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La disfatta degli antirenziani

Matteo Renzi

Forse sarebbe meglio continuare a chiamarle ‘minoranze’ anche se Matteo Renzi formalmente non è più il segretario del Pd. Le ‘componenti non renziane’ del Partito Democratico ci hanno provato, a indebolire il senatore di Firenze, ma non ce l’hanno fatta.

A Renzi è bastata una intervista in tv per riaffermare il suo controllo sul partito.

La domanda da porsi non è se gli altri sarebbero riusciti a mandare sotto Renzi nella Direzione del partito (in teoria sì, visto che molti tra i componenti la maggioranza renziana sono stati in passato vicini a Dario Franceschini, e hanno ancora buoni rapporti con lui e avrebbero anche potuto ascoltarlo, se avesse posto argomenti forti). La domanda è: se per assurdo ci fossero riuscite, poi cosa avrebbero saputo fare?

La chiave dell’ennesima crisi interna al Partito Democratico, che si dibatte in queste convulsioni fin dal referendum costituzionale, è questa. Renzi continua a essere il più forte, grazie alla debolezza dei suoi avversari. Renzi in questo momento è il solo a continuare ad avere un’idea netta in cui credere. Un’idea che lo ha portato a due gravi sconfitte, il referendum e le elezioni politiche, ma un’idea. Gli altri sono uniti solo nel contrapporsi a lui. Per il resto non hanno una linea politica comune e una candidatura unitaria per la segreteria, e non hanno un progetto chiaro per il paese.

La maniera in cui il reggente Martina ha gestito le consultazioni lo dimostra. Prima la forzatura con l’apertura verso il Movimento 5 Stelle; poi la sconfessione di se stesso, con un discorso in cui ha chiuso in maniera netta a qualsiasi possibilità di accordo con Di Maio e soci letto nella Direzione che era stata convocata proprio per discutere dell’ipotesi di dialogo con i pentastellati. Per tutto ieri e per tutta la vigilia dell’appuntamento al Nazareno, Martina ha limato il suo discorso subendo la pressione renziana.

Altro elemento che rende più chiara la vittoria di Renzi: a Martina viene rinnovata la fiducia come segretario reggente fino all’assemblea nazionale e non fino al congresso. Ancora: Renzi ha stoppato l’emorragia di consensi che rischiava di subire dentro al partito, e adesso può rilanciare la sua candidatura puntanto alle primarie. Gli altri hanno bisogno di tempo. Per organizzarsi, per trovare un accordo tra loro e un nome e un progetto da contrapporgli.

Ecco perché in fondo va bene così anche a loro. Una rottura li avrebbe trovati impreparati, incapaci di gestire le macerie di una scissione o comunque di una spaccatura. Renzi invece, si comporta già da tempo come un partito nel partito, con la sua idea di politica macroniana che potrebbe, quando fosse necessario, trasformarsi in un progetto concreto. Un piano da attuare se il controllo del partito fosse messo in discussione. Il 3 maggio, però, dice che comanda ancora lui.

Matteo Renzi

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    Luigi Ambrosio
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    L’esercito israeliano ha lanciato questa notte l’invasione di terra su Gaza City. Da ieri i carri armati sono entrati nel cuore della principale città della striscia, e i bombardamenti hanno colpito senza sosta strade, case, infrastrutture. Da questa mattina, i morti sono 89. Centinaia di migliaia di persone vivono ancora nella città. Migliaia di persone stanno invece cercando di fuggire, in un esodo verso un sud che non ha più spazio per ospitarli. Il servizio di Valeria Schroter.

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    1) “Gaza brucia di fronte al suo mare, testimone della sua tragedia”. L’esercito israeliano ha lanciato l’offensiva di terra sulla principale città della striscia. L’esodo in mezzo alle bombe. Quasi 90 i morti da questa mattina. (Valeria Schroter) 2) Israele come Sparta. Mentre l’ONU stabilisce che quello in corso a Gaza è genocidio, Netanyahu ammette l’isolamento internazionale e dipinge un futuro di autarchia e guerra permanente. (Anna Foa, Eric Salerno) 3) Gli Stati Uniti continuano a colpire il Venezuela. Trump punta a rovesciare il regime di Maduro con la scusa della lotta al narcotraffico. (Alfredo Somoza) 4) Cinquant’anni fa l’indipendenza della Papua Nuova Guinea. Il paese oggi è vittima della maledizione della ricchezza e rischia di finire ostaggio di un nuovo braccio di ferro tra occidente e Cina. (Chawki Senouci) 5) Spagna, l’estrema destra torna a riunirsi a Madrid. Il primo passo verso una grande alleanza di tutte le destre europee. (Giulio Maria Piantadosi) 6) Rubrica Sportiva. Julia Paternain, la maratoneta uruguayana entra nella storia vincendo la prima medaglia ai mondiali di atletica per il paese sudamericano. (Luca Parena)

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    “E’ stato bello rendersi conto che la figura di Woodie Guthrie è ancora molto viva anche fuori dagli Stati Uniti”, racconta Sarah Lee, nipote dell’icona folk americana. “Le problematiche di cui cantava lui ottant’anni fa sono ancora attuali”, riferendosi al tema dell’immigrazione e alla difficile situazione al confine con il Messico. Con la sua musica Woody Guthrie "affrontava un concetto molto basilare di umanità e speranza, ovvero il trattare le persone come persone, aiutandosi a vicenda nei momenti di difficoltà": lo stesso messaggio che ora le Guthrie Family Singers vogliono portare avanti. Ascolta l’intervista di Elisa Graci alle Guthrie Family Singers.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Iniziamo parlando del festival Coachella 2026 di cui è appena stata annunciata la lineup e ricordando Victor Jara, cantautore cileno simbolo della canzone sociale e di protesta che scomparse oggi 52 anni fa durante la dittatura Pinochet. Proseguiamo con il mini live in studio delle Guthrie Family Singers, trio di discendenti di terza e quarta generazione dell'icona folk americana Woody Guthrie. Nell'ultima parte accenniamo al concerto di raccolta fondi per la Palestina del 18 settembre, organizzato a Firenze da Piero Pelù, e ricordiamo la stella del cinema Robert Redford appena scomparsa.

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