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La pillola a pagamento

Al ritorno dalla pausa estiva, i medici di famiglia si sono accorti che non è più possibile prescrivere alle pazienti i farmaci anticoncezionali, perché sono usciti dalla fascia A. Il ministero ha deciso, in piena estate, di escludere gli ultimi contraccettivi orali dalla lista dei farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale. In questo modo qualunque forma di contraccezione “sicura” è diventata a pagamento. Una larga parte delle pillole anticoncezionali, soprattutto quelle di ultima generazione, era già a carico delle pazienti, ora lo sono tutte.

Una razionalizzazione che garantirà risparmi risibili ma che si inserisce in un contesto “pro life”. “Il messaggio percepito da parte del pubblico è stato Fate figli”. – racconta la dottoressa Pina Onotri, presidente del Sindacato dei medici italiani. “Un messaggio che ha sollevato un’ondata di indignazione soprattutto tra le coppie giovani in difficoltà economiche, che non hanno un sistema di welfare, nemmeno fai da te, ovvero parenti o nonni che possano aiutare nel difficile compito che è oggi essere donna, mamma e lavoratrice”.

Un taglio che è arrivato in concomitanza con il varo del Fertility day, e con la decisione di inserire nei Lea (i livelli essenziali di assistenza) la fecondazione assistita.

Una scelta che “mi sembra rientri in uno scenario ideologico anteguerra” – continua Onotri. “Ci sono state conquiste nel tempo: i consultori, l’educazione sessuale, l’informazione sulla contraccezione per prevenire gli aborti e favorire la maternità consapevole, questo mi sembra assolutamente un passo indietro che come donna e come medico ritengo inaccettabile”.

Ci saranno pazienti che smetteranno di affidarsi alla contraccezione sicura, a vantaggio di sistemi gratuiti ma inefficaci? “Temo di sì, soprattutto tra le adolescenti” – risponde la dottoressa Onotri – “perché oggi in ambito pubblico si è regrediti anche su altri piani. Per gli adolescenti c’è meno informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili e sulla prevenzione di una maternità indesiderata; credo che questa scelta non faccia altro che peggiorare il quadro”.

  • Autore articolo
    Chiara Ronzani
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