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La produzione industriale italiana rimane al palo

calo della produzione industriale in Italia

La de-industrializzazione dell’Italia continua a pieno regime: produzione industriale in calo tendenziale per il 22esimo mese consecutivo: a novembre 2024 il calo é dell’1,5% sull’anno precedente. Continua il crollo dell’automotive, la fabbricazione di mezzi di trasporto ha un calo del -13,8%, e quella di macchinari -6,2%. La crisi insomma riguarda quei settori tradizionalmente punto di forza dell’economia italiana, mentre l’occupazione continua a spostarsi verso servizi e turismo. E secondo Bankitalia anche le aspettative restano negative.

Il calo della produzione industriale non è purtroppo una novità. Ufficialmente sono 22 mesi, ma al di là di una breve parentesi sono oltre 2 anni che l’industria è in crisi costante, affossata proprio da quei settori che ne sono stati traino, ad iniziare da auotomotive, metalmeccanico, tessile e moda. Sui fattori esterni pesa la generale crisi in Europa e Germania, si vede soprattutto dal calo dei beni intermedi e strumentali, quelli che per lo più esportiamo. Sul piano interno, anche qui poche novità: una generale perdita di competitività delle imprese italiane, troppo schiacciate sul basso costo del lavoro, il più basso dell’Europa occidentale, ma più alto rispetto all’est dove comunque si delocalizza, una produttività estremamente bassa per scarsi investimenti e aggiornamento tecnologico delle imprese, vedi la ragione di cui sopra cioè il trarre profitti dai bassi salari. La politica industriale totalmente assente non solo porta alle crisi di marchi storici, ma continua a spostare denaro, e occupati, dall’industria a servizi a basso valore aggiunto, quel “luna park per turisti stranieri”, per citare il giornale degli industriali. Istat evidenzia anche il peggioramento delle attese sull’occupazione in manifattura e costruzioni. Lo conferma il bollettino di Unioncamere e ministero del Lavoro sulle previsioni di assunzione, che calano nell’industria, crescono nei servizi ed in particolare nel turismo. E tra i contratti offerti, quelli a tempo indeterminato sono solo il 23% del totale. Mentre l’indagine periodica di Bankitalia rileva un peggioramento generale delle aspettative sull’economia.

  • Autore articolo
    Massimo Alberti
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    L’undicesimo episodio del podcast dell’Alleanza Clima Lavoro, a cura di Massimo Alberti, è dedicato a un tema centrale del dibattito pubblico: la Legge di Bilancio, ovvero lo strumento chiave per orientare la nostra spesa pubblica. Da sempre l’Alleanza Clima Lavoro richiama la necessità di sostenere il percorso di transizione verso un’economia a zero emissioni, integrando politiche climatiche, industriali e del lavoro, e rafforzando al contempo il welfare e la qualità della vita delle persone. La manovra economico-finanziaria del Governo per il 2026 procede, purtroppo, in direzione opposta: è una “manovra pericolosa” che, oltre a non offrire una prospettiva di decarbonizzazione, prevede un aumento delle spese militari cui si accompagnano tagli o mancati investimenti in sanità, istruzione, ambiente e politiche industriali. Nel corso della puntata emergono tutte le criticità di una Legge di Bilancio che rinuncia a svolgere un ruolo di indirizzo strategico per il futuro del Paese. Il confronto tra l’analisi della manovra e le proposte alternative per migliorarla rilancia una domanda di fondo: quale modello di sviluppo intendiamo davvero perseguire?

    Clip - 27-12-2025

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