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I piani di Nixon contro Allende

Nel 1975, dopo lo scandalo Watergate, il senato degli Stati Uniti istituì una commissione d’inchiesta sulle attività illecite dell’intelligence americana. Il gruppo è meglio noto come commissione Church, dal nome del senatore, Frank Church, che presiedeva i lavori. Nel report che riguarda le operazioni segrete in Cile tra il 1963 e il 1973, si legge che il coinvolgimento degli Stati Uniti in quegli anni è stato esteso e continuo. La Cia ha speso tre milioni di dollari per orientare il risultato delle elezioni presidenziali cilene del 1964. Otto milioni di dollari sono stati spesi per operazioni sotto copertura nei tre anni tra il 1970, la vittoria elettorale di Allende, e il golpe militare del 1973. La Commissione Church non trovò prove che gli Stati Uniti fossero stati direttamente coinvolti nel golpe, ma “data la consolidata opposizione verso il governo Allende e la natura dei contatti con l’esercito cileno” concluse che l’amministrazione Nixon “non vedeva con sfavore il colpo di stato”.

Negli anni sono stati declassificati migliaia di documenti ufficiali. Per esempio, una conversazione del 23 marzo 1972 tra Nixon e l’allora responsabile ai rapporti con la stampa Ronald Ziegler. Due giorni prima il giornalista Jack Anderson aveva rivelato sul New York Times che l’ambasciatore americano in Cile Edward Korry aveva avuto istruzioni per un “intervento in stile Repubblica Dominicana” per impedire ad Allende di salire al governo. Ma l’ambasciatore non aveva portato a termine l’incarico, che faceva riferimento all’occupazione americana dell’isola nel 1965 da parte di Lyndon Johnson. L’ordine era riportato in alcuni memorandum della compagnia di telecomunicazioni International Telephone & Telegraph, che aveva finanziato gli oppositori di Allende.

L’amministrazione Nixon aveva almeno due piani per liberarsi del “nemico” Allende. Il primo faceva capo al Dipartimento di stato e aveva l’obiettivo si sostenere i cristiano democratici di Eduardo Frei all’opposizione e alle successive elezioni. La cosiddetta linea morbida. Il secondo, chiamato Progetto Fubelt, era della CIA. Era stato deciso nel 1970 a settembre, pochi giorni dopo la vittoria di Allende alle elezioni. Un memorandum declassificato della CIA riporta la genesi del progetto. “il presidente Nixon – si legge – ha deciso che il regime di Allende in Cile non è accettabile per gli Stati Uniti. Il presidente ha chiesto all’agenzia di impedire il governo Allende di o di destituirlo. Il presidente ha autorizzato dieci milioni di dollari per questo scopo, se necessario”.

Il responsabile delle operazioni sarebbe stato Thomas Karamessines, un agente Cia di lunga data che aveva già lavorato in Grecia e in Italia. Inoltre, il Dipartimento di Stato doveva essere tenuto fuori dalla missione. In un altro documento della Cia, di un mese dopo, si legge che “è ferma e continua linea politica che Allende venga rovesciato da un golpe. Sarebbe auspicabile che questo avvenga prima del 24 ottobre ma gli sforzi in questo senso continueranno vigorosamente oltre questa data. Dobbiamo continuare a imporre la massima pressione verso questo obiettivo utilizzando ogni risorsa appropriata. È imperativo che queste azioni siano messe in atto clandestinamente per assicurarsi che la mano americana risulti ben nascosta. Questo ci obbliga ad essere estremamente selettivi nel prendere contatti tra i militari”.

Ottobre 1973. Durante la sua prima riunione da segretario di stato, Henry Kissinger discute con i sui colleghi del golpe appena avvenuto. Iniziano ad essere diffuse le prime stime sulle uccisioni. Il settimanale Newsweek ne riporta 2700, il regime ne riconosce solo 284. Nella trascrizione della riunione, declassificata, Kissinger conclude: “non cerchiamo di smontare storie che un domani possono rivelarsi vere, e non mettiamoci nemmeno nella posizione di difendere quello che stanno facendo a Santiago. Ma dobbiamo rimanere coerenti con la nostra linea. Per quanto agiscano in modo sgradevole, per noi questo governo è migliore di quello di Allende.”

  • Autore articolo
    Aurora D'Aprile
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    Un anno di Trump (dopo i primi quattro dal 2016). Il 6 novembre 2024 il tycoon veniva rieletto alla Casa Bianca con una maggioranza risicata, poco più di 2 milioni di voti su 156 milioni di schede votate. In un anno Trump ha trasformato il declino di una superpotenza - gli Stati Uniti degli ultimi anni - in una forza aggressiva contro paesi e principi che erano stati amici dal dopoguerra ad oggi. Trump e il tramonto della relazione privilegiata americana con l’Europa; Trump e il tramonto delle garanzie democratiche dello stato di diritto. Nel primo anniversario del ritorno di Trump alla Casa Bianca è arrivata l’elezione del sindaco di New York Zohran Mamdani. Ecco un passaggio del suo discorso della vittoria: «la saggezza convenzionale direbbe che sono ben lontano dall’essere il candidato perfetto. Sono giovane, nonostante i miei sforzi per invecchiare. Sono musulmano. Sono un socialista democratico. E, cosa ancora più grave, mi rifiuto di chiedere scusa per tutto questo». Pubblica ha ospitato Ida Dominijanni, giornalista e saggista, fa parte del direttivo del Centro per la Riforma dello Stato. Ha insegnato filosofia politica e teoria femminista all’università di Roma Tre ed è stata ricercatrice alla Cornell University (NY).

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    Gaza, l’Onu chiede cibo e tende per l’inverno, ma Israele continua a demolire edifici con raid aerei

    Gaza, l’Onu chiede cibo e tende per l’inverno, ma Israele continua a demolire edifici con raid aerei “A Gaza mancano cibo e rifugi, bisogna aprire il valico di Rafah”: è l’ennesimo appello che l’Onu rivolge a Israele. A quasi un mese dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, nella Striscia entra ancora solo una minima parte degli aiuti previsti; le agenzie umanitarie denunciano che Israele impedisce l’ingresso anche a tende, coperte e rifugi. I palestinesi della Striscia, in gran parte sfollati, non sono in condizione di affrontare la stagione fredda che si avvicina. L’esercito però, in violazione del cessate il fuoco, continua l’opera di demolizione degli edifici: dall’alba sono in corso raid aerei sui quartieri orientali di Gaza City. A livello diplomatico intanto gli Stati Uniti, intanto, portano avanti il loro piano per Gaza presso il consiglio di sicurezza dell’Onu: nelle scorse ore la risoluzione che autorizza la Forza internazionale di stabilizzazione è stata presentata anche ai paesi arabi coinvolti nel processo di mediazione tra Hamas e Israele. Da Deir al Balah, la testimonianza di Nicolò Parrino, responsabile logistica di Emergency a Gaza, intervistato da Chawki Senouci.

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