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Il campo largo non esiste più, la sentenza di Giuseppe Conte

Giuseppe Conte campo largo

Giuseppe Conte va in televisione e annuncia che per lui l’esercizio di una coalizione il più larga possibile è finito. Quello che temeva Elly Schlein sta avvenendo perché questa ulteriore rottura – il primo a parlare di un campo largo che non c’era più era stato Angelo Bonelli – avviene su un tavolo molto ravvicinato, quello delle regionali, proprio quell’ambito che la segretaria del Partito democratico cercava di proteggere a tutti i costi, perché una coalizione ampia in Liguria, Emilia Romagna e Umbria poteva contendere seriamente queste regioni alla destra, sarebbe un ulteriore segno di debolezza per Giorgia Meloni. Ora è tutto più complicato perché Giuseppe Conte oggi dice che in Emilia Romagna non può stare insieme a Matteo Renzi, in sostanza è ciò che è accaduto in Liguria, ma Renzi questa volta gli risponde subito dopo dicendo che continuerà ad appoggiare la candidata De Pascale, la sindaca di Ravenna che fino a poche ore fa era sostenuta da tutti. Ciò che il leader dei Cinque stelle non accetta, e lo dice nell’intervista a Porta a Porta, è l’atteggiamento del Pd. Elly Schlein anche questa mattina aveva ribadito che c’è da battere la destra e che non vuole farsi coinvolgere nelle polemiche. In sostanza non risponde a Conte, per non farsi prendere da un meccanismo di veti incrociati, che è proprio quello invece che sta accadendo e che sta certificando ormai la fine di un esperimento che Elly Schlein ha inseguito fino ad oggi. Renzi e Conte non possono state insieme nella stessa coalizione, da quest’estate i segnali erano chiari, dal momento in cui l’ex segretario del Pd si era riavvicinato ad Elly Schlein, riconoscendo la sua vittoria alle Europee e la centralità del partito da lei guidato nell’opposizione, ma nello stesso tempo trovando lui un nuovo protagonismo che aveva perso negli anni. Il voto sulla Rai ha fatto precipitare tutto, ma i temi di divisioni sono tanti, ormai sono maggiori di quelli che invece uniscono il campo largo.

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    Anna Bredice
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    Niente autorizzazione per “la squadra di rugby del carcere di Livorno, il corso di scrittura nel carcere di Parma, una serie di attività di Ristretti orizzonti nel carcere di Padova…”, così Susanna Marietti coordinatrice nazionale di Antigone (e da 16 anni voce di Jailhouse Rock il lunedì sera su Radio Popolare) racconta i primi effetti del passaggio al Ministero delle richieste di attività trattamentali (laboratori, corsi, formazione) che prima erano nelle disponibilità delle direzioni degli istituti carcerari. Una scelta del Governo che sta ridisegnando il sistema carcerario: “Tassello per tassello si compie la visione di un carcere chiuso, è la stessa idea di carcere che troviamo nel reato di rivolta penitenziaria [che punisce anche le proteste nonviolente, N.d.R.]: stai zitto, obbedisci agli ordini e non rivendicare mai i tuoi diritti”. Nessuna funzione rieducativa. Ascolta l’intervista di Cinzia Poli e Claudio Jampaglia a Susanna Marietti.

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    Zelensky oggi va in Turchia e incontra Witkoff, ma cosa si è portato a casa dalla tournée europea? Arturo Varvelli Senior Policy Fellow per l'European Council on Foreign Relations sostiene che l'appoggio dell'Europa all'Ucraina sarà lungo, duraturo e fino a una guerra con la Russia. Sul fronte corruzione Zelensky torna in patria col dovere di fare qualcosa: rimpasti, allontanamenti, mentre le inchieste si concentrano anche sulle forniture militari come spiega Sabato Angieri. Tra le proposte nella Legge di Bilancio c'è quella della Lega di portare a 5 anni la possibilità di contratti legali di somministrazione (una direttiva europea dice massimo 24 mesi) cosa significa e perché ci sono già lavoratori in somministrazione da anni ce lo spiega Claudia Di Stefano Segretaria generale Nidil Cgil Milano che denuncia gli abusi continui nella norma che nessuno riesce a far rispettare. Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone, cura Jailhouse Rock il lunedì su Radio Popolare (in parte fatto dai detenuti) ci racconta divieti e impedimenti alle attività in carcere (dalla squadra di rugby al corso di struttura) che fioccano da quando i permessi sono stati tolti dalle direzioni delle carceri e centralizzati al ministero di grazia e giustizia.

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