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Il futuro post pandemia non è garantito per nessuno

post pandemia Covid ANSA

L’uscita dalla pandemia è attesa come il ritorno alla precedente normalità. Ma questo non può succedere perché proprio quella normalità e quel modello di sviluppo hanno prodotto questo disastro.

Molte cose devono cambiare anche nel nostro Paese a cominciare dalla sanità: abbiamo bisogno di un unico Servizio Sanitario Nazionale, pubblico, universale, centrato sulla medicina preventiva, sulla ricerca epidemiologica, in grado di prendersi cura dei territori e delle comunità, attraverso una programmazione sanitaria che permetta di valutare i risultati raggiunti, con un unico sistema di welfare integrato con la partecipazione degli enti locali. Con al centro un’idea di salute che non sia solo assenza di malattia, ma “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”; che dovrà essere il prodotto di una collaborazione tra Servizio Sanitario, servizi di tutela ambientale e sistema formativo.

È necessario assumere decine di migliaia di operatori sanitari, superare il numero chiuso a medicina e nelle specialità. Necessitiamo di un’industria farmaceutica pubblica a dimensione europea, che abbia come priorità la salute collettiva. Obiettivi e urgenze ben lontane da quanto previsto dall’attuale PNRR.

L’obiettivo non può essere solo la riconquista degli spazi di democrazia preesistenti alla pandemia, ma la costruzione di nuove forme di partecipazione in grado rompere il forte intreccio di potere che è alla base dell’ulteriore crescita della povertà.

Il futuro post pandemia non è garantito per nessuno. È e sarà oggetto di conflitto..

  • Autore articolo
    Vittorio Agnoletto
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    La COP30 in Brasile era partita con due obiettivi: triplicare i fondi per i paesi in via di sviluppo colpiti dagli effetti del riscaldamento globale e sottoscrivere un percorso per l’uscita dalla dipendenza e dall'uso dei carburanti fossili. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, un risultato su due è stato portato a casa. Ma chi avrebbe potuto fare pressioni per ottenere di più non l’ha fatto: gli USA assenti hanno boicottato, ma anche Cina e India, non pervenute, di fatto, mentre una Ue divisa alla fine ha battuto un colpo. Resta lo sforzo dei Paesi per raggiungere i loro obiettivi. L'analisi di Sara Milanese e il commento di Eleonora Cogo, responsabile del team Finanza in ECCO, il Think Tank sul cambiamento climatico. L'Europa cambia il piano Trump in almeno tre punti: nessuna concessione territoriale alla Russia prima del cessate-il-fuoco, un esercito per l'Ucraina più grande e nessun limite alle sue alleanze, l'uso dei fondi russi congelati in Europa per la ricostruzione (e no al 50% agli USA): sarà un piano digeribile anche per Trump? L'analisi di Federico Baccini, nostro collaboratore da Bruxelles. Infine Luigi Ambrosio inviato a Napoli per le elezioni regionali ci racconta il peso straordinario dell'astensionismo.

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