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Juan Mayorga: un teatro che difende la libertà

Juan Mayorga è uno dei più noti drammaturghi spagnoli.
I suoi testi (Animali notturni, Himmelweg, Palabra de perro, La Pace Perpetua) sono rappresentati in tutta Europa e tradotti in molte lingue. Nato a Madrid nel 1965, è anche filosofo e matematico e ha pubblicato alcuni celebri saggi, fra cui Revolucion conservadora y conservacio revolucionaria.
Pluripremiato, ha ricevuto recentemente anche il Premio Europa Realtà Teatrali 2016, tenutosi a Craiova (Romania), occasione nella quale ha messo in scena il suo testo Reikiavik, che rievoca il periodo della Guerra Fredda attraverso il celebre duello scacchistico fra l’americano Bobby Fischer e il russo Boris Spasski.

Mayorga definisce il proprio un “teatro dell’immaginazione“: attraverso l’evocazione di un universo agito dagli interpreti e trasmesso dalle parole, lo spettatore è spinto a usare la propria immaginazione per entrare a far parte dello spettacolo, spesso ispirato a situazioni delle vita comune.

Per Reikiavik, per esempio, Mayorga si è lasciato influenzare dall’ immagine, consueta in Spagna, degli anziani che giocano a scacchi nel parco, seduti a un tavolino. Richiamando alla memoria i due campioni del passato, Mayorga ne immagina un possibile incontro successivo, durante la vecchiaia, durante il quale i due antichi avversari si ritrovano di fronte per l’ultima volta.

Mayorga ha opinioni molto precise sulla responsabilità del teatro e della cultura in questo momento storico complesso, a partire dalla riformulazione dell’idea di Europa che, secondo Mayorga, dovrebbe essere un luoco di accoglienza e di sviluppo, non solo per i corpi fisici delle persone ma anche per le loro idee. Quanto alla libertà, il drammaturgo spagnolo è convinto che, nel teatro come nella vita, il modo migliore per difendere la libertà sia esercitarla, sia resistere per aiutare gli altri a resistere.

Abbiamo intervistato Juan Mayorga poco prima che ritirasse il Premio Europa, a Craiova.

Ascolta l’intervista a Juan Mayorga

MAYORGA

  • Autore articolo
    Ira Rubini
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    “Potevano entrare tutti quelli che non facevano entrare negli altri locali” racconta la cantante e musicista Patrizia Di Malta ricordando il celebre Plastic. Nel locale “ci si sentiva quasi in una piccola New York”: era un catalizzatore di musica, mode e culture alternative internazionali, nonchè punto di riferimento della comunità queer. “Anche solo fare la fila fuori era parte dell’esperienza” continua Piergiorgio Pardo, “c’era una selezione all’ingresso, pensata per far stare bene persone eccentriche che lì non si sentivano giudicate”. Ascolta l’intervista di Elisa Graci e Dario Grande.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Oggi iniziamo subito con un ospite in studio, il nostro Luca Parena: insieme parliamo dei biglietti per i mondiali di calcio 2026 e del fenomeno del dynamic pricing, che come accade per i concerti, renderà le partite eventi inaccessibili ed esclusiva di pochi. Proseguiamo con un approfondimento dedicato al Plastic, lo storico locale milanese che ha chiuso i battenti la scorsa settimana, con gli interventi speciali della musicista Patrizia Di Malta, e del nostro ospite fisso Piergiorgio Pardo: entrambi ricordano cosa ha rappresentato il locale per la cultura LGBT e non, durante i suoi anni di attività. Nell'ultima parte il quiz sul cinema, oggi dedicato a Fight Club di David Fincher, e per ricordare l'11 settembre attraverso la musica, parliamo degli artisti che videro alcune loro canzoni censurate dalle radio statunitensi a seguito degli attentati.

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