
Il regime Iraniano non ha visto venire l’attacco nonostante gli allarmi della vigilia. È stato un fallimento politico e militare.
Si è fidato della mano tesa di Donald Trump ma i fatti ci dicono che i negoziati nel Sultanato di Oman erano una trappola.
Questa è la diretta conseguenza del nuovo corso politico in Iran dopo la morte di Mahsa Amini. Per i posti chiave il regime ha privilegiato i fedeli al Clero, anche se incompetenti, a scapito della meritocrazia.
L’Iran poteva difendere meglio i suoi scienziati ma ha fallito.
Le vittime eccellenti sono state sorprese nel sonno perché il Mossad aveva tutte le informazioni per effettuare attacchi mirati contro i loro obiettivi: oltre ai palazzi, conoscevano la posizione dei piani dove abitavano e la mappa degli appartamenti.
Merito dell’elaborazione delle immagini satellitari ma anche dell’attività dell’Intelligence sul campo.
Non è il primo fallimento del controspionaggio iraniano.
Negli ultimi anni sono stati eliminati da Israele numerosi scienziati impegnati nello sviluppo del programma nucleare. I cercapersone, dotati di una carica esplosiva, che avevano provocato centinaia di morti tra le fila degli Hezbollah in Libano furono manomessi in Iran da agenti del Mossad. E’ il destino delle autocrazie che investono ingenti somme per controllare e reprimere la dissidenza interna a scapito delle minacce esterne. Da questo punto di vista il caso iraniano è emblematico.
Per la sua sopravvivenza il regime degli ayatollah ha creato il suo proprio esercito: i guardiani della rivoluzione, i cosiddetti Pasdaran, che tolgono mezzi, energie e soldi all’esercito regolare.