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Il vaso di Pandora dei mancati rimborsi

La questione rimborsi per i Cinque stelle sta diventando veramente grave, una specie di vaso di Pandora che nemmeno i vertici del movimento conoscono fino in fondo.

La quota mancante dal fondo a cui tutti i parlamentari versavano parte dello stipendio avrebbe già superato il milione di euro, dai centomila del primo giorno, si è passati a 500mila euro per sfondare ora il milione.

La speranza secondo alcune fonti interne è di arrivare almeno in serata ad avere elementi definitivi e chiari di quanto sia profonda e estesa la slealtà di alcuni parlamentari che hanno fatto in sostanza solo finta di effettuare il bonifico per dare una parte di stipendio al fondo per le piccole imprese.

Questa mattina Luigi Di Maio ha annullato i suoi appuntamenti elettorali ed è venuto a Roma per farsi riprendere allo sportello della banca interna a Montecitorio dal cameraman delle Iene e mostrare che i suoi rendiconti sono giusti. Che lui è in regola.

Ma quello che il primo giorno era solo un “problema di contabilizzazione delle quote pagate”, ora sono mele marce da cacciare.

Il problema è che Di Maio ancora non sa esattamente quanti siano i suoi colleghi interessati allo scandalo. Al momento ufficialmente sono tre, Carlo Martella, Andrea Cecconi e Maurizio Buccarella, candidati non proprio sconosciuti, anzi spesso in televisione in questi anni, che nelle ultime ore hanno oscurato e chiuso i loro profili su Facebook.

Danilo Toninelli dice di aver dimostrato di aver versato tutte le quote. Il caso di Barbara Lezzi ancora non è stato chiarito.

Ma alla redazione delle Iene arriverebbero altre segnalazioni e l’intenzione è di centellinare pian piano sul sito Internet della trasmissione nuovi casi.

Berlusconi se ne tiene fuori, ma è chiaro che l’uscita di uno scandalo di questo tipo a poche settimane dal voto sul tema principale che contraddistingue il Movimento cinque stelle attraverso la televisione di famiglia è un altro aspetto del conflitto di interessi.

Oggi dovrebbero arrivare a Roma i parlamentari che hanno il conto nella banca di Montecitorio e negli altri sportelli della Capitale per regolarizzare e dimostrare la correttezza dei versamenti. E in serata Di Maio spera di chiudere, ma già dice che chi non ha versato è fuori dal movimento, e anche se eletti, non entreranno mai in Parlamento quando ci sarà l’insediamento della nuova legislatura. Ma questo sarà un altro capitolo della storia, visto che per legge anche i deputati “infedeli” restano candidati.

  • Autore articolo
    Anna Bredice
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