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Biparolismo, verità mascherate con parole in apparenza inoffensive. Guarda che lune del 31 ottobre

Lula

Biparolismo! Dal 25 settembre si sta verificando un nuovo fenomeno linguistico che possiamo riassumere così: verità mascherate con parole in apparenza inoffensive, parole con il doppio fondo: “Il reddito di cittadinanza va eliminato perché impedisce ai poveri di diventare benestanti”, “alzare il tetto del contante aiuta i poveri”, “difendiamo la libertà di non abortire”… Oggi sui giornali La Russa, Roccella e Variati si esercitano su 25 aprile (e l’odio antifascista su Libero con dei toni e su La Stampa con degli altri), sul femminismo (che non è di sinistra su Il Foglio) e sul merito (che aiuterà i giovani e le famiglie a scegliere gli istituti tecnici di orientamento al lavoro invece degli inutili licei, sul Corriere).

È come una spia luminosa, della necessità di mascheramento e della mancanza di consenso acquisito sulle reali parole (ancora) impronunciabili evidentemente. Dopo la zuppa su Van Gogh arriva il purè su Monet e la colla su Vermeer, azioni estreme che non danneggiano le opere ma le usano per scuoterci sul destino del pianeta. Ovviamente non piacciono, ad esempio ad Aldo Grasso sul Corriere, ma l’arte è sempre stata coinvolta dalla richiesta di cambiamento, come ricorda Vox, le suffragette i dipinti che idealizzavano la donna li distruggevano proprio.

Vi raccontiamo gli spot di Trenord:

https://www.youtube.com/watch?v=2j7c_t67NMU

Persone bellissime, treni armoniosi, luce e colori artistici e lo slogan “il treno è sempre il treno” che poco c’entra con la situazione “insostenibile” descritta quotidianamente dai pendolari (qua una petizione che sfiora le 30mila firme) o con i treni nuovi ordinati sbagliati (come racconta Metroregione). E quindi il marchio adotta la classica risposta di comunicazione della nostra classe dirigente, ovvero la comunicazione come negazione ostinata della realtà, come maionese sull’arrosto bruciato: e lo spot in questo senso è sconcertante, un esempio da manuale.

In questi giorni abbiamo letto molte dolorose notizie che riguardano la salute mentale, che in Italia ha dimensioni ancora più rilevanti dopo la pandemia. È un tema ancora poco considerato dal dibattito pubblico del nostro paese ma che nel resto del mondo è sempre più sentito non solo dagli specialisti. È appena uscita una bella campagna negli Stati Uniti, per esempio, che affronta un pezzo del problema, si intitola Seize the awkard e aiuta a individuare i primi segnali di depressione o di ansia anche attraverso una serie di consigli e suggerimenti:

L’invito è a esserci per parlarne, per superare tabù e stigma sulla salute mentale con un linguaggio sincero, umano e diretto. Questo naturalmente non sgrava le istituzioni dei suoi compiti, ma ecco tra le responsabilità dell’istituzione c’è anche quella di saper coinvolgere, tutte le persone, ognuno per quello che può, in un risultato che è sempre collettivo. Anche sul COVID si rischia il biparolismo e Mattarella ci ricorda che non è finita.

In questi giorni è uscito un video che ha come protagonista un sopravvissuto: si tratta dell’attore Jeff Bridges (Il grande Lebowsky), 72 anni, sopravvissuto al cancro e al COVID e vuole sensibilizzare il pubblico sulle difficoltà a convivere con un sistema immunodepresso e sulle possibilità per prevenire il contagio da COVID. Ma quello che più colpisce è il modo in cui Jeff Bridges mette a disposizione la sua storia il suo volto segnato e persino la sua voce segnata:

In questi giorni in cui l’Italia sembra richiudersi in un nazionalismo, o in un sovranismo, che ci allontana dalla visione più ampia dei temi del nostro tempo, arrivano degli inviti al viaggio che risultano proprio per questo particolarmente graditi e stimolanti.

Portate la vostra pancia a Vienna, ad esempio, oppure la campagna della British Airways sulle tre opzioni per cui si viaggia: lavoro, piacere o una terza opzione che ogni volta è diversa e imprevedibile e personale: per dispetto, perché la ama ancora, per mangiare un pomodoro che sa ancora di pomodoro “perché non sei tu, Londra, sono io”:

  • Autore articolo
    Claudio Jampaglia
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    A cura di Chawki Senouci con Gabriele Battaglia

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    Morti in bici, ecco le mappe per ridurli

    L’Atlante italiano dei morti (e dei feriti gravi) in bicicletta, la più completa mappatura dell’incidentalità ciclistica in Italia finora mai realizzata (gratis e consultabile a questo link: https://craft.dastu.polimi.it/it/articles/15) è il risultato di uno studio del Competence Centre on Anti-Fragile Territories (CRAFT) del Politecnico di Milano. Quattro Dashboard offrono un’analisi degli incidenti ciclistici su base ISTAT 2014-2023 in ogni singolo comune italiano e i dati possono essere consultati per province, regioni e aggregazioni spaziali libere. La quinta Dashboard consente di visualizzare la localizzazione degli incidenti con le coordinate utili alla geolocalizzazione degli incidenti. Paolo Bozzuto, docente del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano - DAStU, coordinatore del progetto: “Geolocalizzare e mappare tutti gli incidenti ciclistici è un cambio di paradigma per l’analisi dell’incidentalità ciclistica in Italia è diventa uno strumento di conoscenza e pianificazione per contribuire a ridurre gli incidenti”.

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    Sguardi, opinioni, vite, dialoghi al microfono. Condotta da Massimo Bacchetta, in redazione Luisa Nannipieri.

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    Le elezioni in Campania raccontate da Ciro Pellegrino caporedattore di FanPage tra TikToker, equilibri locali, polemiche sui candidati e poco interesse dell'opinione pubblica. Giacomo Salvini cronista politico de Il Fatto Quotidiano pesa il voto per le coalizioni: tra il tentativo di soprasso di Fdi sulla Lega anche in veneto e il dilemma della leadership della coalizione di centrosinistra. L'atlante degli incidenti ciclistici d'Italia un corposo studio in 5 mappe interattive realizzate dal Politecnico di Milano per conoscere Comune per Comune incidenti, cause e conseguenze, uno strumento che cambia la nostra percezione del fenomeno e che può aiutare gli amministratori, ci spiega il coordinatore del progetto Professore Paolo Bozzuto, se volete consultarlo lo trovate qui: https://craft.dastu.polimi.it/it/articles/15 La campagna Abiti Puliti lancia un allarme "No al caporalato del Made in Italy": dopo le inchieste della magistratura che hanno scoperchiato come anche nel lusso le catene di subappalti siano finite in capannoni dove senza diritti lavoratrici e lavoratori vengono sfruttati per pochi euro all'ora, il governo vuole offrire uno "scudo penale" ai brand della moda, ce ne parla Deborah Lucchetti, coordinatrice nazionale della Campagna Abiti Puliti che da quasi 30 anni si batte per il rispetto dei diritti del lavoro nelle filiere tessili, un tempo soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ora sempre di più anche in Italia.

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    Plastica, annunciato il blocco degli impianti di riciclo: “Il Governo salvi il settore”

    L’associazione Assorimap, che riunisce gran parte degli impianti italiani di riciclo della plastica, ha annunciato il loro blocco immediato denunciando “mancate misure urgenti per salvare il comparto”. A ottobre l’organizzazione aveva avuto due incontri con il Governo. Da mesi Assorimap parla di un crollo del fatturato e degli utili del settore, dando la colpa a questioni come i costi dell’energia e la concorrenza della plastica importata da paesi esterni all’Unione europea, che sarebbe venduta a prezzi insostenibili per gli impianti italiani. Mattia Guastafierro ne ha parlato con Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.

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