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La battaglia giusta per i diritti delle donne

Suffragette di Sarah Gavron è il film, intrigante e documentato, sulla battaglia del movimento delle donne per il diritto di voto. Nella Londra del 1912, Maude (Carey Mulligan) lavora in una lavanderia da quando aveva sette anni, con un salario bassissimo e subendo i soprusi del padrone. Ha un figlio piccolo, il marito Sonny (Ben Whishav) che lavora con lei e pochissimi soldi per vivere e nutrirsi.

In una manifestazione di piazza incontra Violet Cambridge (Anne-Marie Duff) attivista del movimento delle suffragette per la conquista del diritto delle donne al voto e che la convince a partecipare alla battaglia, con le altre valorose Emily Davison (Natalie Press) e Edith New (Helena Bonham Carter). Una lotta fatta anche di sabotaggi, tagli dei fili del telegrafo, lanci di pietre alle vetrine ed esplosioni “a salve” di cassette postali e proprietà private. Se venivano arrestate facevano lo sciopero della fame per attirare l’attenzione sulla lotta per l’uguaglianza.

Obiettivo principale era rendere visibili le loro richieste, testimoniare in Parlamento di fronte al primo ministro Lloyd George e portare avanti le proprie rivendicazioni, con l’aiuto di Mrs. Pankhurst (Maryl Streep) attivista delle lotte femminili, ricercata dalle autorità e che vive nascosta per non finire in carcere.

“La scelta di raccontare queste donne è servita per creare un legame temporale tra ieri e oggi, mi interessava la contemporaneità, esistente nella loro lotta per ottenere più diritti. Dal punto di vista salariale, sessuale, del diritto di tutela sui propri figli: temi ancora molto attuali”. Lo racconta la regista Sarah Gavron, con la sceneggiatrice Abi Morgan e la produttrice Faye Ward.

La battaglia delle suffragette si è sviluppata nel corso di quarant’anni, il film si concentra in sei mesi cruciali per riassumere il senso della lotta e le motivazioni che hanno spinto Maude e tante come lei a rinunciare a tutto quello che avevano costruito, per abbracciare questa lotta.

“Ci siamo accorte della mancanza di un film che raccontasse questo movimento e questo momento storico. Il valore delle suffragette non è mai stato riconosciuto ed era giusto ricordare l’esempio di queste donne. Anche in Brick Lane, il mio film precedente, era importante la condizione della donna, nelle famiglie immigrate dallo Sri Lanka a Londra”

“Non conosciamo le loro storie, perché non meritano di essere raccontate. Eppure vediamo ogni giorno diseguaglianze e soprusi nei loro confronti,  le sottomissioni in India o in Iran, i sequestri di Boko Haram, e anche in Inghilterra si continua ad assistere a discriminazioni”.

In Gran Bretagna l’astensionismo al voto da parte dei giovani e delle donne è ancora molto frequente e la regista con il suo gruppo di lavoro tutto al femminile vorrebbe provare a combatterlo, anche con questo film.

Infatti, buona parte delle reazioni del pubblico femminile è stata quella di decidere di andare a votare, cogliendo l’importanza dei risultati ottenuti dal movimento delle suffragette. Suffragette è stato girato anche in alcune sale del Parlamento. “Le scene della protesta antigovernativa dovevano essere girate lì e abbiamo dovuto lottare e insistere molto per avere quei luoghi. Con la nostra troupe prevalentemente di donne ci siamo riuscite. Ancora troppe donne non hanno accesso all’istruzione, c’è ancora molto analfabetismo, poca rappresentatività femminile in politica”.

In Inghilterra il diritto al voto per le donne fu reso possibile nel 1928 e in Italia nel 1945.

  • Autore articolo
    Barbara Sorrentini
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    Il gruppo editoriale Gedi è in vendita: John Elkann se ne vuole disfare e la trattativa con l’armatore ed editore greco Theodore Kyriakou è ben avviata. Il gruppo Gedi include Repubblica e La Stampa (rispettivamente il secondo e terzo tra i più venduti quotidiani generalisti in Italia), il sito di news HuffPost e le radio Deejay, Capital e m2o. Le redazioni sono in mobilitazione, ci sono già stati degli scioperi: i timori per l’occupazione dei lavoratori e per l’autonomia e la libertà editoriale delle testate. Una questione che, peraltro, va anche oltre il destino di Gedi e si allarga al panorama dell’informazione in Italia. Nella trasmissione Tutto scorre, Luigi Ambrosio ha ospitato Zita Dazzi, giornalista di Repubblica, rappresentante del comitato di redazione.

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