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Intervento militare, sì ma quale?

La riunione a Roma dei 23 Paesi della coalizione occidentale e araba anti-Daesh, per quanto riguarda il caso libico, ha lasciato la porta aperta a tutte le opzioni d’intervento, privilegiando la linea italiana della necessità di una richiesta libica.

Gli Stati Uniti, già nella riunione del Consiglio di sicurezza nazionale di giovedì scorso, sotto la direzione del presidente Obama, hanno deciso in tal senso, ma non intendono mandare truppe di combattimento in Libia. Di fatto ci sono già truppe speciali statunitensi che agiscono sul terreno con operazioni di assassinii mirati, sia a Derna sia a Sirte.

Il segretario di Stato americano John Kerry, nella conferenza stampa alla conclusione della riunione del cosiddetto “Small Group”, ha elogiato il ruolo italiano: “Siete meravigliosi”, ha detto letteralmente, in una sorta di “armiamoci e partite” e questo dovrebbe indurre il governo Renzi alla prudenza nel trattare l’esplosiva situazione libica. Soprattutto durante l’incontro al vertice con Obama, il prossimo mese di marzo.

Sulla base di questi dati, la decisione ultima per le modalità dell’intervento occidentale in Libia dipenderà dalle procedure delle parti libiche. Il parlamento libico si riunirà lunedì prossimo per votare la fiducia alla nuova formazione snella del governo Sarraj, designato dall’Onu. Governo che si sta delineando in questi giorni nel corso di febbrili incontri a Tripoli, Misurata e Tobruk. Il premier incaricato ha assicurato che entro tre giorni presenterà la lista di dieci/dodici ministri, in sostituzione di quella di 32 respinta pochi giorni fa dal parlamento.

Se questo passaggio andrà a buon fine, l’intervento occidentale avverrà secondo il piano preparato dall’Onu, con truppe di peacekeeping e controllo delle frontiere. Rimane un nodo da risolvere: quello della sicurezza del governo da insediare a Tripoli e quindi come rendere questo passaggio indolore, convincendo con le buone le milizie islamiste oramai minoritarie, ma che di fatto bloccano l’implementazione pacifica del piano di sicurezza preparato dal generale Paolo Serra, consulente militare dell’Onu.

Se, invece, il passaggio parlamentare del voto di fiducia fallirà, le potenze occidentali non aspetteranno i tempi decisionali delle fragili e rissose istituzioni libiche e al prossimo Consiglio della Nato, previsto per il 10 e 11 febbraio a Bruxelles, sarà posto all’ordine del giorno il piano alternativo: colpire Daesh con raid aerei dal cielo e con missili dal mare. Questi preparativi hanno già messo in allerta il sedicente Califfato che ha ordinato ai cittadini di Sirte di non abbandonare la città. Testimoni locali riferiscono una forte mobilitazione tra le fila degli jihadisti ma anche casi di fuga.

  • Autore articolo
    Farid Adly
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    1) 25 novembre, quando lo stupro è un’arma di guerra. Nel Sudan sconvolto dalla più grave crisi umanitaria al mondo, migliaia di donne e bambini sono vittime di violenza di genere. (Stefano Piziali - Cesvi) 2) Ucraina, mentre i negoziati per un accordo tra Mosca e Kiev continuano, il piano per la pace Statunitense spacca l’amministrazione americana. (Roberto Festa) 3) La peggiore crisi economica mai registrata. L’occupazione israeliana in Cisgiordania e la distruzione e Gaza hanno provocato un crollo senza precedenti nell’economia palestinese, riportando il paese indietro di decenni. (Allegra Pacheco - West Bank Protection Consortium) 4) “A Dankirque non si vive, si sopravvive”. Sulle coste francesi la situazione umanitaria delle persone migranti peggiora giorno dopo giorno e lo stato non si assume le sue responsabilità. (Veronica Gennari) 5)Lo scandalo di pedofilia che ha sconvolto il vescovo di Cadice è un caso senza precedenti nella chiesa spagnola. (Giulia Maria Piantedosi) 6) Rubrica sportiva. Dopo 52 anni, la nazionale di calcio di Haiti si qualifica per i mondiali. Un risultato storico e prezioso per un paese distrutto dalla violenza. (Luca Parena)

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    In Sudan la violenza di genere e lo stupro usato come arma di guerra sono all’ordine del giorno. Nel mezzo della crisi umanitaria più grave del mondo, migliaia di donne e bambini sono vittime di un conflitto che si consuma anche sui loro corpi. La ong italiana Cesvi lavora sul campo per offrire supporto psicologico alle donne e alle loro famiglie. Martina Stefanoni ne ha parlato con Stefano Piziali, direttore generale di Cesvi

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    Le iniziative del 25 novembre e DonneXstrada che di violenza di genere, parla tutto l'anno. Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa o raccontare una storia? Scrivi a vieniconme@radiopopolare.it o chiama in diretta allo 02 33 001 001 Dal lunedi al venerdì, dalle 16.00 alle 17.00 Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni La sigla di Vieni con Me è "Caosmosi" di Addict Ameba

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    Le comedians contro la violenza sulle donne al Teatro Lirico di Milano

    Oggi a Cult Mary Sarnataro ci ha parlato di “Zitte mai!”, la serata speciale in scena al teatro Lirico di Milano, che un gruppo di comedians, capitanate da Deborah Villa, dedica all'associazione Cerchi nell'Acqua, che da anni è vicina alle donne vittime di violenza. A partire dalla libertà di esprimersi, la prima che viene a mancare quando una relazione diventa prevaricante, l'appuntamento sarà l'occasione per riflettere sulla violenza sulle donne, usando lo strumento della comicità. L’intervista di Ira Rubini.

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