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La Fase 2 a Robbio, primo comune ad effettuare i test sierologici in Lombardia

Comune di Robbio

La fase 2 in Italia è iniziata e milioni di cittadini stanno gradualmente tornando in circolazione. A Robbio, comune di 5mila abitanti in provincia di Pavia, al confine col Piemonte, il sindaco Roberto Francese fa il punto della situazione a Radio Popolare e spiega le enormi difficoltà riscontrate per poter accedere ai tamponi nonostante i numerosi cittadini con sintomi. Anche oggi, all’avvio della fase 2, i tamponi mancano, la Regione non risponde e l’amministrazione comunale si è organizzata in modo autonomo per sottoporre tutti i cittadini ai test sierologici.

L’intervista di Serena Tarabini a Fino Alle Otto.

Robbio è stato il primo comune lombardo a fare dei test sierologici a tappeto. Ci racconta come è andata?

Avevamo un centinaio di cittadini a cui i medici di base chiedevano il tampone che non è mai stato fatto perché c’è carenza di tamponi in tutta la Regione. Noi abbiamo individuato questi test sierologici che hanno confermato la positività di questi cittadini e fatto emergere che il numero dei veri positivi erano 10 volte superiori a quelli ufficiali da tampone. Noi siamo fatti cosi, siamo al confine col Piemonte e siamo abituati a cavarcela da soli. Abbiamo fatto questo test a tutti, però ora c’è questo problema: in Lombardia c’è un test solo validato dalla Regione che è introvabile, quindi i nostri concittadini che vogliono andare a donare il sangue al Policlinico non possono farlo perché non gli fanno i tamponi, perchè non ci sono oltre al test che è introvabile. È problema burocratico che sta fermando 400 potenziali donatori per una cura che al San Matteo si vede che sta funzionando molto bene.

Il test che voi avete fatto non è quello in uso in Lombardia?

Il test che abbiamo usato è stato utilizzato per la gara nazionale, è stato adottato in Emilia-Romagna e Veneto, è valido in tutta Italia tranne che in Lombardia. Io ho fatto richieste in mille modi da tutte le parti per quello valido, ma è introvabile. È un problema organizzativo, dobbiamo trovare una soluzione; noi avevamo questi 100 cittadini che alla fine sono risultati positivi un mese e mezzo dopo, quindi in netto ritardo, poi queste persone sono state male e chi è stato in ospedale è risultato poi positivo appunto.
Sono mesi che cerco di contattare l’assessore lombardo alla sanità Gallera , per fortuna ieri mi ha telefonato il vicepresidente della Regione Sala e mi ha promesso che prenderà lui in mano la situazione perché per me è drammatica. 400 persone vogliono donare e non lo possano fare per una questione burocratica nella Regione più avanzata d’Italia dal punto di vista sanitario è pazzesco.

Com’è la situazione oggi a Robbio?

Adesso sta migliorando però noi qui abbiamo avuto un aumento notevole di casi perché non sono stati fatti i tamponi all’inizio. Abbiamo avuto delle famiglie con sospetti positivi, i medici di famiglia lanciavano l’allarme, ma nessuno gli faceva il tampone. Queste persone non venivano nemmeno ospedalizzate perchè le direttive durante il picco dicevano di chiamare il 112 solo in caso di grave crisi respiratoria. Queste venivano assistite dai loro familiari, e quindi abbiamo avuto famiglie che sono state portate in rianimazione in 4 o 5 anziché ricoverarne uno solo. Adesso fortunatamente siamo in fase di miglioramento, ma il problema è che abbiamo gente in ospedale che non sta bene, gente che vorrebbe donare il plasma e che non può farla, e non è che le persone guariscono da sole. La regione Lombardia stessa dice che il plasma funziona, ma non la usa.

Come stanno andando le cose durante la fase 2?

Le nostre aziende già da tre settimane hanno fatto tutte il sierologico e fatto lavorare chi aveva gli anticorpi, separato i reparti, alla fine qui non hanno mai smesso di lavorare. Però ora non hanno gli strumenti. La fase due è iniziata, ma siamo in ritardo. Se uno dei loro dipendenti si ammala si prendono anche la colpa senza aver potuto fare nulla, è paradossale. Non hanno gli strumenti per fare tamponi e test, e potrebbero essere incolpati. Ieri sono intervenuto in una trasmissione radiofonica, Fontana è intervenuto in differita ed ha detto “non so cosa dire al sindaco di Robbio, io mi affido aglio scienziati“. Io non voglio dire che Fontana ha torto, che il test è sbagliato, ma me lo deve far avere. Secondo me è una questione organizzativa, parlando con il vicepresidente della Regione Sala ho intuito che loro sono finiti in un turbine che non gli fa comprender lo stato reale delle cose. Per esempio mi diceva “è impossibile che non hanno fatto i tamponi a Robbio!” e invece è così. E comunque se tu vai a vedere il numero di tamponi fatti, 5mila, e lo dividi per il numero di cittadini, 10milioni, è niente!

Foto dalla pagina Facebook del sindaco di Robbio Roberto Francese

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    Aree interne, non piace il riferimento del governo al declino demografico: per Legambiente nell’Oltrepo pavese c’è un’inversione di tendenza

    Nuova strategia e organismi di gestione per i fondi per le aree interne fino al 2027. Lo ha deciso il governo, con poca convinzione nella possibilità di invertire lo spopolamento e il declino economico di ampie zone d’Italia, più al sud che nel centro nord. In tutto ci vivono oltre 13 milioni di persone. In Lombardia le aree interne sono Valcamonica e Valcamonica in provincia di Brescia, Val d’Intelvi in quella di Como, e l’Oltrepo pavese. Per supportare questi territori ci saranno strutture dalla presidenza del consiglio alle regioni, passando per gli enti territoriali comprensoriali che dovranno attivarsi per coordinare il lavoro in rete. Come nella precedente strategia rimangono centrali i servizi per chi vive in questi territori, dalla sanità alla scuola, passando per le connessioni digitali e i trasporti. L’invecchiamento della popolazione, secondo il documento del governo, appare maggiore in questi territori, i migranti possono aiutare a diminuire questa prospettiva, così come ci sono segnali di ripresa del commercio in alcuni territori. Fabio Fimiani ha sentito Patrizio Dolcini di Legambiente Oltrepo pavese, una delle aree interne della Lombardia.

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    Jazz in un giorno d'estate di martedì 01/07/2025

    “Jazz in un giorno d’estate”: il titolo ricalca quello di un famoso film sul jazz girato al Newport Jazz Festival nel luglio del ’58. “Jazz in un giorno d’estate” propone grandi momenti e grandi protagonisti delle estati del jazz, in particolare facendo ascoltare jazz immortalato nel corso di festival che hanno fatto la storia di questa musica. Dopo avere negli anni scorsi ripercorso le prime edizioni dei pionieristici festival americani di Newport, nato nel '54, e di Monterey, nato nel '58, "Jazz in un giorno d'estate" rende omaggio al Montreux Jazz Festival, la manifestazione europea dedicata al jazz che più di ogni altra è riuscita a rivaleggiare, anche come fucina di grandi album dal vivo, con i maggiori festival d'oltre Atlantico. Decollato nel giugno del '67 nella rinomata località di villeggiatura sulle rive del lago di Ginevra, e da allora tornato ogni anno con puntualità svizzera, il Montreux Jazz Festival è arrivato nel 2017 alla sua cinquantunesima edizione.

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