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La Jugoslavia non balla più il rock

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Tutta la Jugoslavia balla il rock’n’roll cantano nel 1988 gli Električni Orgazam, divertente band di Belgrado. Il brano diventa presto un successo commerciale.

Pochi mesi dopo è tutto finito. La guerra incendia i Balcani, l’odio tra popoli un tempo uniti cresce giorno dopo giorno.

Finisce così anche l’esperienza sportiva della Jugoslavia. Nel basket l’epilogo è drammatico, con lo spogliatoio lacerato dall’odio come raccontato nel documentario Once we were brothers.

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Per quanto riguarda il pallone, i sogni si spengono una sera di fine giugno del 1990 a Firenze, quando il capitano (bosniaco) Faruk Hadžibegić si fa parare un rigore da Goycochea e spedisce l’Argentina alle semifinali di Italia90. E la sua Jugoslavia a casa, dove già la cenere scotta da un pezzo.

Lo racconta meravigliosamente Gigi Riva, all’epoca inviato de Il Giorno e oggi caporedattore de L’Espresso, autore del libro L’ultimo rigore di Faruk. Una storia di calcio e di guerra, edito da Sellerio.

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Quella squadra zeppa di talento alla fine non vincerà nulla. Anche perché alcuni mesi dopo, il 13 novembre di 25 anni fa, gioca la sua ultima gara ufficiale. Teatro è il Prater di Vienna, dove l’undici allenato da Ivica Osim si impone 2-0, con gol di Lukic e Savicevic, sull’Austria. Finisce prima nel suo girone di qualificazione all’Europeo, ma, per via della guerra, è estromessa. Al suo posto la Danimarca, che incredibilmente vincerà il torneo.

Di questo e molto altro, di calcio, di mortai e di politica, di Mihajlovic e Susic, abbiamo parlato con Gigi Riva.

Riascolta l’intervista andata in onda a Olio di Canfora

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  • Autore articolo
    Dario Falcini
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