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La lotta sindacale dei dipendenti di Amazon

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L’intervista di Davide Mamone a Stuart Appelbaum, uno dei promotori del referendum sull’ingresso nell’azienda di una rappresentanza dei lavoratori

Ha avuto tutto inizio lo scorso giugno a Bessemer, 27mila abitanti a nord dell’Alabama. Mentre in America si scendeva in piazza per George Floyd, in questo fazzoletto di terra non distante dalla Georgia una manciata di lavoratori di Amazon si appellavano alla Retail, Wholesale and Department Store Union, uno dei sindacati più grandi degli Stati Uniti. Con una richiesta: “E’ possibile farvi entrare in azienda?”. “Quando ci hanno chiamati erano una manciata appena, si lamentavano che li trattassero come robot”  racconta al telefono Stuart Appelbaum, che del sindacato è presidente.

“Amazon invia ai dipendenti, via smartphone, avvertimenti come “Non stai producendo abbastanza”. Licenziano con SMS. I dipendenti hanno paura di andare in bagno e lavorano senza le adeguate protezioni anti-Covid. Non si può andare avanti cosi”. Qualcosa è cambiato. Fino al 29 Marzo, i quasi 5800 dipendenti dello stabile Amazon potranno dire SI a un referendum per la formazione di una rappresentanza sindacale in azienda. Sarebbe la prima volta nella storia di Amazon. Un precedente in tutto il Paese.“La maggior parte dei lavoratori dello stabile a Bessemer è afroamericano, circa l’80-85%. Sono loro a portare avanti questa lotta sindacale” spiega Appelbaum. “Un tempo erano gli immigrati italiani che chiedevano più rispetto nelle fabbriche, oggi possiamo dire che gli equilibri siano cambiati. Adesso sono le minoranze d’America a chiedere quei diritti negati”.

Il voto, però, è tutt’altro che scontato. Perché Amazon offre già ai suoi dipendenti bonus, copertura sanitaria e 15 dollari all’ora, in linea con il minimo salariale per cui i Dem stanno combattendo in Senato, più del doppio di quanto stabilito nello stato dell’Alabama oggi. E in una cittadina che per decenni ha vissuto una carestia occupazionale senza precedenti, quando le chiusure dei colossi industriali dell’acciacio fecero schizzare la disoccupazione al 35%. Oggi oscilla sul 7%. E se oscilla sul 7% molto lo deve proprio ad Amazon, che ha avviato il suo stabile nel marzo 2020, investendo su Bessemer nonostante il coronavirus. l referendum ha attirato gli occhi del Paese.

Joe Biden domenica lo ha difeso in un inusuale messaggio dalla Casa Bianca. Oggi è in arrivo una delegazione del Congresso ed eventi sono previsti per tutto il mese. Un SI a Bessemer in Alabama cambierebbe il peso dei sindacati in tutto il Paese e gli equilibri del mercato del lavoro post-pandemia.“Se Jeff Bezos, proprietario di Amazon, regalasse un bonus da 105,000 dollari ai suoi dipendenti, sarebbe ricco esattamente come prima del coronavirus” attacca Appelbaum. “Qui chiediamo rispetto e dignità”.

Foto | Uno stabilimento di Amazon a Waukegan, Illinois

 

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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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    Piazza Fontana: ricordiamo la strage e la risposta democratica

    Anniversario numero 56 per la Strage di Piazza Fontana, quest’anno oltre alle istituzioni nella celebrazione del pomeriggio parleranno una studentessa di un liceo milanese e uno dei vigili del fuoco che entrarono per primi dopo lo scoppio della bomba, ci spiega Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime di Piazza Fontana. “L’importanza del 12 dicembre va al di là della celebrazione e del ricordo che si fa in piazza, è una data storica per l’intero Paese perché è l’inizio della strategia della tensione che produce effetti devastanti e blocca di fatto il grande movimento di riforma del Paese nato dalle lotte dei lavoratori e degli studenti, basta pensare che l’approvazione del Senato dello Statuto dei lavoratori è del 11 dicembre, il giorno prima, il momento fu scelto come risposta all’avanzata dei diritti e se pensiamo che oggi questi valori vengono rimessi in discussione. E’ una data sacra per il Paese”, In Piazza dopo le celebrazioni istituzionali ci sarà il corteo dei movimenti con partenza alle 18.30 da Piazza XXIV Maggio. E ci sarà anche l’inaugurazione del memoriale “Non dimenticarmi“, un’installazione permanente nata dal basso che ricorda le vittime delle stragi, donata al Comune di Milano e installata in Piazza Fontana. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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