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L’Attesa, il nuovo graphic novel della sudcoreana Keum Suk Gendry-Kim

L’attesa, il graphic novel della sudcoreana Keum Suk Gendry-Kim

I graphic novel non sono molto diffusi in Corea del Sud. Eppure, da diversi anni nel paese c’è un’autrice talentuosa che si è fatta conoscere in patria e all’estero proprio per la sua capacità di creare dei romanzi grafici toccanti e avvincenti, in cui racconta degli aspetti complessi e dolorosi della società coreana e della storia del suo paese. Keum (k’m) Suk Kim ha scoperto il genere durante i suoi studi in Francia ed è lì che ha pubblicato il suo primo romanzo a fumetti, un’autobiografia familiare inedita in Italia, nel 2012. Da allora non ha smesso di scrivere e di disegnare. Pubblicando storie di sollevamenti popolari repressi nel sangue dall’esercito;di vite spezzate delle giovanissime “confort women” coreane durante la guerra tra l’impero giapponese e la Cina; o del difficile rapporto dei coreani con le persone diversamente abili. Questi ultimi due titoli, Le Malerbe e Jun, sono stati portati in Italia dalla Bao, che ha recentemente organizzato a Milano la presentazione del suo ultimo libro, L’Attesa, in presenza dell’autrice.

Grazie anche alla sua traduttrice, Mary Lou Emberti Gialloreti, che ha fatto da interprete, abbiamo colto l’occasione per chiederle cosa la spinge a raccontare queste storie:

“I temi che mi interessano di più sono legati alla vita e alla morte. Tutti i paesi hanno un passato difficile e hanno una loro storia. Come la Corea per esempio anche l’Italia potrebbe avere un passato difficile e dei traumi da superare. Quello che mi interessa è cercare di raccontare come degli individui riescono a superare quei problemi, quei momenti difficili del passato. Come reagiscono. L’idea è quella di non escludere la sofferenza ma di attraversarla, per poi tornare a un discorso positivo. Come la primavera che torna dopo l’inverno. In Corea ci sono inverni durissimi, si arriva a -20°C. E per arrivare a quel nuovo sboccio è un passaggio obbligato. Bisogna passarci attraverso per arrivare ad un risultato positivo”.

Con L’Attesa, lei racconta la storia delle famiglie divise tra il Nord e il Sud dalla guerra. Lo fa dalla prospettiva di una ragazza che non ha vissuto personalmente quella tragedia. Tra l’altro, sembra che non conosca nemmeno bene la situazione, nonostante i suoi genitori siano direttamente coinvolti, finché non chiede a sua madre di raccontarle come è scappata al Sud. Ha scelto questa prospettiva anche per raccontare un problema generazionale? Quello delle famiglie divise è un tema di cui si parla, oggi, in Corea?

“In Corea è un tabu. Non si parla delle famiglie divise. Il problema principale è che quando la guerra è scoppiata e tantissime persone si sono spostate all’interno della penisola, pensavano di poter tornare dopo pochissimo tempo. Però non è andata così. Le persone che arrivavano dalla parte settentrionale della penisola, in realtà hanno ricreato le proprie famiglie, quindi questo è un tema spinoso. L’Attesa ha a che fare con il dialogo necessario tra due generazioni. Quello che chiami problema generazionale, in realtà è veramente un problema sociale in Corea. Si parla di due paesi che sono stati divisi per 70 anni, di famiglie che sono state divise per 70 anni, di differenze imposte che però non fanno parte dello sviluppo naturale di un paese. E ovviamente non se ne parla, non solo perché è un tema sensibile ma anche perché tutti portano dentro di sé questa divisione. Quindi c’è un trauma che non è solo generazionale ma è un vero e proprio trauma sociale”.

Contrariamente ai suoi albi per bambini, tutti a colori, l’autrice preferisce disegnare i graphic novel in bianco e nero, con inchiostro e pennello tradizionali. Lavorando in piedi alle tavole, attraverso la stesura del tratto e il nero dell’inchiostro, cerca di trasmettere tutta la sua energia al disegno, a cui lascia volentieri la parola, creando delle sequenze di grande impatto emotivo. La capacità di Keum (k’m) Suk Kim di affrontare in modo così sensibile, nel disegno come nelle storie, i tabu sociali coreani è ammirevole. Ma anche lei è cosciente che trovare un pubblico in patria per le sue opere non sarà facile:

“Le persone tendono, oltre a non avvicinarsi molto al genere, anche a non volersi dedicare a tematiche così sensibili e così importanti. La mia speranza è che con il tempo il pubblico possa avvicinarcisi di più”.

L’attesa. Di Keum (k’m) Suk Gendry-Kim, traduzione di Mary Lou Emberti Gialloreti. 248 pagine in bianco e nero. Bao Publishing, 24 euro. ( Luisa Nannipieri)

  • Autore articolo
    Luisa Nannipieri
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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Iniziamo parlando del festival Coachella 2026 di cui è appena stata annunciata la lineup e ricordando Victor Jara, cantautore cileno simbolo della canzone sociale e di protesta che scomparse oggi 52 anni fa durante la dittatura Pinochet. Proseguiamo con il mini live in studio delle Guthrie Family Singers, trio di discendenti di terza e quarta generazione dell'icona folk americana Woody Guthrie. Nell'ultima parte accenniamo al concerto di raccolta fondi per la Palestina del 18 settembre, organizzato a Firenze da Piero Pelù, e ricordiamo la stella del cinema Robert Redford appena scomparsa.

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