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La Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti ai tempi del COVID-19

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    Chassis |
Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti

La didattica a distanza è diventata velocemente l’unica possibilità per scuole e università per portare avanti l’attività nonostante le difficoltà. Anche la Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti si è dovuta adattare in pochi giorni, lo scorso febbraio, per continuare la didattica non potendo più contare sulla presenza fisica.

Per una scuola di cinema, però, la didattica a distanza si è dovuta scontrare con le difficoltà di poter uscire a fare riprese, soprattutto per gli studenti prossimi al diploma. Come ci si è organizzati e come ci si sta preparando alla ripresa delle attività a settembre? Ne abbiamo parlato con la direttrice Minnie Ferrara.

Ecco un estratto dall’intervista di Barbara Sorrentini a Chassis.

I vostri corsi sono ripartiti subito con le videolezioni. Come è stato affrontare la didattica in questo modo?

La scuola di cinema è una scuola di cinema e quindi ci siamo riattrezzati con grande energia e collaborazione di tutti i docenti e gli studenti, che sono stati molto flessibili e capaci di adeguarsi a una modalità digitale molto diversa per loro. Sono abituati a vivere la scuola dalla mattina alla sera, sempre insieme e sempre in scambi che vanno anche al di là delle ore di didattica. Di colpo si sono trovati isolati, ognuno a casa sua e ognuno davanti al suo computer con una modalità di didattica e di scambio completamente diversa.
Anche per i docenti, o lo dico anche io che faccio delle lezioni da remoto, non è scontato adattarsi fin da subito. Bisogna trovare altri tempi e altri modi. Poi per la nostra scuola c’è il grosso problema dei laboratori. Noi siamo una scuola di cinema e abbiamo tantissimo approccio pratico e operativo in tutti i nostri corsi. Una parte non può che essere fatta in presenza.

C’è anche quell’aspetto pratico dell’uscire e di andare a riprendere. Come avete affrontato questo problema?

Considerata la grande difficoltà in cui ci siamo trovati abbiamo cercato, per non bloccare in alcun modo il percorso didattico e il percorso di diploma degli studenti del terzo anno che realizzano i loro film, abbiamo risolto il più possibile da remoto per le riunioni, la pre-produzione e tutto quello che si poteva fare, riservandoci di rinviare all’ultima parte dell’anno, cioè adesso, la parte strettamente pratica che riguarda la creazione del set e le riprese. Però, per non restare fermi, gli studenti del terzo anno del corso di Tonino Curagi si sono inventati una modalità di ripresa e di documentazione della loro vita e di quella delle loro famiglie utilizzando gli strumenti che hanno a disposizione. La regola era usare tutto quello che si ha in casa, da una microcamera ad un cellulare. Hanno fatto tutto con le attrezzature e i sistemi alternativi che hanno trovato in casa. Non ho ancora visto le immagini, ma so che i docenti sono molto contenti.
È vero che in questo momento l’Italia è piena di progetti alternativi di documentazione, ma loro sono degli studenti di cinema e, pur avendo in mente di affrontare il loro saggio di diploma in altro modo, sono stati molto bravi nel trovare un modo per aggirare questo problema.
Si stanno anche facendo dei laboratori di emergenza che vengono fatti dagli studenti di ripresa insieme agli studenti di animazione: abbiamo messo in campo tanti progetti alternativi che ci hanno permesso di continuare la didattica, ma anche di esplorare delle ricerche e delle modalità diverse. Questo ha tanto valore per noi che siamo una scuola. Devo devo dire che questa cosa della didattica in remoto, che non è la didattica dei miei sogni, potrà essere sfruttata in futuro: ci siamo già preparati in qualche modo al futuro, perché non possiamo escludere che ci saranno altri momenti come questi o altre situazioni in cui saremo costretti a rivedere le nostre abitudini e il nostro modo di approcciarci alla vita. Nel giro di 15 giorni ci siamo ritrovati in un mondo che non avremmo mai immaginato di vivere.
Questo ci ha dato una preparazione di base per il futuro nel caso in cui dovessero ripresentarsi necessità di affrontare la didattica in remoto. Però, siccome sappiamo già che il prossimo anno la didattica dovrà ripartire in remoto almeno per una prima fase, stiamo già programmando il tutto traendo degli insegnamenti dall’esperienza che abbiamo fatto.
Se c’è una cosa che un mese fa non avrei mai pensato è che in questo momento in cui la nostra città e la nostra Regione sono vissute con un livello di incertezza sul fronte della sicurezza, ripartendo con la didattica in remoto veniamo incontro ad un’esigenza di tranquillità dal punto di vista sanitario e anche di risparmio che tante famiglie hanno e avranno. Iniziando in remoto anche i costi di affitto potranno essere contenuti.

Foto dalla pagina Facebook della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti

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    Redazione
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    Teatro. La rivoluzione delle "piscinine" milanesi vista da due piccioni in crisi esistenziale Al Teatro della Cooperativa, a Milano ha debuttato in prima nazionale "Lo sciopero delle bambine", in scena Rita Pelusio e Rossana Mola di PEM Habitat Teatrali, compagnia che porta avanti una ricerca artista che declina contenuti civili e ironia. Lo spettacolo, con la regia di Enrico Messina, racconta una storia avvenuta a Milano nel 1902, quando le “piscinine”, che in dialetto meneghino significa “piccoline”, bambine, tra i sei e i tredici anni, che lavoravano senza diritti, sfruttate e sottopagate, ebbero la forza di scioperare e, per cinque giorni, fermare l’industria della moda della città. A raccontare la vicenda delle piscinine in scena sono due piccioni, due creature che abitano le piazze, le cui parole rispecchiano lo sguardo dei contemporanei, spesso stanchi e disillusi davanti alle sfide della storia. Nella trasmissione Cult Ira Rubini ha intervistato l’attrice Rita Pelusio.

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    Anniversario numero 56 per la Strage di Piazza Fontana, quest’anno oltre alle istituzioni nella celebrazione del pomeriggio parleranno una studentessa di un liceo milanese e uno dei vigili del fuoco che entrarono per primi dopo lo scoppio della bomba, ci spiega Federico Sinicato, presidente dell’Associazione dei Familiari delle vittime di Piazza Fontana. “L’importanza del 12 dicembre va al di là della celebrazione e del ricordo che si fa in piazza, è una data storica per l’intero Paese perché è l’inizio della strategia della tensione che produce effetti devastanti e blocca di fatto il grande movimento di riforma del Paese nato dalle lotte dei lavoratori e degli studenti, basta pensare che l’approvazione del Senato dello Statuto dei lavoratori è del 11 dicembre, il giorno prima, il momento fu scelto come risposta all’avanzata dei diritti e se pensiamo che oggi questi valori vengono rimessi in discussione. E’ una data sacra per il Paese”, In Piazza dopo le celebrazioni istituzionali ci sarà il corteo dei movimenti con partenza alle 18.30 da Piazza XXIV Maggio. E ci sarà anche l’inaugurazione del memoriale “Non dimenticarmi“, un’installazione permanente nata dal basso che ricorda le vittime delle stragi, donata al Comune di Milano e installata in Piazza Fontana. L'intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia.

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