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Il campo largo non esiste più, la sentenza di Giuseppe Conte

Giuseppe Conte campo largo

Giuseppe Conte va in televisione e annuncia che per lui l’esercizio di una coalizione il più larga possibile è finito. Quello che temeva Elly Schlein sta avvenendo perché questa ulteriore rottura – il primo a parlare di un campo largo che non c’era più era stato Angelo Bonelli – avviene su un tavolo molto ravvicinato, quello delle regionali, proprio quell’ambito che la segretaria del Partito democratico cercava di proteggere a tutti i costi, perché una coalizione ampia in Liguria, Emilia Romagna e Umbria poteva contendere seriamente queste regioni alla destra, sarebbe un ulteriore segno di debolezza per Giorgia Meloni. Ora è tutto più complicato perché Giuseppe Conte oggi dice che in Emilia Romagna non può stare insieme a Matteo Renzi, in sostanza è ciò che è accaduto in Liguria, ma Renzi questa volta gli risponde subito dopo dicendo che continuerà ad appoggiare la candidata De Pascale, la sindaca di Ravenna che fino a poche ore fa era sostenuta da tutti. Ciò che il leader dei Cinque stelle non accetta, e lo dice nell’intervista a Porta a Porta, è l’atteggiamento del Pd. Elly Schlein anche questa mattina aveva ribadito che c’è da battere la destra e che non vuole farsi coinvolgere nelle polemiche. In sostanza non risponde a Conte, per non farsi prendere da un meccanismo di veti incrociati, che è proprio quello invece che sta accadendo e che sta certificando ormai la fine di un esperimento che Elly Schlein ha inseguito fino ad oggi. Renzi e Conte non possono state insieme nella stessa coalizione, da quest’estate i segnali erano chiari, dal momento in cui l’ex segretario del Pd si era riavvicinato ad Elly Schlein, riconoscendo la sua vittoria alle Europee e la centralità del partito da lei guidato nell’opposizione, ma nello stesso tempo trovando lui un nuovo protagonismo che aveva perso negli anni. Il voto sulla Rai ha fatto precipitare tutto, ma i temi di divisioni sono tanti, ormai sono maggiori di quelli che invece uniscono il campo largo.

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    Anna Bredice
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    Una mostra fotografica ripercorre i 50 anni di Radio Popolare. Dal 14 dicembre a Milano

    Domenica 14 dicembre alle ore 10, presso la Sala Cisterne della Fabbrica del Vapore, a Milano, inaugura la mostra "50 e 50. La mostra. Radio Popolare 1975 - 2025", una delle prime iniziative organizzate per celebrare il 50esimo anniversario dalla fondazione di Radio Popolare. La mostra racconta i cinque decenni "di onda" attraverso venti storie realizzate dai fotografi che in questi anni sono stati vicini alla radio. Inoltre, la mostra ospiterà un’interpretazione creativa realizzata da Studio Azzurro dei video che ricostruiscono la storia di Radio Popolare. La mostra sarà allestita fino al 25 gennaio. Tiziana Ricci ce la racconta insieme a Giovanna Calvenzi, che ne è la curatrice.

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    L’Europa e il bellicismo crescente delle sue classi dirigenti. L’ultimo caso, quello dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e la postura aggressiva che dovrebbe tenere la Nato. Cosa possono fare il pensiero e la cultura della pace per contrastare l’escalation bellicista e la normalizzazione della violenza? Le risposte possono non essere quelle consuete, soprattutto perché in Occidente stiamo assistendo ad un cambio delle coordinate geopolitiche costruite negli ultimi ottant’anni. Un esempio. Il settimanale «The Economist» ha scritto nella sua rubrica di geopolitica «The Telegram» apparsa oggi sulle pagine online: «In Europa le preoccupazioni per l’inaffidabilità dell’America sotto Donald Trump stanno lasciando il posto a un timore più grande: che, pur presentandosi come il campione della civiltà occidentale, egli consideri ormai le democrazie occidentali reali come avversarie. “Nella Washington di oggi” - scrive il nostro editorialista di The Telegram - l’Europa “è spesso descritta con maggiore disprezzo rispetto alla Cina o alla Russia”. Pubblica oggi ha ospitato Donatella Della Porta, scienziata della politica, e Agostino Giovagnoli, storico.

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