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La Siria rinasce palla al piede

La Siria è attraversata da un’atroce guerra che dura da più di quattro anni e che ha fatto 250 mila morti e milioni di sfollati. Numerose città sono ormai disabitate. Eppure tra le macerie di una delle più antiche civiltà del pianeta è tornato il pallone, e fila veloce come mai aveva fatto prima.

Lo dice l’incredibile classifica del gruppo E di qualificazione asiatica a Russia 2018. Il Giappone, storica realtà del calcio asiatico, è al momento al secondo posto. Al primo c’è la Siria.

Un primato figlio di quattro vittorie e della sola sconfitta patita all’andata contro Honda e compagni. Una vittoria a Singapore il 17 novembre sarebbe una discreta garanzia di accedere al terzo turno nel lungo percorso verso la Coppa.
C’è dell’incredibile. Con i campi trasformati in centri militari e luoghi di esecuzioni, con il campionato che per anni è stato confinato a Damasco e nelle zone rimaste sotto il controllo di Assad, con tanti giocatori finiti nelle file dei ribelli o di Isis, con 200 professionisti fuggiti chissà dove, la nazionale è là a giocarsela. E anche il futuro pare roseo, visto che l’Under 17 è appena tornata dal Cile, dove ha giocato il Mondiale di categoria.
Dal Libano abbiamo raccolto una testimonianza importante: quella del capitano della nazionale siriana in esilio. Ascolta l’intervista di Abdulrazak Al Husein a Olio di Canfora.
  • Autore articolo
    Dario Falcini
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    L’Europa e il bellicismo crescente delle sue classi dirigenti. L’ultimo caso, quello dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e la postura aggressiva che dovrebbe tenere la Nato. Cosa possono fare il pensiero e la cultura della pace per contrastare l’escalation bellicista e la normalizzazione della violenza? Le risposte possono non essere quelle consuete, soprattutto perché in Occidente stiamo assistendo ad un cambio delle coordinate geopolitiche costruite negli ultimi ottant’anni. Un esempio. Il settimanale «The Economist» ha scritto nella sua rubrica di geopolitica «The Telegram» apparsa oggi sulle pagine online: «In Europa le preoccupazioni per l’inaffidabilità dell’America sotto Donald Trump stanno lasciando il posto a un timore più grande: che, pur presentandosi come il campione della civiltà occidentale, egli consideri ormai le democrazie occidentali reali come avversarie. “Nella Washington di oggi” - scrive il nostro editorialista di The Telegram - l’Europa “è spesso descritta con maggiore disprezzo rispetto alla Cina o alla Russia”. Pubblica oggi ha ospitato Donatella Della Porta, scienziata della politica, e Agostino Giovagnoli, storico.

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    Nell'ultima puntata di 37e2 abbiamo letto la lettera di una persona che ha lavorato come in un Cpr, Centro di permanenza per il rimpatrio, e che con molta amarezza ha deciso di abbandonare il lavoro. La lettera ci è arrivata attraverso la Rete Mai più lager - No ai Cpr con cui siamo in contatto per raccontarvi cosa accade nei Cpr.

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