Alle dieci e mezzo di questa mattina il ministro dell’Interno Piantedosi ha fatto capire che lo sgombero del centro sociale Askatasuna di Torino è stato pensato e deciso da Roma. “Dallo Stato un segnale chiaro, non ci deve essere spazio per la violenza”, ha detto il ministro. Così come era accaduto con il Leoncavallo, si tratta di una decisione pensata e rivendicata da Roma, subita dal Comune che ha saputo e potuto fare poco per evitarlo.
Da un lato il governo Meloni cerca di ridimensionare il potere dei sindaci, visti spesso, soprattutto se stanno all’opposizione, come figure che possono oscurare il governo. L’azione che spinge ora Palazzo Chigi ad agire, politicamente è data anche dalla necessità di coprire l’ennesima impasse del governo, le difficoltà, le liti, le tensioni, questa volta su un tema che è centrale per la propaganda governativa: la promessa di abolire la legge Fornero, insieme ad una manovra che non sa rispondere a nessun urgenza evidente in Italia, dal lavoro, alla sanità, con l’opposizione che questa volta in maniera unitaria glielo ricorda ogni giorni.
E così, come è accaduto tante volte, si sposta l’attenzione su altro. Le dichiarazioni muscolari di un governo che vuole dimostrare di saper imporre la legge e l’ordine nel Paese, così come era accaduto con il primo provvedimento preso dal governo Meloni, ormai tre anni fa, il decreto contro i rave party, il pugno di ferro, per dimostrare che la destra avrebbe cambiato tutto. È seguito poi il decreto sicurezza, deciso sempre sulla stessa scia: colpire i più deboli, dagli studenti e gli operai che protestano agli edifici occupati. È accaduto in tante situazioni, nei momenti più difficili – e questo rappresenta un nodo complicato, Matteo Salvini sconfitto sul fronte pensioni, con la vicenda degli asset russi ancora da decidere – si amplificano allora le azioni di sgombero, di punizione, per tenere l’elettorato ancora fedele alla destra, anche se le promesse cominciano ad essere deluse.


