Approfondimenti

La speciale riunion di The West Wing

West Wing Special to Benefit When We All Vote

Durante questi mesi di pandemia, con l’industria dello spettacolo statunitense interrotta o quasi, un piccolo sottogenere d’intrattenimento si è diffuso: le reunion via videoconferenza, ognuno da casa propria, di interi cast di serie tv amate e concluse da tempo. Quasi sempre il pretesto è la rilettura di un copione storico, per beneficenza, il tutto intervallato da momenti teneri, ricordi, risate. Il cast di The West Wing ha fatto qualcosa di simile sulla carta, ma differente nella sostanza: s’intitola A West Wing Special to Benefit When We All Vote, è stato registrato a inizio ottobre ed è disponibile dal 15 sulla piattaforma streaming americana HBO Max.

A West Wing Special to Benefit When We All Vote è la rimessa in scena integrale di un episodio della terza stagione e ha come obiettivo sostenere l’associazione no profit When We All Vote, co-fondata e presieduta da Michelle Obama, impegnata ad aiutare tutti gli aventi diritto a esercitare il proprio voto (e le immagini delle lunghe file ai seggi che già giungono da oltreoceano, dagli stati in cui si è già iniziato a votare, ricordano come in quella che si autoproclama da sempre “la più grande democrazia del mondo” votare non sia affatto semplice come dovrebbe).

Questo special di The West Wing, però, non è una semplice lettura via Zoom, ma una sorta di versione teatrale in presenza, dall’Orpheum Theater di Los Angeles, della sceneggiatura firmata, nel 2002, da Aaron Sorkin, il celebre autore, premio Oscar per lo script di The Social Network, di cui tra l’altro Netflix ha appena pubblicato l’ultimo film, Il processo ai Chicago 7; l’intero cast di The West Wing si è prestato all’evento, anche chi compariva solo in un ruolo minore, anche Rob Lowe, che aveva lasciato la serie dopo la quarta stagione: unica eccezione il compianto John Spencer, scomparso nel 2005, qui sostituito da Sterling K. Brown.

Il risultato è un’inedita versione intima e commovente, punteggiata dagli interventi della stessa Michelle Obama, Lin-Manuel Miranda, Samuel L. Jackson, come piccoli “spot” di promozione del voto. Per il pubblico italiano, The West Wing non è probabilmente la serie entrata nell’immaginario collettivo che è per gli spettatori a stelle e strisce, ma dal momento che, da qualche tempo, è interamente disponibile su Amazon Prime Video, vale la pena recuperarla: andata originariamente in onda dal 1999 al 2006, per sette stagioni da 22 episodi l’una, era prodotta dalla rete super generalista NBC e raccontava, in prima serata, il dietro le quinte di un’immaginaria Casa Bianca guidata da un altrettanto immaginario presidente democratico, Jed Bartlet, interpretato dal grande Martin Sheen.

Per le prime quattro stagioni ogni episodio era firmato dallo stesso Sorkin, scrittore dalla voce riconoscibilissima – oltre a The Social Network, sono suoi anche i film Codice d’onore, Il presidente – Una storia d’amore e L’arte di vincere e la serie The Newsroom –, in cui le parole corrono veloci, i dialoghi suonano come musica, elementi di commedia prelevati dalle screwball comedy della Hollywood classica si mescolano a momenti di grande retorica e commovente impegno civile. Proprio con The West Wing, insieme al regista Thomas Schlamme (che ha diretto anche la sopra citata reunion) e al produttore di E.R. John Wells, ha perfezionato la tecnica del walk & talk, quelle lunghe sequenze in cui i personaggi parlano e camminano, poi molto usate dalla tv per il loro dinamismo. E, soprattutto, ha portato al pubblico americano un’idea di political drama che non fosse solo cinismo e scandali, ma anche competenza, professionalità, idealismo, lavoro collettivo e la quotidiana fatica del compromesso con l’obiettivo del bene comune.

Una fantasia, secondo molti, certamente rosea: è vero che in The West Wing i “buoni” vincono quasi sempre, ma è il percorso che fanno per arrivarci, illuminato dalle complessità del vivere e del governare democratico, quello che alla serie interessa davvero, quello in cui si può trovare – anche nella realtà – l’entusiasmo necessario alla buona politica. Quella di cui abbiamo bisogno come l’aria. Ribadiamo il consiglio: recuperatela.

  • Autore articolo
    Alice Cucchetti
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    L'abbiamo scoperto con l'EP "Somewhere only we go" e oggi a Volume abbiamo avuto modo di conoscere meglio la storia di questo cantautore nigeriano, che si è poi formato musicalmente in Ghana: "Nel corso degli anni le nostre musiche si sono fuse: l'highlife ghanese, il palm-wine, il folk di Kumasi, il suono contemporaneo della chitarra. Ho potuto unire questi due mondi, mescolandoli con le radio occidentali che ascoltavo da ragazzo". Il risultato è un folk pop pieno di anima e di profondità: "Il mio obiettivo non è solo una carriera internazionale, ma costruire qualcosa in Africa. Voglio creare una struttura che funzioni per artisti come me, gente con una chitarra o un tamburo, artisti contemporanei che non hanno modo di raggiungere il loro pubblico". Ascolta l'intervista di Niccolò Vecchia a Tommy WA.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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