l’Europa “è spesso descritta con maggiore disprezzo rispetto alla Cina o alla Russia”. Pubblica oggi ha ospitato Donatella Della Porta, scienziata della politica, e Agostino Giovagnoli, storico.

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