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Kandinskij, il cavaliere errante

Al Mudec, Museo delle culture di Milano si potrà visitare fino al 9 luglio una mostra affascinante che racconta il periodo che porta Kandinskij alla svolta completa verso l’astrazione.

Si sarebbe potuto temere, come a volte è capitato di vedere, che la prima parte della vita e ricerca di un artista importante si traduca in una mostra poco significativa per conoscerne la peculiarità, la personalità e le opere piu’ significative.

In questo caso non è così. Abbiamo l’occasione di conoscere e verificare come la cultura popolare con le sue espressioni e i suoi colori abbia influenzato l’opera dell’artista russo.

49 opere dell’artista che va verso l’astrazione sono affiancate a 85 icone, stampe popolari e oggetti tipici della vita dei contadini. Le opere provengono dai più importanti musei russi: l’Ermitage di San Pietroburgo, la Galleria Tret’jakov, il Museo di Belle Arti A.S.Puskin, il Museo Panrusso delle Arti Decorative, delle Arti Applicate e dell’Arte Popolare di Mosca.

Veniamo al titolo: “Il Cavaliere errante” – che fa un po’ il verso a “Il Cavaliere Azzurro”, un gruppo di artisti di cui Kandinskij fu tra fondatori – si riferisce al fatto che la mostra è incentrata sul tema del viaggio che l’artista fece quando ancora era studente di legge nel 1889 e si appassionò alla cultura di Vologda, localita’ a nord di Mosca.

Kandinskji fu affascinato dai colori, dai decori e da tutta la tradizione popolare che ritroviamo interpretati nei suoi dipinti ed acquarelli. L’uccello di fuoco, San Giorgio e la Madre Mosca diventano elementi della sua concezione creativa verso l’astrattismo. Prende forma la sua idea che non era più urgente rappresentare la realtà tangibile, ma quella spirituale e questa ricerca lo porta verso l’astrazione.

Altro elemento importante che individuiamo nei suoi dipinti è la scienza e le sorprendenti scoperte scientifiche.

Ada Masoero, critica d’arte, ha curato la mostra insieme a Silvia Burini, docente d’ Arte russa all’Universita’ Ca’ Foscari di Venezia. Ascolta qui l’intervista con Ada Masoero:

KANDINSKY Ada Masoero mont

  • Autore articolo
    Tiziana Ricci
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    È da poco uscito il secondo EP di Wayloz, artista italo-nigeriano che oggi è passato a trovarci a Volume per suonare alcuni brani. “Mentre nel precedente ep ho voluto catturare l’essenza di ciò che ero io con la chitarra in mano, qui c’è molto più spazio per gli arrangiamenti e per altri strumenti musicali”, spiega Wayloz. Tra folk primitivo, altrock, blues e suoni dell’Africa tribale, il disco è un viaggio tra atmosfere desertiche e rurali, che esplora il rapporto con la natura ma non solo: il titolo “We All Suffer” è più che altro un invito a riconoscere una condizione che è di tutti e a “trovare solidarietà e fratellanza con le altre persone”. L'intervista di Elisa Graci e Dario Grande e il MiniLive di Wayloz

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    Vieni con me è una grande panchina sociale. Ci si siedono coloro che amano il rammendo creativo o chi si rilassa facendo giardinaggio. Quelli che ballano lo swing, i giocatori di burraco e chi va a funghi. Poi i concerti, i talk impegnati e quelli più garruli. Uno spazio radiofonico per incontrarsi nella vita. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Da Cortina a Milano in 12 giorni errando per antiche vie

    Errando per Antiche Vie è una grande azione performativa in cui artisti e pubblico percorrono a piedi la distanza che separa Cortina e Milano, tra il 5 e il 16 dicembre, a un mese dall’inizio delle Olimpiadi, per raccontare un territorio incredibile, contraddittorio che per la prima volta viene messo in luce dalle Olimpiadi. Un cammino lungo oltre 250 km, spettacoli teatrali e di danza, letture, pasti di comunità, incontri e dibattiti: un racconto della montagna fatto di sostenibilità, di protagonismo dei territori alpini e prealpini, di chi decide di vivere e lavorare in quota e nei territori periferici, al di là della spettacolarizzazione del momento olimpico. Michele Losi di Campsirago Residenza ha raccontato a Cult tutto il percorso. L'intervista di Ira Rubini.

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