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La mossa da gesuita di papa Francesco

Non era sulla carta un incontro facile quello tra Trump e Francesco. Il Papa che era stato descritto dal presidente statunitense come “rappresentante della lobby dei messicani” è riuscito però a capovolgere, politicamente parlando, la vertenza a suo favore. Nel senso che i due doni che ha consegnato a Donald Trump, il testo dell’Enciclica pontificia Laudato Sii sull’ambiente e il testo del suo messaggio per la Giornata Mondiale della pace 2017, valgono più che qualsiasi cosa si siano detti nell’incontro riservato.

Testi che Trump non leggerà, ma che sono rimbalzati all’attenzione dei media che stanno seguendo il primo viaggio all’estero dell’inquilino della Casa Bianca. In particolare l’enciclica sull’ambiente, la prima della Chiesa cattolica, fornisce un’analisi della situazione, e propone delle soluzioni, antitetiche rispetto all’ideologia negazionista di Trump. Una su tutte il cambiamento climatico, ma anche il tema della terra, della sicurezza alimentare, della cultura dei consumi, dell’acqua bene comune, dello spreco.

Un’enciclica scritta con linguaggio semplice e che rispecchia in modo evidente il linguaggio dei movimenti per la terra, per l’ambiente, per i beni comuni. Quanto più lontano ci possa essere per chi ribadisce, come Trump, il primato senza limitazioni dell’uomo sul creato e nega che il cambio climatico sia prodotto dall’uomo.

L’altro dono, il discorso sulla pace, è anch’esso lontano anni luce da chi ha inaugurato il suo mandato sparando ondate di missili sulla Siria e sganciando la bomba convenzionale più potente mai esistita sull’Afganistan. La ricetta per la pace di Francesco è la ricerca del dialogo e del confronto, il rifiuto dell’utilizzo della religione a scopo politico, il diniego dello scontro di civiltà. Due visioni lontane e difficilmente conciliabili, cosa che ben sapeva Bergoglio, il quale non però ha resistito a fare una mossa da gesuita, ricevendo l’ospite con un sorriso e cogliendo l’occasione mediatica per ribadire cosa pensa su ambiente e pace a una platea globale.

  • Autore articolo
    Alfredo Somoza
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    L’esercito israeliano ha lanciato questa notte l’invasione di terra su Gaza City. Da ieri i carri armati sono entrati nel cuore della principale città della striscia, e i bombardamenti hanno colpito senza sosta strade, case, infrastrutture. Da questa mattina, i morti sono 89. Centinaia di migliaia di persone vivono ancora nella città. Migliaia di persone stanno invece cercando di fuggire, in un esodo verso un sud che non ha più spazio per ospitarli. Il servizio di Valeria Schroter.

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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Una Napoli sconosciuta in bianco e nero in “Sotto le nuvole” di Gianfranco Rosi

    Già vincitore di un Leone d’Oro per “Sacro Gra” nel 2013 e di un Orso d’Oro tre anni dopo alla Berlinale, Rosi riceve anche il Premio Speciale della Giuria di Venezia 82. In “Sotto le nuvole” l’esplorazione si sposta nella Napoli della circumvesuviana, in un bianco e nero inedito per la città dei mille colori, tra la terra che ogni tanto trema, sotterranei archeologici in mano alla camorra, la centrale dei Vigili del Fuoco, le fumarole dei Campi Flegrei e il Porto di Torre Annunziata con con una nave siriana che scarica grano ucraino. “È il mio primo film non politico” sostiene Rosi, eppure nel fuoricampo di “Sotto le nuvole” il non detto arriva anche in senso politico. L'intervista di Barbara Sorrentini

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